Gori: "Non c’è un piano B, il governo investa di più nel welfare sociale”
Bari - Cos’è successo negli ultimi anni e cosa possiamo imparare da quello che è accaduto? Prede le mosse da questa domanda l’intervento di Cristiano Gori nell’atelier su povertà e minori all’interno della Quarta Conferenza nazionale per l’infanzia in corso di svolgimento a Bari. "La spesa sociale dei Comuni ha avuto una crescita lenta ma costante dagli anni ‘90 al 2010 per poi passare ad una riduzione del 4,6% nel biennio 2011-12. Nel 2011 cambia drasticamente lo scenario proprio mentre la domanda sociale cresce”. “In realtà – spiega ancora Gori – non c’è mai stata un’età dell’oro, cioè il settore sociale è sempre stato relativamente svantaggiato e ridotto rispetto alla spesa pubblica complessiva. Questo scenario ci riporta ad alcune conseguenze con assenze che si ripetono e arretramenti e l’equazione della crisi diventa welfare socialeuguale a prestazioni per casi gravi. La terza conseguenza dopo l’incremento dei posti nido dell’ultimo decennio (2000-2010), è illeggero calo di bambini nei nidi per cui si diffonde il fenomeno dei posti vuoti perché non sono supportati da politiche di sistema”.E allora quali sono le prospettive e dunque il futuro del welfare sociale? “In termini di spesa – dice nettamente Gori – non c’è un piano B: o lo stato centrale mette più soldi sul welfare locale o si avanza verso un ulteriore arretramento del welfare sociale. Non c’è Stato-bancomat, né Stato-regolatore, abbiamo imparato che bisogna far sposare diritti e sussidiarietà perché questo vuol dire che lo Stato garantisce diritti, servizi e risposte ai cittadini”. Sono queste le prospettive e non altre e Gori ne delinea tre in maniera chiara: “Garantire adeguati finanziamenti, un orizzonte strategico pluriennale e impedire che si possa tornare indietro definendo uno spazio pubblico che non può essere smobilitato. Su queste tre direttrici si dovrà verificare l’efficacia dell’intervento del governo centrale”. (spa)