18 ottobre 2018 ore: 15:59
Giustizia

Decreto sicurezza, assistenti sociali Lazio: “Si rischia una nuova emergenza”

Critiche al Ddl che, secondo la presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Lazio Patrizia Favali, “aumenterà a dismisura il numero di invisibili che andranno a nascondersi ai margini e nelle periferie delle città”

ROMA – “Un’occasione persa due volte: in un momento storico in cui la riduzione degli sbarchi permetterebbe di uscire dalla logica emergenziale, viene scelta una strada pregna di stereotipi e semplificazioni”. Così la presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Lazio, Patrizia Favali, commenta il Decreto su immigrazione e sicurezza. Alcuni punti del Ddl, tra questi l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, l’incremento dei fondi dedicati ai rimpatri e il raddoppio del tempo necessario per ottenere la cittadinanza, preoccupano non poco Patrizia Favali: “Su questi punti, ma non solo - spiega la presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Lazio - chiediamo vi sia una approfondita riflessione su quelle che potrebbero essere le conseguenze in termini di rispetto dei diritti inviolabili delle persone, categoria alla quale – è bene ricordarlo sempre - appartengono anche i migranti”. Per Favali “questo Decreto non fornisce soluzioni praticabili a un fenomeno radicato e strutturale come l’immigrazione rischiando di attivare una nuova emergenza sociale a cui saremo chiamati a rispondere come professionisti, come cittadini, come persone. Quello della residenza, ad esempio, è un diritto che non può essere ridiscusso, perchè ad esso sono strettamente correlati percorsi sul territorio fondamentali per emancipare le persone dall’accoglienza (scuola, formazione, lavoro) e per garantirne la loro tutela psico-socio-sanitaria”.

“Eliminare una forma di protezione rendendo più precaria la tutela delle persone – scrive ancora - crea un rallentamento e un impoverimento del percorso che le stesse dovrebbero effettuare verso l’autonomia. Viene a mancare, in tal modo, il presupposto per una nuova progettazione della propria vita verso l’inclusione sociale. Gli assistenti sociali sono profondamente convinti che la clandestinità si combatta attraverso forme di riconoscimento che, in questo momento, passano anche attraverso la protezione umanitaria. Questo Decreto aumenterà a dismisura il numero di invisibili che andranno a nascondersi ai margini e nelle periferie delle città o finiranno nei C.P.R., il non-luogo per eccellenza, con ulteriori e più gravosi costi a carico dello Stato e dei cittadini e con maggiore facilità di entrare in circuiti illegali”.

“Totalmente da condannare la scelta di smantellare il sistema di accoglienza, che invece di considerare la possibilità di superare l’emergenza in favore di circuiti professionali più virtuosi (vedi il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati – S.P.R.A.R.), punta proprio sul potenziamento dei C.P.R . Serve, dunque una revisione profonda del Decreto intervenendo nelle parti che vedono lesi i diritti fondamentali delle persone così come sanciti nella nostra Carta Costituzionale “Come comunità professionale – conclude la Favali- esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per le conseguenza di questa Decreto e ci rendiamo disponibili a qualsivoglia interlocuzione in sede di iter parlamentare di conversione. Un punto deve essere fermo: il riconoscimento dei diritti di tutti, non è tale se rimangono fuori quelli di qualcuno”.

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