La storia di Flavio Ferrero, che lavora da Eataly, vive da solo e pratica lo sci alpino e il nuoto in acque libere con Special Olympics: "Le persone con disabilità non devono avere paura né di se stessi né degli altri”
“Inizio dai difetti, anzi no dai pregi perché la prima caratteristica di Flavio, la prima in assoluto, è la solarità – si dice così? - Flavio ha il sole dentro ed ha un’energia da vendere”. Ha esordito così mamma Lorenza alla richiesta di descrivere suo figlio con soli tre pregi e tre difetti e come darle torto? Flavio Ferrero, atleta Special Olympics di 31 anni è un concentrato di entusiasmo e gioia di vivere, di far bene, di essere autonomo.
Flavio ama conoscere gente, stringere nuove amicizie anche grazie allo sport, e sa vedere oltre le apparenze, oltre il primo impatto. È in grado – racconta la mamma - di trovare sempre la parte buona delle persone, anche quando è difficile farlo e quando io stessa, magari, istintivamente sono portata invece ad esprimere un giudizio e a fermarmi lì. Lui, al contrario, tenta di scovare la parte buona di chiunque e ad accompagnarti, prendendoti per mano, nella sua pacata riflessione che ha un senso, tanto che alla fine ti ritrovi a dargli ragione. Tutti abbiamo una parte buona ed è una delle tante cose che ho imparato da mio figlio”.
Flavio, dopo aver frequentato dei percorsi di allenamento all’autonomia, vive solo nella casa di famiglia a Torino e lavora come barman da Eataly, oltre alle mansioni dietro al bancone, è un po’ un tuttofare; mette in ordine e gli viene naturale vista la sua pignoleria. Non è necessario supervisionare il suo operato, hanno assicurato i suoi colleghi facendo anche commuovere la mamma. Lui magari ci mette 10 minuti in più degli altri ma il risultato è assolutamente perfetto.
L’inizio
“Quando Flavio è nato, il nostro primo figlio, abbiamo vissuto un shock pazzesco. 3 anni dopo ho avuto il secondo. In quel momento ho avuto un totale calo di energie, non sapevo da dove cominciare. Ho incontrato una moltitudine di medici e specialisti. Cercavo qualcuno che mi dicesse come trovare e sviluppare tutto ciò che Flavio potesse dare alla sua vita. In questi anni mi sono sentita dire di tutto. Esistono ancora tanti pregiudizi sulle persone con disabilità intellettive e sulla sindrome di Down. C’è addirittura chi mi ha suggerito di coccolarlo di più proprio a causa della sua sindrome, ma tutti i bambini hanno bisogno di coccole. Poi finalmente l’incontro con il medico giusto per noi, specializzato sui problemi di apprendimento, mi ha detto “prenda carta e penna” e mi ha elencato una serie di esercizi per stimolare le abilità di Flavio. Il suo aiuto insieme alla psicomotricità, è stato determinante per capire come affrontare le difficoltà, con il giusto atteggiamento, senza arrendersi e cercando di sperimentare soluzioni alternative. Qualche esempio? Vivevamo in una casa sviluppata su due piani, Flavio aveva timore delle scale, ha affrontato questo problema gattonando. I bambini con la sindrome di Down non possono imparare le tabelline? (così ci avevano sentenziato) e noi le abbiamo imparate tutte ( a parte quella del 9) con l’aiuto delle filastrocche. Ricordo interi viaggi in macchina a suon di tabelline e filastrocche e con il senno del poi posso assolutamente dire che tutto questo periodo è stato un viaggio straordinario, un’avventura stupenda che mi ha insegnato tanto”.
La scuola
Dopo le scuole elementari trascorse serenamente, a livello relazionale, Flavio ha vissuto periodi complicati specie alle scuole medie superiori ha subito un lungo periodo di esclusione ed isolamento che ha procurato sofferenza, soprattutto a me madre. Flavio infatti aveva assunto un atteggiamento passivo di accettazione, non sembrava dare troppa importanza ai comportamenti negativi degli altri, minimizzava tutto ciò che io, invece, tendevo a sottolineare con il sangue amaro.
La passività di Flavio era solo apparente in realtà, forse una “schermata” dietro la quale rifugiarsi e proteggersi, me ne sono resa conto una volta che, terminato il percorso di studi, siamo passati di fronte alla sua scuola e lui mi ha detto indicando il bar lì vicino: “ Vedi? Quello è il bar dove si riunivano i miei compagni prima di entrare a scuola” ed io: “ e perché tu non eri con loro?” e Flavio “ No, io no…
Flavio oggi è diplomato presso l’Istituto professionale statale J.B.Beccari di Torino, è stato un percorso impegnativo ma ha avuto al suo fianco un’insegnante di sostegno preparata che lo ha aiutato tantissimo a raggiungere questo traguardo.
Lo sport
A proposito di traguardi raggiunti e da raggiungere ancora Flavio è un Atleta Special Olympics, pratica lo sci alpino e il nuoto in acque libere, pensa che io invece non so nuotare – sorride mamma Lorenza.
Il nostro atleta ha iniziato a sciare con un gruppo senza disabilità. Ad un certo momento però non riusciva più a tenere il passo degli altri, chiaramente non era in grado di competere alla pari e a livello agonistico. Così ha continuato a sciare saltuariamente in compagnia del fratello fino a quando, dopo diversi tentativi con altre squadre, non ha incontrato Special Olympics ed il Team Eunike.
Ora il mercoledì pomeriggio Flavio dopo il lavoro prende il treno per la Liguria e raggiunge Savona dove vive la mamma e dove si allena.
“Lo sport mi ha aiutato a credere in me stesso e a dimostrare agli altri che posso farcela – ha detto Flavio in occasione dei XXXV Giochi Nazionali Invernali Special Olympics - mi ha aiutato a conoscere tante persone diverse, anche al di fuori del mio Team, specie nelle trasferte. Le amicizie sono la cosa più bella che potessi mai avere – e poi aggiunge – le persone con disabilità intellettive hanno bisogno di sostegno non di giudizio e moralità, hanno bisogno di un insegnate preparato che sia in grado di affiancarli passo dopo passo. Le persone con disabilità non devono avere paura né di se stessi né degli altri. Venite a vedere eventi come questo, venite a conoscere Special Olympics, più gente c’è e più queste gare ci danno gioia e voglia di vincere”.
Tutte le persone al mondo hanno delle potenzialità nascoste - dice mamma Lorenza pensando a cosa direbbe ad un a madre che ha appena messo al mondo un figlio con disabilità intellettive – Le direi che i nostri figli meritano fiducia, l’essere umano merita fiducia e di non incorrere mai nell’errore di diventare lei stessa, con i suoi timori e paure. il vero handicap per suo figlio.
Il futuro?
Sorride mamma Lorenza pensando al fatto che attualmente vive lontana da suo figlio per una strana coincidenza, per assecondare il destino che ha voluto che Flavio ricevesse la proposta di lavoro a tempo indeterminato proprio quando lei aveva comprato casa in Liguria sul mare per godersi la pensione insieme a lui. Nel prossimo futuro c’è però il progetto di ricongiungersi e di vivere non sotto lo stesso tetto, ma sicuramente vicini. L’avventura stupenda di cui parlava Lorenza continua…