Terremoto, come proteggere bambini e ragazzi dopo un evento traumatico
- ROMA - I bambini hanno una grande capacità di affrontare gli eventi traumatici e di reagire in maniera positiva alle difficoltà che una situazione di emergenza inevitabilmente comporta. Nonostante ciò, è necessario che siano protetti in modo adeguato per permettere loro di superare questi eventi: la loro tutela e protezione passa dall’atteggiamento e dalle reazioni che i genitori tendono a mettere in atto. bambini in particolare dopo il violento terremoto che questa notte ha colpito il centro-Italia.
Sono 497 i bambini che vivono nei tre Comuni maggiormente colpiti: Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto: “una drammatica situazione d’emergenza come questa rappresenta per loro la perdita di tutte le sicurezze e dei punti di riferimento, l’interruzione della loro quotidianità e di una vita normale che includa la scuola, una casa, una piazza in cui giocare”, spiega l’organizzazione.
Nel dettaglio, per i bambini fino a 12 mesi, bisogna tener presente che essi dipendono completamente dagli adulti per la loro cura e sopravvivenza. “I genitori possono aiutare i neonati a sentirsi al sicuro prestando loro tutte le attenzioni di cui hanno bisogno, nutrendoli, cambiandoli e calmandoli – spiega Save the children -. Solitamente tendono ad esprimere le loro paure ed ansie attraverso il gioco e potrebbero mettere in atto giochi ripetitivi che “inscenano” il terremoto: se ilbambino appare troppo ossessionato e tormentato da questo tipo di gioco è consigliabile orientarlo su altre dimensioni e attività di gioco”.
I bambini in età infantile o prescolare (da 1 a 5 anni) hanno bisogno di dare significato all’evento traumatico e allo stesso tempo di sentirsi sicuri e protetti. Ecco perché dopo essersi presi del tempo per elaborare pensieri, reazioni ed emozioni da comunicare in modo adeguato ai più piccoli, è necessario parlarne con loro, in modo rassicurante ed attuare alcuni comportamenti che contengano le loro ansie e paure.
I bambini in età scolare (dai 6 agli 11 anni), invece, hanno l’esigenza di razionalizzare anche gli eventi paurosi e a farsi meno trasportare dalla fantasia. Anche se non è sempre facile parlare con loro delle esperienze, dei pensieri o dei sentimenti provocati dal terremoto, è fondamentale la presenza dei genitori, che siano ascoltati quando hanno bisogno di parlare perché maggiori attenzioni li aiuteranno a riprendersi. Spesso uno dei veicoli con cui manifestano un trauma è l’eccessivo silenzio: non vanno per questo forzati ad esprimersi, bastano anche delle conversazioni brevi che testimoniano la presenza protettiva dei genitori.
Gli adolescenti, infine, vivono un’età in cui si sviluppa il senso della propria identità, separata da quella dei genitori ma hanno comunque bisogno di orientamento, rassicurazione e guida. Hanno maggiori capacità dei bambini di esprimere i propri pensieri e sentimenti, ed è importante fornire loro l’opportunità di farlo insieme ai genitori, così che possano dare un senso a ciò che è successo durante e dopo il terremoto. Spesso si sentono invincibili, come se nulla potesse ferirli, ma un terremoto li fa sentire vulnerabili e spaventati.