18 gennaio 2017 ore: 15:31
Società

Terremoto e neve, Centro Italia in ginocchio. Caritas: "Raccolti 21,6 milioni”

Le abbondanti nevicate di questi giorni hanno reso più difficili collegamenti e aiuti anche da parte delle Caritas territoriali. Preoccupano le condizioni di chi è ancora senza elettricità. La Regina: “Gli interrogativi aumentano, sia per lo sciame sismico, sia sulla ricostruzione”
Terremoto, rilevatore sismico

ROMA - Tanta neve, strade chiuse, energia elettrica fuori uso e come se non bastasse altre scosse. Per il Centro Italia non c’è pace neanche nel 2017: dopo le abbondanti nevicate e il gelo di questi giorni, la terra è tornata a tremare incurante delle condizioni meteo. Tuttavia, nonostante si sia trattato di scosse con magnitudo superiore al quinto grado, sono il freddo e la neve a rendere i collegamenti e gli aiuti più difficoltosi. Ne abbiamo parlato con don Andrea La Regina, responsabile nazionale macroprogetti della Caritas italiana che segue da vicino le comunità colpite dal sisma. “La neve impedisce qualsiasi collegamento - ha raccontato La Regina -. Ieri la Salaria è stata chiusa, per esempio, e il continuare delle scosse rende ancora più fragile la condizione psicologica delle persone che faticano a pensare al futuro. Oppure la caduta di qualche tensostruttura per via della neve: è uno degli inconvenienti che sta aggravando la situazione. Gli interrogativi intanto aumentano, sia per lo sciame sismico che sta continuando e sia perché si attendono delle indicazioni sull’abitare temporaneo e sulla ricostruzione vera e propria, nonostante i primi interventi. Bisogna fare in modo che ci sia un ascolto delle persone e delle loro esigenze e far sì le loro esigenze possano essere portate alle istituzioni, perché solo così si possono fare scelte indirizzate ai bisogni”.

A livello nazionale, intanto, la colletta della Caritas continua a raccogliere il contributi di quanti vogliono dare una mano. “Le offerte giunte a Caritas italiana parlano di 21,6 milioni di euro - spiega La Regina -, contando anche il milione di euro messo a disposizione dalla Cei”. Risorse impiegate sui territori in vari modi, tra cui quello dei centri polifunzionali di comunità che serviranno non solo per le celebrazioni eucaristiche ma anche per accogliere attività educative o per gli anziani in strutture antisismiche. “Abbiamo già individuato dei luoghi - ha precisato La Regina -, ma dipende dai permessi e da dove le comunità verranno ricostruite”. In Caritas Italiana, intanto, si pensa anche a come fare per riattivare un’economia locale duramente colpita. “Stiamo pensando di fare un monitoraggio sulle attività economiche - spiega La Regina - per vedere cosa possiamo fare noi in linea sussidiaria. Per il momento tutte le aziende di trasformazione di prodotti alimentari sono riuscite a smaltire quel che avevano in magazzino, grazie anche alla solidarietà mostrata da tutta Italia, ma bisogna ricreare un percorso di persone che usano di questi beni per evitare che le attività si possano fermare. La neve e le nuove scosse, però, hanno fatto dei danni ulteriori, sia di natura umana e psicologica, che materiale”. 

Sui territori, intanto, la Caritas fa quel che può contro la neve. “E’ la prova più grande in queste - spiega Andrea Piscopo, dalla segreteria della delegazione regionale Caritas delle Marche -. Sia nell’ascolano che nella zona aquilana ci sono comunità con 70 centimetri di neve e la mancanza di energia elettrica da diverse ore: si va dalle 12 alle 36 ore. Un disagio che, ancor prima del terremoto, crea problemi anche nell’abitare in casa propria. Poi ci sono queste scosse ripetute e forti. Nelle zone dell’epicentro, a parte lo spavento, non ci hanno segnalano altro. Il problema è che hanno tantissima neve e quando ci sono scosse di questa magnitudo non si può neanche uscire di casa”. Con i collegamenti interrotti e l’energia elettrica fuori uso, le Caritas locali cercano comunque di avere notizie dai territori. “Non abbiamo spazzaneve o fuoristrada - racconta Piscopo -. Il nostro intervento è quello di conoscere, attraverso un meccanismo di rete, quali siano i disagi più grandi e informarci sulle eventuali necessità che emergono in questi momenti tra le parrocchie. Il nostro compito è badare agli ultimi. Per noi, ora, è urgente fare in modo che le persone accolte sulla costa, per lo più anziani, abbiano accanto delle persone che possano essere una presenza di ascolto”. (ga)

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