Minori in comunità, Iacona: “Abbiamo raccontato le criticità del sistema”
Riccardo Iacona
Riccardo Iacona |
ROMA - “Non mi piace un Paese che spende dieci di volte di più per togliere i bambini di quanto spende per curarli”. Dopo le critiche rivolte dal Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) a Riccardo Iacona per la puntata di “Presa Diretta” dal titolo “Famiglie abbandonate”, arriva la replica del giornalista. Iacona fa notare che “abbiamo dedicato almeno la metà del tempo per raccontare in dettaglio i tagli al welfare che hanno negli ultimi anni ridotto la spesa sociale al lumicino” e hanno di fatto “smantellato” lo Stato sociale, cancellando “tutti gli strumenti che dovevano servire a curare le persone, ad aiutare le famiglie, trasformando le nostre periferie in un deserto e le difficoltà sociali ed economiche delle persone che lo abitano in una colpa”. “Sono 5 anni – continua - che a Presa Diretta racconto quanto lo Stato italiano avrebbe bisogno di politiche stabili di sostegno e di presa in carico delle persone, siamo stati all’estero per vedere gli esempi migliori, per mostrare come si fa ad ottenere una maggiore inclusione sociale e quanto è importante anche per la ripresa della nostra economia e abbiamo raccontato le battaglie che le cooperative sociali hanno fatto in questi anni per segnalare all’opinione pubblica quanto e’ importante continuare a investire nel sociale. Per curare, però. Non per punire”.
- Secondo Iacona se la gente “teme i servizi sociali” è anche per colpa delle criticità del sistema che Presa Diretta ha raccontato “per la prima volta”. “E’ inaccettabile che ci siano quasi 200 giudici onorari in conflitto di interessi con il mondo delle comunità”, dice Iacona, “sono scandalosi i tempi lunghi della giustizia minorile nell’accertamento della cosiddetta incapacità genitoriale”, “sono enormi i danni di una separazione lunga della mamma dal figlio, soprattutto se ha pochi mesi”. E’ gravissimo – aggiunge il giornalista - che vengano sottratti i figli senza giusto motivo, come nel caso dell’incredibile storia della signora Chin, che vi abbiamo raccontato, che ha perso il figlio per sempre perché dato in adozione, ingiustamente”, fatto per il quale la Corte di Giustizia Europea ha condannato lo Stato Italiano. “Su questi fatti, su queste storture, su queste ingiustizie e gravi violazioni della dignità costituzionale delle madri e dei padri coinvolti penso che dovremmo tutti interrogarci, ancor di più se teniamo a non fare di tutta un’erba un fascio”. Insomma, dice Iacona, “non si risolvono i problemi mettendo la polvere sotto il tappeto”.
Quanto ai numeri, Iacona afferma che “non esiste un’anagrafe ufficiale delle comunità e gli unici numeri sono quelli del 2010, di cui molti ne contestano la precisione”. Sulle cause di allontanamento, il giornalista ricorda che (fonte Ministero) sui 15mila minori presenti nelle comunità il 12,1 % sta lì per violenza e abusi”, mentre tra i motivi secondari dell’allontanamento ci sono il 26% di casi per problemi economici, il 20% per problemi abitativi e il 16% per problemi lavorativi dei genitori”. Iacona aggiunge che “nella precedente indagine ministeriale, quella del 1998, quando ancora non c’era la bipartizione tra cause primarie e cause secondarie dell’allontanamento, i motivi economici rappresentavano il 43,6% di tutti i casi: e certo la situazione economica dell’Italia non e’ migliorata dal 1998 ad oggi”. Quanto alle concause, cioè i “problemi economici e abitativi”, Iacona domanda: “Siamo così sicuri che se curati in anticipo non avrebbero aiutato anche a costruire una migliore capacità genitoriale”?
“Mentre scrivo questa risposta – dice Iacona - ci sono un padre e una madre che sono saliti sul battistero di Pistoia perche’ vogliono riavere i loro due figli, da mesi allontanati in una comunità: della loro storia non so più di quello che abbiamo letto tutti sulle cronache dei giornali. Anche qui si parla di casa che non c’è, di lavoro che non c’è, di pochi soldi. Ecco, - conclude - non mi piace un Paese che spende dieci di volte di più per togliere i bambini di quanto spende per curarli”.