14 settembre 2016 ore: 15:35
Economia

Riccardo, dopo anni di strada finalmente una casa. "Sono uscito dall’invisibilità"

Il giovane, a soli 33 anni, ha già fatto tutte le esperienze più brutte della vita: consumo di droghe, alcol, reclusione in carcere e forte emarginazione in strada. Con il progetto "Strade che si incontrano" ha avuto una piccola casa che condivide con un altro ragazzo. "Adesso ho tanta voglia di aiutare chi è più sfortunato di me"
Ragazzo di spalle

- PALERMO - Con un sorriso dolce e degli occhi luminosissimi. In questo modo si presenta Riccardo che, dopo tanti anni di vita in strada, oggi ha una casa e si mantiene facendo piccoli lavoretti. Il giovane, a soli 33 anni, ha già fatto tutte le esperienze più brutte della vita: consumo di droghe, alcol, reclusione in carcere e forte emarginazione in strada. Da alcuni anni, grazie all'associazione "La danza delle ombre" guidata da Marina Scardavi, ha ritrovato la forza di rialzarsi per iniziare un percorso di vita nuovo.
"Sono uscito dalla mia invisibilità ma sono sicuro che anche tanti altri lo possono fare - racconta emozionato -. Le mie esperienze di vita le porterò sempre dentro perché non si possono dimenticare. Oggi, però, mi sento finalmente una persona libera perché soprattutto mi sento voluto bene". Riccardo attraverso il progetto "Strade che si incontrano" nell'ambito degli interventi regionali su "Le vecchie e nuove povertà" ha avuto una piccola casa che condivide con un altro ragazzo. Dulcis in fundo quest'estate ha avuto regalato anche un viaggio a Parigi. "Grazie alla mia 'mami' - dice molto contento -, ho avuto il regalo più bello della mia vita che non dimenticherò mai".

Riccardo è nato in provincia di Bergamo da padre bergamasco e madre palermitana in un contesto familiare con problemi economici. "Mio padre aveva il vizio di bere - racconta - e purtroppo di lui mi ricordo soltanto le cose brutte e cioè di quando alzava le mani su mia madre. Non ho più sue notizie da quando avevo 9 anni, mentre mia madre che vive a Palermo mi ha sempre rifiutato". Riccardo cresce molto in fretta e, dopo la morte di overdose di eroina di sua sorella a soli 24 anni, a 11 anni, decide di allontanarsi da casa. "Dopo la morte dell'unica sorella a cui ero molto affezionato, mi è crollato il mondo addosso - racconta emozionato -. Ai funerali, mio fratello ed i miei genitori si scagliarono contro di me,quasi a volermi dare la colpa di quanto era successo. Non ho mai capito perché e, profondamente spezzato dal dolore, decisi di andarmene da casa".

Riccardo, inizia a girovagare senza una meta precisa ma soprattutto a frequentare ragazzi molto più grandi lui. Amicizie che lo avviano a poco a poco al consumo dell'eroina e allo spaccio della cocaina. "Sono diventato tossicodipendente già a 12 anni con tutte le pesanti conseguenze del caso. Mi sentivo 'forte' pensavo di non avere paura di niente anche se poi la sera quando era il momento di dormire in strada, piangevo tanto avvertendo tutta la mia debolezza". Riccardo a 13 anni, viene arrestato a Messina con uno zaino pieno di droga e decide di consegnarsi subito alla polizia. "Non ho fatto alcuna resistenza - racconta - tanto che ho percepito anche lo stupore del poliziotto a cui forse, chissà, ho fatto pure tenerezza".
Iniziano così tre anni di detenzione presso il carcere minorile Malaspina di Palermo. Dentro il carcere Riccardo soffre tantissimo perché avverte ancora di più la sua forte solitudine. "Mia madre seppe quello che mi era successo ma non mi venne mai a trovare - racconta con amarezza -. Ricordo con grande tristezza quando i familiari visitavano i miei compagni di cella. Ognuno di loro vantava il cibo o i vestiti portati da qualcuno che gli voleva bene. Speravo tanto che qualcuno potesse chiedere di me ma non è mai avvenuto".

A 15 anni ritorna ad essere libero ma continua ad essere disorientato e senza punti di riferimento. A 17 anni, durante un momento di fortissimo scoraggiamento, tenta il suicidio, dandosi fuoco dopo essersi versato addosso 5 litri di benzina. "Sono stato salvato da una persona, quasi un angelo, che mi ha spogliato buttandomi subito dentro una fontana". Riccardo finisce al centro grandi ustioni di Catania, da dove uscirà dopo 40 giorni. "Anche in ospedale la sensazione di essere stato abbandonato da tutti fu ancora forte. Uscito dall'ospedale per superare le crisi di astinenza dalla droga, bevevo e fumavo inventandomi anche dei cocktail micidiali fatti di alcol puro e coca cola". "A 18 anni a Messina, una sera mentre ero in una profonda crisi di pianto - continua - Mi sentii toccare alle spalle da due ragazzi evangelici che cercarono di confortarmi. Mi diedero alla fine l'indirizzo di una comunità di recupero per tossicodipendenti ma cosa per me, enormemente deleteria, mi regalarono 100 euro".

Riccardo decide di entrare quindi presso una comunità di recupero di Siracusa dove rimane per 10 anni. All'interno della realtà, lavorando e coltivando la terra, riesce ad uscire definitivamente dalla dipendenza dalla droga. "Dopo 10 anni ho deciso di andare via - racconta ancora - ma avevo finalmente molto forte il desiderio di riprendermi in mano la vita. Pienamente consapevole che entrare nel mondo della droga è stato facilissimo ma estremamente difficile poi uscirne, mi sentivo con la forza di un leone pronto ad iniziare un cammino diverso. Ho provato a ritornare anche da mia madre che mi ha ancora una volta pesantemente rifiutato, dandomi un altro grave colpo". A Palermo così Riccardo comincia a dormire fuori, nei vagoni dei treni abbandonati, iniziando di nuovo a bere.

A 30 anni avviene quello che cambierà completamente la sua vita. Una sera a Palermo conosce Marina Scardavi, medico e presidente dell'associazione de “La danza delle Ombre”, che insieme agli altri volontari era venuta a portagli il cibo. "La mia 'mami' come mi piace chiamarla - avendo letto forse nei miei occhi tutta la mia sofferenza ma anche la voglia di riscatto - con grande coraggio mi ha preso per mano portandomi nel dormitorio pubblico. All'interno del dormitorio, gestito dall'associazione, mi si aperto un nuovo mondo. Per la prima volta ho avuto una psicologa e tante altre persone che si sono occupate di me. Ho smesso a poco a poco di bere ma soprattutto ho conquistato finalmente quella fiducia degli altri che nessuno mi aveva mai dato".
Riccardo è stato ospitato al dormitorio "La casa di Muhil" fino allo scorso maggio. Oggi, vive in un monolocale con un altro ragazzo mantenendosi facendo piccoli lavori. Il giovane dà una mano al dormitorio e si dedica due volte a settimana come volontario, anche a seguire i turni del centro diurno di Santa Lucia per l'uso delle docce, della lavanderia e per i colloqui. "Dedicarmi a chi è ancora più sfortunato di me, mi fa stare bene - dice con soddisfazione -. Adesso mi sono tolto pure il vizio del fumo e parlo quasi sempre in italiano. A volte esco con la dottoressa la sera per il giro notturno, sicuramente la mia storia è importante per dare il giusto conforto agli altri. I clocard non hanno bisogno solo di cibo e di vestiti - dice - ma soprattutto di qualcuno che gli faccia un sorriso, che gli dia anche qualche parola di conforto e soprattutto che ti ascolti. Ricordo che non mi interessavano le monetine di tanta gente che distrattamente senza neanche guardarti me le lasciava. Avevo soltanto un grande bisogno di essere riconosciuto soprattutto come persona". (set)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news