17 ottobre 2014 ore: 14:57
Economia

Povertà, associazioni a Montecitorio: "Basta austerità, si creano solo nuovi poveri"

Da questa mattina fino alle 18 presidio fisso sotto il Parlamento delle associazioni che fanno parte della campagna Miseria ladra. “Sedici milioni di poveri cifra intollerabile, si investa realmente sul welfare”. Tra le proposte: reddito minimo, più risorse al Fondo per il sociale e per la non autosufficienza
Manifestazione Miseria ladra 4
Il presidio sotto il Parlamento delle associazioni
Manifestazione Miseria ladra 4

ROMA – “L’Italia conta sedici milioni di poveri: una cifra intollerabile per un paese civile, bisogna tornare a investire nel lavoro e nelle politiche sociali per sostenere realmente le persone che oggi non ce la fanno più. Basta con le politiche di austerity, questo è un governo che non sostiene il welfare ma crea solo nuovi poveri”. A sottolinearlo è Giuseppe De Marzo, portavoce della campagna Miseria ladra, lanciata da un gruppo di associazioni (Libera, Gruppo Abele, Arci,Comitato 16 novembre, Cipsi, Fish e altri) che oggi sono scese in piazza, a Montecitorio, in occasione della Giornata mondiale per il contrasto della povertà. L’iniziativa prevede un presidio fisso dalle 10 alle 18 sotto il Parlamento, una staffetta continua intorno ai palazzi del potere e un microfono aperto per dare voce ai problemi de i cittadini e chiedere che l’Italia dichiari finalmente “illegale la povertà”.

Rimettere al centro le politiche sociali. “E’ scandaloso che il governo in questi giorni continui a finanziare le banche, senza una riforma mentre si taglia su chi non ha diritti – continua De Marzo – E’ chiaro che questo modello di austerità è in crisi, bisogna ripartire dalle politiche sociali. Ma per ora il governo non ha dato nessuna risposta, anzi ha dato solo risposte sbagliate.” In piazza gli organizzatori della manifestazione hanno ricordato le cifre della povertà in Italia fotografate dall’ultimo rapporto Istat: più di 10 milioni di persone in povertà relativa, 6 milioni in quella assoluta. Con un rischio di rimanere in condizioni di indigenza tra i più alti in Europa: 32,3 per cento rispetto a una media Ue del 26 per cento. “In questo momento non si stanno cercando soluzioni per risolvere i problemi degli italiani, e non riusciamo ad uscire dall’imbuto dell’austerità – agiunge Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale -. Il mercato del lavoro è in crisi, gli enti locali non hanno strumenti, serve un cambio di passo, non si può più continuare a dire che lo sviluppo ha come contropartita quella dell’abbassamento dei diritti. Bisogna riaffermare l’opposto, solo investendo sui diritti si può far ripartire il paese”.

Al presidio fisso da questa mattina c'erano anche diverse persone con disabilità, per ribadire come spesso la malattia sia uno dei fattori che impoverisce di più le famiglie. “Rispetto, dignità e diritti: solo questo chiediamo – sottolinea Mariangela Lamanna, portavoce del Comitato 16 novembre -. Ma ad oggi non ci è concesso, le nostre famiglie, con disabili gravi e gravissimi, vivono invece costantemente in un situazione precaria. Sostenere i costi della malattia non è più possibile, la disabilità sta diventando sempre di più un fattore di povertà. Abbiamo bisogno di risorse per un’assistenza vera, domiciliare, non basta la risposta delle Rsa”. Tra le persone in presidio anche lavoratori esodati e disoccupati, appartenenti alla Fiom. Nel corso della mattinata è intervenuto, per portare il suo sostegno ai manifestanti, anche l'attore Luigi Lo Cascio, storico interprete di Peppino Impastato, nel film i Cento passi.

Le associazioni hanno portato in piazza non solo la voce dei cittadini ma anche proposte concrete: cinque a livello locale e cinque a livello nazionale. Innanzitutto agli enti locale si chiede di aumentare il budget di investimento sul sociale, incrementando nei propri bilanci la spesa sociale pro-capite a favore di ogni cittadino. ma anche di  sospendere l’esecutività degli sfratti per “morosità incolpevole” e negoziare soluzioni abitative alternative in modo da evitare la dispersione della famiglia e l’ampliamento delle fasce di popolazione dei senza dimora. Di rendere esigibile il diritto a una residenza per i senza fissa dimora, quantomeno nominale o “fittizia”, in modo che le persone che ne sono prive possano fruire delle prestazioni sanitarie e sociali garantite per tutti i cittadini; di  mettere a disposizione il patrimonio immobiliare sfitto per finalità sociali, individuando le mediazioni sociali necessarie, senza ledere i diritti, in particolare dei piccoli proprietari, ma evitando l’inutilizzo di risorse facendo incontrare l’esigenza di un’abitazione per scopi abitativi, sociali o lavorativi con l’esigenza della rendita proprietaria. E di  favorire tutte le forme di economia civile e sociale allo scopo di difendere , valorizzare e potenziare i beni comuni di cui dispone o di cui sente la necessità. Al Governo si chiede invece di incrementare il Fondo sociale e il Fondo per la non autosufficienza, aumentando la propria quota di spesa sociale pro-capite per cittadino; di introdurre la misura del reddito minimo per una vita dignitosa; di rendere efficiente ed efficace il meccanismo di assegnazione ad uso sociale dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose, procedendo ulteriormente nel contrasto economico alla criminalità con la confisca dei beni dei corrotti. Ma anche di riconsiderare i criteri di riscossione dei crediti da parte di Equitalia e del sistema bancario, introducendo modalità di negoziazione per la restituzione che abbiano la finalità di evitare, per molte famiglie, lo sprofondamento nella povertà assoluta. Infine di individuare una diversa allocazione delle risorse economiche, a saldo invariato, favorendo:il ripristino dell’assetto idrogeologico del territorio, il rilancio dell’economia civile e dell’agricoltura sociale, la riconversione ecologica dell’apparato produttivo della filiera energetica e il riconoscimento e la valorizzazione delle attività del “prendersi cura”. Diverse, infine, anche le proposte dirette alla Commissione e al Parlamento europeo: dallo stop alle politiche di Austerity,  a un piano straordinario  per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione fino alla definizione vincolante dei Livelli essenziali di assistenza europei. (ec)

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