Una nuova vita in Italia per Barwako e la sua famiglia, grazie ai corridoi umanitari
- BOLOGNA – Il suo sogno è continuare ad andare a scuola, per poter fare l’insegnante da grande. Lei si chiama Barwako, ha 12 anni ed è somala. Con la sua famiglia è fuggita in Etiopia per sottrarsi alle violenze dei miliziani di Al Shabaab. Barwako però ha una malattia della pelle e da quando è ad Addis Abeba non va a scuola: durante il viaggio la malattia è peggiorata e, anche se una volta arrivate nel Paese che le ha accolte, la situazione è sotto controllo, la bocca della bambina è rimasta danneggiata e lei ha paura di farsi vedere. “Ogni volta che ci vado gli altri bambini mi insultano e mi tirano via il velo. Mi dicono di scoprirmi la bocca, io ho paura, non voglio che mi vedano”. Una speranza però c’è: Barwako è stata selezionata, insieme alla sua famiglia, per essere trasferita in Italia nell’ambito del programma dei Corridoi umanitari sostenuto da governo italiano e gestito da Comunità di sant’Egidio, Conferenza Episopale Italiana e le sue organizzazioni umanitarie, Caritas e Migrantes. Sono 2.500 le persone le mondo inserite nel programma. La storia di Barwako è raccontata da Unhcr.
Sono 193 i Paesi che, nel 2016, hanno adottato la Dichiarazione di New York, tra questi c’è anche l’Italia. La dichiarazione impegna a condividere le responsabilità per affrontare al crisi dei rifugiati nel mondo e aiutare le comunità ospitanti. Questo impegno include l’elaborazione di un Quadro di risposta globale alla crisi dei rifugiati (Comprehensive refugee response framework) che l’Etiopia ha lanciato a novembre e che tra i suoi obiettivi ha l’ampliamento delle opportunità per i rifugiati di accedere a Paesi terzi attraverso il reinsediamento e altre modalità, come i corridoi umanitari.
Attraverso il programma dei Corridoi umanitari, 5 mila rifugiati che vivono in Etiopia, che sono vulnerabili per motivi di età, salute o altri elementi personali o che hanno già legami familiari in Italia potranno ricostruire la propria vita. È quanto spera Kadija, la madre di Barwako, “sogno di andare in un posto dove trovare una casa e un po’ di pace, dove lei possa ricevere le cure necessarie e dove possiamo essere felici”. (lp)