Joy, adottato in Italia. “Ero contrario ma ora sono felice”
Joy Betti
BOLOGNA – “Vivevo in un villaggio nella foresta, nel cuore dell’India del sud. Poi da un giorno all’altro mi sono ritrovato in un’aula, davanti a un banco 80x80”. Così Joy Betti, 35 anni, racconta la sua esperienza di vita. Originario di Pattuvan, un piccolo paese nella regione indiana del Kerala, quando aveva 3 anni ha perso i genitori, e a 7 si è trasferito in Italia con la sorella con una pratica di adozione internazionale. “Il mio primo ricordo è che, sul comodino della mia nuova cameretta a Trento, c’erano molte macchinine. Io le ho impilate l’una sull’altra e poi ho pensato: ‘Adesso possiamo tornare a casa’. Ero assolutamente contrario all’adozione, anche se oggi mi ritengo molto fortunato e sono felice della mia vita”.
Joy Betti |
I genitori adottivi hanno cresciuto lui e sua sorella con grande modernità, senza essere iperprotettivi come spesso accade in queste situazioni, ma lasciandoli liberi di compiere le proprie scelte. Joy ha studiato all’istituto per geometra e poi si è trasferito a Bologna, per studiare alla facoltà di Scienze politiche. Dopo la laurea ha deciso di continuare gli studi, e così si è iscritto al corso di pedagogia di Scienze della formazione. “È stato grazie a una borsa di studio dell’università che nel 2010 sono tornato in India e ho conosciuto la mia famiglia di origine. Avevo già fatto altri viaggi nel mio Paese, ma il mio obiettivo era la cooperazione e il volontariato, non il ricongiungimento con i miei parenti. Studiavo alla Gandhigram University, e i miei professori mi hanno fatto conoscere un prete che faceva il parroco nel mio villaggio. È stato lui a farmi ritrovare la mia famiglia”. Prima Joy incontra lo zio, ma è diffidente: gli errori e gli scambi di identità in queste situazioni sono molto frequenti. È con l’incontro dei suoi fratelli che svanisce ogni dubbio. “Io geneticamente ho un ciuffo bianco tra i capelli scuri, come mia sorella. Quando sono andato a conoscere la mia famiglia, anche i miei altri 3 fratelli rimasti in India avevano le stesse caratteristiche: quella è stata la conferma”.
In quello stesso periodo, Joy decide di dedicarsi a progetti di cooperazione internazionale. Nel 2009, con la nascita della prima associazione “Turisti non a caso”, si impegna nella ricerca interculturale e sociale, con l’obiettivo di approfondire la cultura di un certo Paese attraverso un ciclo di 3 viaggi. Ma il progetto era difficile da sostenere economicamente, e così nel 2010 fonda il “Green Farm Movement”, insieme a due professori e due ricercatori della Gandhigram University e con l’aiuto della sua ragazza Enza Stoia, attuale vice direttrice. Questa nuova organizzazione che promuove il “coopensiero” e il cosiddetto “turismo dinamico”. “Lo scopo è di incentivare un dialogo onesto tra diverse culture, senza stereotipi e pregiudizi. Il turista deve avere la possibilità di personalizzare il suo viaggio, farsi una propria idea del territorio e diventare protagonista: l’importante è il processo, il viaggio, non la meta”. Le attività organizzate vanno dai viaggi turistici alle attività di ricerca e volontariato, fino all’apertura di due aziende agricole biologiche in territorio indiano. “Non si tratta affatto di assistenzialismo, che a mio parere è una forma di neocolonizzazione. Qui si parla invece di gruppi di coinvestimento solidale, che hanno lo scopo di responsabilizzare le persone e di fornir loro strumenti utili per il futuro. L’investimento non è economico, ma nel benessere delle persone”.
Quando Joy si è ricongiunto con i suoi parenti, temeva che lo vedessero come la gallina dalle uova d’oro, come l’occidentale che può portare benessere. “In realtà hanno avuto una reazione molto dignitosa: la prima cosa che mi hanno chiesto è stata quella di dare una mano con le spese per l’educazione dei miei nipotini. Ho apprezzato molto la loro scelta”. Ha poi coinvolto alcuni dei suoi parenti all’interno dei progetti dell’associazione, per aiutarli con nuovi posti di lavoro. Ma Joy ha deciso di restare in Italia a vivere. Di recente, i suoi genitori trentini hanno avuto i primi scambi con la famiglia in India: inviano fotografie e piccoli regali. “Si tratta di contatti graduali ed eleganti, ma sempre estremamente discreti”, conclude Joy sorridendo. (alice facchini)
Link: www.greenfarmmovement.org