Decreto sicurezza, anche a Milano mozione per sospenderne gli effetti
MILANO – Dopo Torino, Bologna, Firenze e da ultima Palermo arriva anche in consiglio comunale a Milano una mozione per sospendere il decreto Sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. La presenteranno i consiglieri Marco Fumagalli e Franco D'Alfonso del gruppo consiliare “Beppe Sala Sindaco Noi, Milano”. Fumagalli, medico meneghino di 58 anni, volontario in un centro di accoglienza e che presta assistenza medica in un ambulatorio che si occupa di extracomunitari, e D'Alfonso, storico socialista milanese, hanno fatto inserire nel calendario dei lavori di Palazzo Marino la discussione di una mozione per impegnare sindaco e giunta comunale a chiedere al Ministro dell'Interno e al Governo di sospendere gli effetti dell'applicazione del decreto legge. E per aprire, invece, a un confronto con Milano e con altre città italiane per comprendere quali saranno le ricadute economiche, sociali e sulla sicurezza dei singoli territori a causa dell'applicazione del decreto Salvini. In particolare con riferimento ai passaggi del decreto con cui il secondo azionista di governo è andato a occuparsi di immigrazione, protezione internazionale, cittadinanza. In quello che molti addetti lavori considerano un colpo di spugna all'intero sistema di accoglienza degli stranieri in Italia.
Il rischio che associazioni e operatori vedono è quello dello smantellamento del sistema Sprar, tranne che per i minori stranieri non accompagnati: si tratta del sistema di accoglienza gestito dai Comuni in maniera non emergenziale e che prevede anche percorsi di integrazione sociale, culturale-linguistica e lavorativa per gli stranieri. Secondo quanto previsto invece dal decreto, viene dato spazio a grandi concentrazioni di migranti nei Centri di Accoglienza Straordinaria prefettizi, di difficile gestione e senza progetti di integrazione all'interno. Fra i molti aspetti toccati dal decreto Sicurezza, i provvedimenti del governo Conte allungano anche i tempi di permanenza degli stranieri nei centri per il rimpatrio, da 90 a 180 giorni, eliminano gli sportelli comunali che danno informazioni a chi volesse accedere ai programmi di rimpatrio volontario assistito, cancellano il permesso di soggiorno per motivi umanitari e impediscono ai richiedenti asilo con permesso di soggiorno di iscriversi all'anagrafe dei residenti.
È un'altra città di peso che si sfila seppur simbolicamente, dalle volontà del vicepremier e leader della Lega che, con il decreto in corso di approvazione in Parlamento ha messo mano a temi legati a immigrazione, mafia, terrorismo, sicurezza urbana facendo discutere. L'ultima città a prendere una posizione netta sui provvedimenti di Matteo Salvini è stata Palermo. Nel capoluogo siciliano il consiglio comunale ha approvato, mercoledì 7 novembre, un ordine del giorno in cui impegna il sindaco, Leoluca Orlando, a chiedere al ministro dell'Interno e al governo di sospendere, in via transitoria fino a conclusione dell'iter parlamentare, gli effetti dell'applicazione del decreto Sicurezza. (Francesco Floris)