3 giugno 2016 ore: 09:54
Disabilità

I nuovi Pos touch inaccessibili ai non vedenti: la denuncia

Da Torino, nuove segnalazioni circa l’inaccessibilità dei nuovi dispositivi utilizzati dagli esercizi commerciali per il pagamento con carta o bancomat: sarebbero del tutto privi di riferimenti per i ciechi. L’Uici: costretti a rivelare il codice Pin, operazione lesiva della privacy
Ciechi, non vedenti, mani che guidano mani

TORINO - L’ultima battaglia vinta risale a qualche giorno fa, con un’importante modifica nel regolamento del servizio comunale per il trasporto dei disabili; e prima ancora c’erano state le campagne su pari opportunità, barriere architettoniche e accesso al lavoro. Ma non appare certo meno rilevante l’ultima denuncia lanciata dalla sezione torinese dell’Unione italiana ciechi ed ipovedenti (Uici): perché se è vero che tutti abbiamo bisogno di pagare in denaro per vivere, trovarsi con una città piena di apparecchi Pos inaccessibili (il dispositivo utilizzato dagli esercizi commerciali per il pagamento con bancomat e carta di credito) non risulta proprio un fatto di poco conto.

A rilevarlo sono, per l’appunto, i dirigenti Uici del capoluogo sabaudo, che nelle ultime settimane affermano di aver ricevuto una pioggia di segnalazioni circa la totale inservibilità dei nuovi modelli touchscreen che stanno gradualmente sostituendo i vecchi modelli a tastiera fisica. Il motivo è presto spiegato: grazie alla relativa semplicità della tastiera, questi ultimi potevano infatti essere percepiti con i polpastrelli anche dai disabili visivi. Mentre con i nuovi dispositivi, “del tutto privi di riferimenti - spiegano dall’ente - chi vede poco o nulla non sa, letteralmente, dove mettere le mani”.

“Economisti ed esperti informatici - scrive l’Uici in un comunicato diffuso nei giorni scorsi - ci dicono che stiamo andando verso una progressiva e sempre più rapida smaterializzazione del denaro. Il Pos è diventato obbligatorio per professionisti e commercianti: lo si trova perfino sui taxi, mezzo di trasporto molto utilizzato dai disabili visivi. Non poter accedere a questo sistema di pagamento ha conseguenze pesanti. Quando, ad esempio, un cieco entra in un negozio e scopre che il Pos non è accessibile, se non ha con sé denaro contante sufficiente e se non è accompagnato da una persona di fiducia, per effettuare il pagamento non può far altro che rivelare all'esercente il codice segreto del bancomat o della carta di credito: operazione rischiosa e gravemente lesiva della privacy”.

Come non bastasse, “proprio per ragioni di sicurezza, solitamente i disabili visivi non girano con molto denaro contante - sottolinea il presidente UICI Torino, Franco Lepore -.Per evitare furti o truffe, preferiscono affidarsi ai pagamenti elettronici: ma i nuovi modelli inaccessibili rischiano di limitare notevolmente l'autonomia personale di chi non vede".

I torinesi in realtà non sono i primi a rilevare un simile disservizio nei nuovi Pos: fin dallo scorso febbraio, simili segnalazioni sono arrivate da non vedenti residenti a Roma e in altre città italiane. I dirigenti torinesi dell’Uici, peraltro, sottolineano come tra l’ente e l’Associazione bancaria Italiana, già dal 2014, esista un protocollo d'intesa “volto a stimolare buone pratiche per un sistema bancario più attento ai ciechi e agli ipovedenti”. “Nell'ambito di questo accordo - spiegano dalla sezione torinese - si sta lavorando per realizzare un Pos accessibile, ma di sicuro l'introduzione non sarà immediata. Per ora regna l'anarchia, anche perché, a differenza di quanto accade per gli sportelli bancomat, non esiste una mappa dell'accessibilità: quando il disabile entra in un esercizio commerciale, non può sapere se troverà uno strumento accessibile o un modello touch(ams) 

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