20 maggio 2016 ore: 15:02
Famiglia

Centri per le famiglie, ecco la mappa: sostegno e consulenza legale

I dati del primo monitoraggio nazionale pubblicati dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia. Sono 197, di cui 168 attivii in nove regioni e due province autonome. Tra i fruitori soprattutto genitori con figli minori e adolescenti
Famiglia numerosa si tiene per mano

ROMA - Intercettano i bisogni delle famiglie, da quelle con bambini piccoli a quelle con rilevanti lavori di cura, e forniscono risposte flessibili e di sostegno lontane da una standardizzazione centralizzata degli interventi. Sono i Centri per le famiglie, recentemente finiti sotto la lente d’ingrandimento da parte del Dipartimento per le politiche della famiglia che nel 2015 ha avviato il primo monitoraggio nazionale per avere un quadro generale e poter definire e attivare politiche dedicate di sostegno.  A sottolineare l’importanza della nascita dei Centri, il Piano nazionale per la famiglia del 2012 che vede nei centri dei “nodi propulsori di una rete di servizi, di interventi, di soggetti ed azioni integrate che si muovano nel variegato e complesso campo delle politiche dei servizi alla famiglia e del lavoro di cura”. Il piano, spiega lo studio, però, vuole ispirare interventi di “natura sussidiaria e di empowerment per le famiglie, coinvolgendo le loro reti e le loro associazioni nella progettazione, gestione e verifica dei diversi interventi in contrapposizione alla logica tradizionale di servizi pubblici assistenziali e sostitutivi”.

Attualmente sono 197 i centri presenti in Italia, di cui 168 quelli attivi, ma al momento non sono presenti in tutte le regioni o almeno non tutte le regioni hanno fornito dati sui centri. Sono solo nove, infatti, le regioni che hanno attestato la presenza di centri sul proprio territorio e sono Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto a cui si aggiungono le due province autonome di Trento e Bolzano. Centri assenti in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Sicilia e Sardegna, mentre Basilicata e Toscana hanno comunicato la presenza di servizi sul territorio con funzioni simili a quelle previste per i centri per le famiglie. Nelle due regioni i servizi dei centri vengono svolti o dai consultori, dai distretti sociosanitari e dal terzo settore (è il caso della Basilicata) o dai Centri infanzia, adolescenza e famiglia (come avviene in Toscana). La regione col maggior numero di centri attivi è la Puglia, che ha dichiarato di avere 46 centri, tutti attivi, segue la regione Marche, con 40 centri di cui 39 attivi. Terza l’Emilia Romagna, con 33 attivi su 34. Diverso, da regione a regione, l’approccio normativo: non tutte le regioni e province autonome, infatti, hanno legiferato in materia di Centri per la famiglia: Emilia Romagna, Puglia, Piemonte, Umbria, Veneto e provincia di Bolzano si sono dotati di una legge. Nelle altre realtà, invece, sono stati adottate delibere consiliari o di giunta regionale.

Secondo quanto riportato dallo studio, laddove esistono, i centri sono diffusi in modo omogeneo sul territorio e “intercettano bisogni relativi al nucleo familiare nella sua interezza e, in alcuni casi, prevalentemente nelle realtà sociali con maggiore articolazione delle problematiche familiari, i servizi sno anche dedicati al singolo componente”. I bisogni intercettati dai centri riguardano il sostegno alla coppia, alla genitorialità, la tutela dell’infanzia e la solidarietà generazionale. Bisogni prevalentemente di natura socio-consultariale, educativa e relazionale. In Puglia, Piemonte, Veneto e Valle d’Aosta, nei centri si intercettano anche bisogni di tipo socio-sanitari. I fruitori sono genitori con figli minori e adolescenti che prevalentemente si rivolgono ai centri per informazione e orientamento relativi alla consulenza legale, sostegno allo studio, mutuo aiuto, tempo libero e altro. In Emilia Romagna, Puglia, Piemonte, Veneto e nella provincia autonoma di Trento i servizi erogati riguardano anche la formazione di soggetti appartenenti a famiglie di immigrati.

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