Sanità, 50 associazioni di volontariato scrivono alla Regione Marche
ANCONA – Che fine hanno fatto i Comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute? A sollevare la questione il coordinamento di cinquanta associazioni del volontariato sanitario della provincia di Ancona che, con il supporto del Csv Marche, ha sottoscritto e inviato nei giorni scorsi a Regione, Asur e Area Vasta n. 2, un documento contenente richieste precise. Tra di esse anche la costituzione e il funzionamento dei Comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute, come previsto nel Piano sanitario regionale; il riconoscimento del coordinamento delle associazioni firmatarie, nonché l’assicurazione che sia garantita la più ampia partecipazione delle associazioni di volontariato ai previsti organi di partecipazione, e che gli stessi siano chiamati a pronunciarsi su tutti gli atti e provvedimenti che potenzialmente potrebbero interessare i soggetti coinvolti.
Previsto dalla Legge regionale n. 13/2003 (sulla Riorganizzazione del servizio sanitario regionale) e successivamente definito dal regolamento n. 5/2009, il “Comitato di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute”, è, insieme all’ “Assemblea delle associazioni di volontariato, tutela e promozione della salute” , un organismo istituito per favorire la partecipazione attiva dei cittadini alle politiche socio-sanitarie, con il compito di contribuire alla programmazione ed alla pianificazione socio-sanitaria territoriale, svolgere attività di verifica e controllo sulla gestione dei servizi sanitari e monitorare le condizioni di accesso e fruibilità degli stessi. La riforma della legge regionale, avvenuta nel 2011, e il mancato aggiornamento della normativa di riferimento ha di fatto bloccato il percorso per la definizione di questi organismi.
Quanto alle criticità emerse all’interno del coordinamento, le associazioni denunciano l’annoso problema delle liste d’attesa e del costo dei ticket, alcune inefficienze, in particolare nell’ambito della donazione di sangue - che alla lunga rischiano di minare l’affluenza dei donatori - la necessità di strutture per il “dopo di noi” dedicate ad accogliere persone con disabilità psico-motorie, dopo la morte dei loro familiari e, nel campo della salute mentale, la necessità di mantenere i Dsm (Dipartimenti salute mentale) a livello distrettuale.
I contenuti del documento sono stati illustrati oggi, nel corso di una conferenza stampa, alla quale sono intervenuti Mario Argentati, Presidente delegazione provinciale Ancona del CSV, Elena Fiorani dell’Andos Senigallia, una delle associazioni firmatarie e Alessandro Fedeli, direttore del CSV Marche. Per conoscere le associazioni che hanno firmato il documento visita il sito: www.csv.marche.it