Diritti delle persone Lgbt, Italia fanalino di coda in Europa
BOLOGNA – Si va dalla propensione ai discorsi di odio e discriminatori alla violenza; dalla situazione del sistema educativo alle discriminazioni sul posto di lavoro. Si valutano gli interventi in tema di uguaglianza; il tema della famiglia, la politica estera, la libertà di espressione, la difesa dei diritti umani. Si prende in esame (l’arco temporale va dal 1 gennaio al 31 dicembre 2014) il riconoscimento legale dell'identità di genere, la partecipazione alla vita pubblica, politica e culturale e, infine, l’opinione pubblica. Tutti questi criteri, messi insieme, danno vita al rapporto Rainbow Europe di Ilga Europe (International Lesbian and Gay association), associazione internazionale che riunisce più di 400 gruppi omosessuali di tutto il mondo. Un rapporto per fare il punto sulla situazione dei diritti delle persone Lgbt nel Vecchio Continente, oltrepassando quindi i confini europei. Un appuntamento fisso, a ridosso della Giornata internazionale contro Omofobia e Transfobia (17 maggio).
E l’Italia? L’Italia non è messa bene, e si posiziona agli ultimi posti nella classifica dei Paesi membri dell’Unione, 34esima su 49 Stati. Addirittura, rispetto allo scorso anno perde due posizioni. Nella Ue, peggio di lei fanno solo Lituania, Lettonia e Cipro. Guidano la classifica il Regno Unito, con l’86 per cento di ranking, il Belgio, con l’83 per cento eMalta, con il 79 per cento: Malta che, in un anno, passa dall’undicesima posizione alla terza, grazie a una legge per il riconoscimento delle unioni omosessuali. Meglio dell’Italia si classificano anche Montenegro, Albania, Grecia, Georgia, Estonia, Serbia, Bosnia Erzegovina e Romania. Fanalini di coda, Armenia (9 per cento), Russia (8 per cento) e Azerbaijan (5 per cento). “Il fatto che nessun Paese europeo raggiunga il 100 per cento – si legge nel report – e che la media dei Paesi europei sia appena il 42 per cento, indica ai decisori dell’Europa che c’è ancora molto lavoro da fare nei prossimi mesi”.
Nel report è dedicato un capitolo a tutti gli Stati analizzati. Sull’Italia, si legge: “Molti sindaci – Bologna, Grosseto, Napoli, Roma, Milano, Roma – hanno ripetutamente cercato di riconoscere le unioni omosessuali a livello locale, sia riconoscendo quelle celebrate all’estero che permettendo ai residenti di registrarsi in registri civili, portando a lunghi scambi tra le amministrazioni locali e quelle giudiziarie sul riconoscimento dei matrimoni celebrati all’estero. Il governo ha promesso più volte che avrebbe proposto una legge nazionale sulle unioni civili entro gennaio 2015. Un tribunale regionale ha autorizzato la trascrizione del certificato di nascita di un bambino nato all’estero da due madri e due sentenze contraddittorie sono state emesse sulle stepchild adoption. L’educazione alle differenze è risultata molto divisiva e ha portato il ministro responsabile a rivedere le linee guida attuali”.
Il rapporto elenca poi una serie di fatti di cronaca che rappresentano il modo in cui in Italia vengono affrontati e vissuti ognuno degli ambiti usati come parametri per il ranking. Tra le violenze verbali Ilga include, per esempio, la frase di Mario Pescante, membro del Cio, sulla scelta degli Stati Uniti di farsi rappresentare da 4 atleti omosessuali il giorno dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Sochi: “È assurdo che un Paese così invii in Russia quattro lesbiche solo per dimostrare che in quel Paese i diritti dei gay sono calpestati. Lo facciano in altre occasioni”. Citato anche il caso di Carlo Taormina, con il legale condannato a pagare 10 mila euro di danni a favore dell’associazione Avvocatura per i diritti Lgbt-Rete Lenford per le sue dichiarazioni rilasciate a Radio 24, quando definì gli omosessuali ‘contro natura’ e affermò di non volerli assumere nel suo studio. Poi, si chiamano in causa le Sentinelle in piedi e il libro di barzellette sui gay pubblicate da una rivista italiana. Oltre alla violenza verbale, quella fisica: nel report si ricorda quando, la sera di mercoledì 25 giugno a Roma un gruppo di giovani, tra i 15 e i 40 anni, ha lanciato escrementi, cassette di legno, bastoni e ortaggi contro la sede Di Gay Project (Dgp). Gli assalitori gridavano: “Vi diamo fuoco, froci di merda: meritate di morire”. E si parla anche di scuola, con riferimenti ai casi di Verona – dove il Comune ha approvato una mozione per monitorare l’educazione affettiva e sessuale all’interno delle scuole, per evitare che vengano trasmessi “messaggi difformi dai principi morali e religiosi” – e di Torino, dove un’insegnante di religione ha spiegato che “essere gay è un problema psicologico da cui è dimostrato scientificamente che si può guarire”.
Ma c’è anche qualche buona notizia, come la scelta di Intesa Sanpaolo e di Amat, l’azienda municipalizzata dei trasporti di Palermo, di riconoscere il diritto al congedo matrimoniale per tutti i dipendenti – anche gay – che si uniranno in matrimonio: “Certificato, religioso o civile, riconosciuto in Italia o in uno stato estero, il tutto senza l’obbligo della registrazione all’anagrafe italiana”.
“Ci stiamo avvicinando al decimo anniversario dei principi di Yogyakarta e al ventesimo compleanno, nel 2016, di Ilga Europe – spiega Joyce Hamilton, co-presidente del Comitato esecutivo di Ilga Europe –. La violenza omofobica e transfobica, i discorsi di odio e discriminatori prendono vita ogni giorno. Speriamo che nel 2015 ci siano più esempi virtuosi come Malta e l’Estonia (primo Stato dell’ex Unione Sovietica a riconoscere le unioni civili omosessuali, consentendo al contempo ad uno dei due partner l’adozione del figlio biologico dell’altro, ndr). Ora più che mai, l’Europa ha bisogno di leader politici che lavorino con e per le persone Lgbt”. (Ambra Notari)