Carcere. “Riforma parta da maggiore valorizzazione del lavoro”
ROMA - “Certezza, flessibilità ed umanizzazione della pena sono le linee da seguire per garantire l’equilibrio tra sicurezza e rieducazione. Rieducare significa lavorare per l’integrazione dei detenuti nella società civile ed evitare che incorrano nella recidiva. Il ministero della Giustizia lavorerà sulle proposte costruttive che emergeranno dai tavoli degli Stati generali delle carceri e che disegneranno un nuovo modello di carcere aperto alle idee, ed attento sulla tutela effettiva dei diritti". Lo ha detto il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, intervenendo al convegno ''La riforma penitenziaria del 1975'' presso la sede del Consiglio regionale della Toscana a Firenze.
Secondo Ferri, “oggi i pilastri di una riforma debbano partire da una maggiore valorizzazione del lavoro penitenziario in ogni sua forma intramuraria ed esterna, quale strumento di responsabilizzazione individuale e di reinserimento sociale dei condannati, da una previsione di attività di giustizia riparativa quale momento qualificante del percorso di recupero sociale". “La sfida - ha concluso Ferri - è quella di vedere affermato un modello di esecuzione della pena all’altezza dell’articolo 27 della nostra Costituzione, non solo per una questione di dignità e di diritti, ma anche perché ogni detenuto recuperato alla legalità significa maggiore sicurezza per l’intera comunità”.(DIRE)