8 ottobre 2018 ore: 17:17
Famiglia

Emilia-Romagna, i consiglieri regionali prendono posizione contro il ddl Pillon

Presentata una risoluzione contro il disegno di legge che punta a modificare la normativa sull'affido condiviso. Sollecitata la Giunta a prendere posizione contro la proposta del senatore leghista, chiesto anche il coinvolgimento dei parlamentari eletti in Emilia-Romagna

BOLOGNA – “Contrastare il disegno di legge Pillon”. È l'obiettivo della risoluzione presentata dalla maggioranza regionale, con prima firmataria Francesca Marchetti del Pd, per sollecitare la Giunta dell'Emilia-Romagna a prendere posizione contro la proposta del senatore leghista in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità. Con l'atto – sottoscritto anche da Roberta Mori, Barbara Lori, Nadia Rossi, Enrico Campedelli, Stefano Caliandro, Valentina Ravaioli e Luciana Serri del Pd, oltre a Yuri Torri di Sinistra italiana e Silvia Prodi di Misto-Mdp – i consiglieri chiedono anche il coinvolgimento dei parlamentari eletti in Emilia-Romagna che passi da un confronto con tutti i soggetti istituzionali, associativi e professionali interessati, comprese le rappresentanze femminili, le associazioni familiari e le figure di garanzia per i minori.

Il disegno di legge sta determinando molte critiche, mobilitazioni dell'associazionismo e contrarietà da parte delle stesse professionalità coinvolte, in ragione di una serie di rischi di arretramento che presenta sia per i minori sia per la genitorialità in particolare femminile”, sottolineano gli esponenti della maggioranza assembleare regionale. Fra gli aspetti controversi della riforma, “la netta prevalenza del punto di vista patrimoniale ed economico degli adulti rispetto all'interesse primario dei figli minorenni, l'obbligo di ricorrere a mediazione professionale a carico delle parti, la previsione di legare la permanenza nella casa coniugale al coniuge proprietario nonché l'abolizione dell'addebito della separazione con conseguenze inevitabili di aumento della conflittualità intrafamiliare”. E concludono: “Il pregiudizio alimentato dalla proposta di legge secondo cui le madri si arricchiscono a scapito dei padri in conseguenza di una separazione, non corrisponde a dati reali e si configura quale ennesimo stereotipo ai danni dell'autodeterminazione femminile”. (lp)

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