Occhiali elettronici e sensori digitali contro Alzheimer e patologie dell’anziano
TORINO - È un luogo comune piuttosto diffuso quello che dipinge gli anziani come refrattari alle nuove tecnologie; ma in un futuro piuttosto prossimo potrebbero essere proprio computer e smart media ad aiutarli a invecchiare meglio: suggerendogli, ad esempio, quando fare esercizio fisico, mangiare o eliminare determinati cibi, correggere abitudini dannose. È la scommessa di un panel di ricerca internazionale, che riunisce scienziati e analisti provenienti da 16 paesi, tra Europa, Asia e Australia: l’obiettivo è sperimentare una piattaforma basata sulle tecnologie dell’informazione e comunicazione (Ict), che - attraverso un’analisi quotidiana delle loro abitudini e del loro ambiente di vita - aiuti le persone anziane a prevenire e combattere la fragilità legata all’invecchiamento.
Il nome del progetto è my A-ha (sigla che sta per “My active and healthy ageing”, ovvero “il mio invecchiamento sano e attivo”), e a volerlo è stata l’Università di Torino, che per i prossimi quattro anni - grazie a un finanziamento europeo - guiderà una squadra composta da ben 16 gruppi di ricerca e diverse aziende hi-tech, le cui specializzazioni variano dall’informatica alle varie branche della medicina. A coordinarli sarà il Nit, il Centro interdipartimentale di Neuroscienze dell’Università di Torino: nei prossimi 60 mesi sperimenteranno programmi di teleassistenza per la diagnosi precoce del rischio di fragilità, volti a migliorare l'attività fisica, la funzione cognitiva, lo stato psicologico, le risorse sociali, la nutrizione, il sonno e il benessere generale.
Per farlo, i ricercatori si serviranno di ausili tecnologici da indossare o installare nelle abitazioni dei soggetti: tra questi, soltanto a titolo d’esempio, gli occhiali elettronici della giapponese Jins e i sensori domotici, che rilevano informazioni su un dato ambiente, in questo caso relative al grado di salubrità. Ogni volta che dall’analisi dei dati verrà rilevato un rischio per la salute, my-AHA fornirà interventi mirati, anche questi basati sulle tecnologie Ict, che motivino gli utenti a partecipare all’esercizio fisico e cognitivo, attraverso giochi stimolanti, uso dei social network e programmi nutrizionali ad hoc. “Il fine - spiega il professor Alessandro Vercelli, direttore del Nit e coordinatore del progetto - è ottenere un cambiamento nel comportamento a lungo termine, sostenuto dalla costante interazione con my-AHA. Il valore aggiunto della piattaforma sta nell’approccio integrato, che mira a identificare precocemente e prevenire i rischi legati alla fragilità nell’invecchiamento: un approccio estremamente complesso, la cui efficacia è però garantita da competenze multidisciplinari distribuite tra 7 università, 4 centri di ricerca e 5 aziende hi- tech”.
Secondo l’Università, oltre a garantire benefici in termini di prevenzione e salute, un simile approccio è destinato a tradursi in un notevole risparmio sui costi di assistenza sanitaria: nel rapporto “ICT and ageing” del 2012, la stessa Unione europea ha stimato che un utilizzo dei servizi di teleassistenza potrebbe ridurre di 12,5 milioni i giorni di ricovero ospedaliero e di oltre 40 milioni i ricoveri in istituti di lungo-degenza. Tra gli obiettivi finali della ricerca, in effetti, c’è quello di fornire innovazione significativa nel campo dell’invecchiamento in salute mediante la cooperazione con le organizzazioni europee di assistenza sanitaria, le PMI e le ONG.
“Combattere la fragilità - spiega il professor Innocenzo Rainero della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” - è un tema emergente nella prevenzione delle patologie dell’invecchiamento, quali la malattia di Alzheimer e le demenze correlate. Per raggiungere gli obiettivi di my-AHA, siamo alla ricerca di 600 soggetti volontari. I requisiti sono semplici: avere più di 55 anni e vivere in uno dei paesi interessati dalla ricerca (Austria, Belgio, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, Svezia, Australia, Corea del Sud, Giappone). Ai soggetti chiederemo di indossare alcuni sensori come gli occhiali JINS MEME, un contapassi, un saturimetro e pulsimetro; e di utilizzare una piattaforma TV (Kinect) e un sensore del sonno (Beddit). In Italia il progetto è aperto a 40 volontari di entrambi i sessi”. Chi volesse candidarsi può scrivere ai referenti italiani del progetto, all’indirizzo: myaha.project@gmail.com. (ams)