Il futuro dei volontari "post-moderni": da Expo alle nuove forme d'impegno
- MILANO - Donna, età media 27 anni, italiana, con un livello d’istruzione medio-alto, non partecipa alle “vicende politiche”, ma ha a cuore l’impegno civico per il proprio Paese. È questo l'identikit dei 6 mila volontari di Expo 2015. Una fetta significativa di quel vasto "popolo" dei volontari episodici, che secondo le stime dell'Istat conta 3,1 milioni di persone. Giovani che diventano volontari in occasioni di eventi, di campagne, di mobilitazioni particolari, ma che difficilmente si legano ad una associazione o a una onlus. Un fenomeno che suscita molte domande sul futuro del volontariato in Italia. Che fine faranno le associazioni? E come queste ultime possono intercettare questi nuova generazione di volontari? Per cercare di rispondere a queste domande, Ciessevi di Milano e Csvnet hanno commissionato al sociologo Maurizio Ambrosini e a un'equipe di ricercatori delle università di Verona, Pisa e della Cattolica, una ricerca su chi sono stati e quali erano le motivazioni dei volontari Expo. La ricerca viene presentata oggi, alle ore 17, nella Sala delle Colonne della Banca Popolare di Milano (via San Paolo 12).
Sono stati intervistati 2.376 dei 5797 volontari Expo. Il 66% è donna, il 91,5% è laureata o diplomata. Poco schierata politicamente: circa il 50% non ha risposto alla domanda sul proprio orientamento politico, mentre il 19% dice di essere di centro sinistra, il 10% di sinistra e l’8,5% di centro destra. Il 46% ha comunque espresso un atteggiamento non partecipativo nei confronti della politica, solo il 2,5% si considera politicamente impegnato e il 25,5% si tiene al corrente e vorrebbe poter dare un suo contributo positivo per migliorarla. A ciò si aggiunge un 22% di volontari che dichiara di avere un atteggiamento politico di forte distacco e si colloca o nella categoria “Non la seguo, non mi interessa” (12%) o nella categoria “Mi disgusta” (10%). Sono anche poco religiosi: il 38% pratica saltuariamente (per esempio solo in occasioni particolari o per le feste comandate), mentre il 22% dichiara di non essere credente ma di partecipare per vicinanza umana a riti religiosi come funerali e matrimoni.
Sono soddisfatti dell'esperienza vissuta in Expo. Il 98% la consiglierebbe ad amici o a parenti. I newcomers (i debuttanti nel mondo del Volontariato) si mostrano più soddisfatti rispetto agli experienced (chi ha già esperienza). Nell’insieme Il 96,5%, dichiara di voler fare volontariato in futuro e il 91,3% ipotizza che entro un anno dopo Expo avrà vissuto un'altra esperienza in un qualche servizio volontario. Tra i volontari che hanno espresso l’intenzione di fare volontariato in futuro, il 64,4% dichiara di volerlo svolgere soprattutto nella forma episodica (soprattutto i newcomers). Ciò che li ha spinti a fare questa esperienza è il fatto di poter partecipare a un grande evento. Non solo. Il 25,3% dichiara di aver inviato la domanda per partecipare a un altro evento nel ruolo di volontario, mentre il 16,9% di aver già partecipato come volontario in uno o più eventi.
“La ricerca, tra i molti risultati restituiti, evidenzia alcuni elementi utili per capire le strategie di avvicinamento e di mantenimento di nuovi volontari – afferma Maurizio Ambrosini –. In particolare emerge che da una parte sì, ci sono nuovi ambiti, rispetto a quelli tradizionali, che intercettano le motivazioni, atteggiamenti e stili di vita del volontario per eventi, ma che lo stesso volontariato episodico non si pone in contrapposizione alle forme di volontariato tradizionale. Anzi, affiancandosi a queste esperienze, il volontariato diciamo tradizionale, può allargare l’impegno e la cittadinanza attiva a tante altre persone che non sarebbe così semplice raggiungere e ingaggiare altrimenti”.
I dati della Ricerca sono consultabili nel libro "Volontariato post-moderno. Da Expo Milano 2015 alle nuove forme di impegno sociale", edizioni Franco Angeli, a cura di Maurizio Ambrosini e disponibile dal 9 di novembre in tutte le librerie. (dp)