Dl sicurezza, "qui lo Sprar funziona": il comune di Rimini preoccupato
Lo Sprar e' uno dei "pochi progetti che negli anni ha garantito a Rimini un'accoglienza diffusa, effettiva, o comunque possibile", e i tagli alla spesa previsti con il Decreto sicurezza "equivarrebbero alla chiusura del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati". E' preoccupata "per i possibili, ingentissimi, tagli ipotizzati dal Governo al sistema dell'accoglienza, e in particolare al Fondo minori e al fondo che finanzia lo Sprar", Gloria Lisi, assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini.
In citta', spiega, al momento sono circa 38 gli adulti inseriti nei programmi Sprar e 16 i minori, che vanno ad occupare quasi la totalita' dei posti disponibili nel Comune (40 per gli adulti e 18 per i minori). A Rimini, pero', aggiunge, il sistema ha funzionato, basandosi "su una governance efficace, con la regia degli enti locali e della Prefettura, con il coinvolgimento di realta' del terzo settore ben presenti e radicate sul territorio". Insomma, per Lisi e' un sistema "rodato", che prevede l'inserimento attivo degli ospiti nelle comunita' in cui sono inseriti, attraverso lo studio della lingua italiana, tirocini e periodi di lavori socialmente utili. "In sintesi, una delle poche cose che hanno dimostrato di funzionare sul medio-lungo periodo in termini di accoglienza". Non solo, ma i tagli previsti da questa manovra "al ribasso", prosegue l'assessore, "significherebbero anche lo scarico sul welfare territoriale di nuovi, insostenibili costi, legati in particolare ai richiedenti asilo vulnerabili e ai nuclei familiari con minori".
Lisi non risparmia poi una stoccata al Governo: "A pensare male verrebbe il sospetto che a chi governa tornerebbero utili richiedenti asilo a spasso in strada senza far nulla, senza studiare, senza imparare un lavoro, invece che giovani integrati e attivi nei quartieri". L'esperienza riminese dello Sprar, ribadisce, "ha visto ragazzi arrivati giovanissimi in Italia oggi impegnati in esperienze lavorative socialmente utili", grazie a un percorso mirato, "imparando prima di tutto la lingua e seguendo poi dei corsi di formazione professionale. Ragazzi che gradualmente entrando a far parte della comunita', dei quartieri in cui vivono". Da qui il giudizio "negativo e preoccupato che condivido con quello di tanti altri territori e amministrazioni con cui mi sono confrontata". La speranza di Lisi e' che il Governo torni indietro, "magari ascoltando e valorizzando le tante positive esperienze locali portate avanti quotidianamente da tanti territori, compreso il nostro". (DIRE)