Decreto sicurezza: "attacco ai giovani lavoratori qualificati, italiani e non"
BOLOGNA - “La necessità di lavoratori stranieri che sopperiscano alla mancanza di lavoratori italiani in certi settori è una sfida che andrebbe affrontata con molto impegno e competenze. Il decreto sicurezza ci fa fare passi indietro nell'inserimento lavorativo dei richiedenti asilo e migranti e allo stesso tempo è un attacco a un mondo fatto di giovani lavoratori, italiani e non, altamente qualificati che in questi anni hanno perfezionato metodologie professionali che non potranno essere spese in altri settori”. Sandra Federici è la direttrice di “Africa e Mediterraneo”, la rivista semestrale che dal 1992 approfondisce temi legati alla cultura e alla società dei Paesi africani e alle migrazioni edita dalla cooperativa Lai-Momo di Bologna. Il dossier del numero 88 è dedicato all'integrazione lavorativa di migranti e richiedenti asilo. L'idea era quella di fare un passo avanti, dopo anni in cui l'attenzione è stata focalizzata sul tema degli sbarchi e della gestione dell'accoglienza, anche attraverso una serie di studi che rispecchiano la rilevanza acquisita nel dibattito sulla migrazione in Europa dalla questione dell'integrazione nel mondo del lavoro dei paesi di arrivo. Ma l'attualità politica italiana rischia di mettere questi aspetti in secondo piano.
“Il decreto sicurezza cambia moltissime cose, da un lato toglie la possibilità di trasformare certi permessi di soggiorno in permessi di lavoro e soprattutto toglie la possibilità di dare servizi fondamentali come l'apprendimento della lingua italiana e l'accompagnamento all'inserimento lavorativo ai richiedenti asilo accolti – spiega Federici -. Il tentativo di smantellamento del sistema di accoglienza Sprar toglie diritti a molte persone che arrivano in Italia e toglie risorse agli enti che negli anni si sono strutturati per fare un lavoro di accoglienza serio”.
“Lavoro, integrazione, normalità” si intitola l'editoriale del numero 88, che sarà presentato dalle 17.30 in via Boldrini 14/g. Una normalità che ancora non c'è e rischia di allontanarsi quando saranno applicate le nuove normative. Siamo lontani, per esempio, dal dibattito francese sulla “immigrazione di sostituzione”, per capire come “colmare i vuoti lasciati dal calo demografico e attenuare il più possibile gli effetti negativi dell’invecchiamento sull'economia del Paese”. “Anche in Italia sono usciti studi di Confindustria che mettono l'accento sulla necessità di lavoratori di origine straniera che sopperiscano alla mancanza di lavoratori italiani in alcuni settori – aggiunge Federici -. L'integrazione lavorativa dei richiedenti asilo e migranti deve essere accompagnata in modo adeguato perché si svolga in maniera vincente per tutti. Spesso queste persone arrivano in condizioni difficili, hanno un inserimento non graduale nella nostra società, provengono da Paesi in cui non parlavano la nostra lingua. È importante seguire la formazione lavorativa, perché oggi anche i lavori più di base richiedono qualifiche precise. Poi c'è la questione del riconoscimento dei titoli di studio e della certificazione delle competenze. In Italia tutto questo è complesso e non uniforme sul territorio, anzi è un percorso a ostacoli, le procedure hanno anche tempi lunghissimi, tanto che alcune persone riprendono gli studi per il titolo di terza media e fanno lavori per cui sono sovraqualificati”. La direttrice di “Africa e Mediterraneo” fa riferimento alla situazione bolognese, ai “servizi di accompagnamento al lavoro, gestiti mettendo a frutto una conoscenza approfondita dei bisogni delle aziende del territorio per incrociare al meglio domanda e offerta e gestire in modo efficace i tirocini formativi”.
“Il decreto sicurezza ostacola la prospettiva dell'integrazione lavorativa – prosegue Federici -. L'immigrazione di questi anni è avvenuta attraverso il canale dei richiedenti asilo perché praticamente era impossibile arrivare in altro modo. Come ci dicono dati recenti usciti con il Dossier Statistico Immigrazione di Idos-Confronti, il contributo dei migranti all'economia italiana è importante sia per l'apporto di lavoratori che per la presenza di imprenditori di origine migrante. Ci racconterà la sua esperienza un imprenditore agricolo italiano della montagna bolognese, dove alcuni richiedenti asilo sono usciti dal percorso di accoglienza e si sono inseriti nel tessuto lavorativo locale e stanno ripopolando alcuni piccoli centri, partecipando attivamente alla vita delle comunità”. Durante l'incontro saranno presentate anche alcune metodologie e raccontati esperimenti positivi, per analizzare i risultati e le difficoltà emersi dall'esperienza. (Benedetta Aledda)