Conferenza infanzia/L'Italia dei servizi all'infanzia è divisa in due
ROMA - L'Italia dei servizi al'infanzia è divisa in due, sia in termini di spesa che di utenti: la presa in carico passa dal valore minimo del 2,5% della Calabria ad un massimo di 26,5% dell’Emilia-Romagna, così come la percentuale di comuni che offrono i servizi socio-educativi ai bambini di 0-2 anni, che varia dal 13,2% della Calabria al 100% del Friuli-Venezia Giulia.
Asili nido, spesa dei comuni quasi raddoppiata fra il 2004 e il 2011. La spesa corrente dei comuni per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, è cresciuta del 46,4% fra il 2004 e il 2011; periodo in cui è aumentato di quasi il 38% (+55 mila) il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai comuni. Ma il 2011 è anche l'anno che registra una "drastica contrazione della crescita di spesa" (+1,5% nel 2011 rispetto al 2010) e, per la prima volta dal 2004, un calo, anche se molto lieve (-0,04%), del numero di bambini beneficiari dell’offerta comunale di asili nido. Pesano fortemente i vincoli posti dal Patto di Stabilità Interno, dalla crisi economica e dalle riduzioni dei trasferimenti statali destinati a finanziare le politiche sociali.
Nella prima infanzia s'investe. Un impulso al potenziamento degli asili nido è stato dato dal “Piano straordinario", varato con la finanziaria 2007 con uno stanziamento di 446 milioni di euro tra 2007 e 2009. Fra le azioni intraprese per favorire l’ampliamento dell’offerta anche le "sezioni primavera" per i bambini di età inferiore ai tre anni, introdotte nell’anno scolastico 2007-2008 su iniziativa del Ministero dell’Istruzione a cui hanno contribuito il Dipartimento per le Politiche della famiglia ed il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.