Servizio civile, dalla mobilitazione in Irpinia ai bandi speciali per il terremoto
ROMA - La prima grande mobilitazione di giovani obiettori di coscienza in servizio civile fu nel 1980 per il terremoto in Irpinia, quando un terribile sisma il 23 novembre sconvolse una vasta area, tra Campania e Basilicata. Circa 3.000 i morti, 9.000 i feriti e 300.000 gli sfollati. Così alcuni di loro in servizio civile in Caritas Italiana descrivevano, sul bollettino di collegamento degli obiettori, il loro impegno: “Compiti di ricognizione di danni e di bisogni, di indirizzo-organizzazione dei soccorsi, di impostazione dei centri di raccolta e smistamento degli aiuti materiali, animazione e promozione del volontariato, gestione dei servizi collettivi (mense, distribuzione, consulenza sociale), sono le varie iniziative assunte con lo stile ed i valori del volontariato, da parte dei singoli obiettori e dei loro gruppi”.
box Queste modalità rimaste sostanzialmente invariate negli anni successivi per tutte le calamità via via accadute in Italia. Non solo terremoti ovviamente, ma anche alluvioni e grandi frane. Il terremoto del 1997 in Umbria segnò l’ultimo momento di mobilitazione di questa storia. Da lì al 2001 infatti nascerà il nuovo servizio civile volontario e nel 2005 terminerà del tutto l’esperienza degli obiettori.
Sarà il sisma a L’Aquila del 6 aprile 2009 a vedere di nuovo una presenza strutturata di giovani in servizio civile. Oltre all’invio di giovani già in servizio al momento del terremoto, l’Ufficio nazionale del servizio emanò il 25 agosto per la prima volta un Bando speciale per la selezione di 154 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale nei Comuni della Regione Abruzzo colpiti dal sisma. Il Bando era aperto solo ai giovani abruzzesi oppure iscritti all'Università degli Studi di L'Aquila. Il 50% dei posti era riservato ai giovani residenti nei Comuni colpiti direttamente dal sisma. Inoltre vedeva il coinvolgimento degli enti locali e di tredici enti nazionali (tra cui Arci Servizio Civile, Caritas Italiana, Confcooperative, Unpli, Salesiani), coordinati dalla Protezione Civile. Quel periodo vide anche una singolare solidarietà tra le Regioni, che per un successivo bando volontari “donarono” una parte della loro quota di volontari alla Regione Abruzzo, così da rafforzare la presenza di giovani nelle azioni di servizio post-sisma.
Più articolato l’ultimo intervento in ordine di tempo, quello del 2012, in occasione del sisma che colpì l’Emilia Romagna il 20 e il 29 maggio. Ad inizio 2013 furono emanati tre Bandi volontari, due a carattere nazionale ed uno regionale. Il primo da 350 posti fu intitolato "Per Daniele: straordinario come voi", per ricordare Daniele Ghillani, un giovane parmense volontario in servizio civile in Brasile, scomparso l’anno prima. A questo seguì un ulteriore bando da 100 posti. A disposizione per l’Emilia-Romagna quindi 400 posti su 450 totali (i restanti 50 saranno destinati a Lombardia e Veneto, in parte anch’esse coinvolte nel sisma), ai quali si aggiungeranno 100 posti riservati a giovani stranieri tra i 18 e i 28 anni, previsti nel bando promosso dalla regione Emilia Romagna in applicazione della sua legge sul servizio civile regionale.
Il primo bando, in particolare, riguardò 54 comuni colpiti dal sisma delle province di Modena, Bologna, Reggio Emilia e Ferrara, con progetti divisi in due settori: uno socio assistenziale, ovvero di assistenza ad anziani, disabili e altre categorie “deboli”, e l’altro socio-educativo, che comprese tutte quelle attività di educazione e promozione della cultura nelle scuole, nelle biblioteche e in altre strutture. “L’idea de bando straordinario – raccontò Teresa Marzocchi, all’epoca Assessore regionale alle Politiche sociali dell'Emilia Romagna, - nasce per rispondere all’emergenza causata dal terremoto nel nostro territorio, ma avevamo già espresso la nostra volontà di rilanciare il servizio civile in regione”. Il bando – proseguì -“rappresenta una doppia opportunità, perché da una parte risponderemo alle necessità di 81 enti, 64 pubblici e 17 privati, che avranno a disposizione forza lavoro giovane, e dall’altra si cerca di dare nuovo impulso e stimolo ad una generazione che con difficoltà si avvicina al mercato del lavoro”.
Infine, e siamo alla cronaca, il sisma del centro Italia del 24 agosto scorso, con la comunicazione del Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale, che in una nota del giorno successivo, chiede agli enti “al fine di non intralciare le operazioni di soccorso da parte del Servizio Nazionale della Protezione Civile, di non intraprendere attività di solidarietà che comportino lo spostamento di volontari nelle aree colpite”. Eccezioni sono fatte per quelle realtà con giovani in servizio civile che fanno parte della Consulta Nazionale Organizzazioni Volontariato Protezione Civile. (FSp)