Violenza, sale il numero di donne che chiedono aiuto ai centri in Emilia-Romagna
BOLOGNA – Sono 3.301 le donne seguite dai 13 centri antiviolenza del Coordinamento regionale, di cui 2.796 si sono rivolte a uno dei centri del territorio tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2014 (erano 2.403 nel 2013), mentre 505 continuano i percorsi iniziati negli anni precedenti. Sono quasi 3 mila le donne che hanno subito violenza, di cui il 35,7% di origine straniera. Quattro le vittime di femicidio in regione nel 2014, a cui si aggiungono 6 tentati delitti (115 i casi a livelli nazionale). Sono alcuni dei dati sull’accoglienza delle donne nei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna e sui femicidi (questi raccolti dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna) presentati oggi in Regione in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.
“Per combattere questo fenomeno abbiamo messo in campo una rete che riunisce istituzioni, servizi sanitari dei Comuni, associazioni, forze dell’ordine e stiamo lavorando su educazione e informazione – ha detto Emma Petitti, assessore alle Pari opportunità della Regione – Così come va avanti il lavoro per il Piano regionale contro la violenza alle donne, che a breve presenteremo, e che servirà a consolidare il sistema dei centri antiviolenza territoriali, a sostenere la prevenzione e a istituire un monitoraggio costante attraverso il nuovo oservatorio regionale”. Per il supporto alle vittime di violenza, in Emilia-Romagna è attivo un sistema di servizi articolato, fatto di 23 centri antiviolenza, a cui se ne aggiungeranno 2 che apriranno nel 2016 nel modenese. Sono inoltre attivi 59 sportelli antiviolenza territoriali e 28 case rifugio, comprese le 3 nuove che apriranno nei prossimi mesi (2 nel riminese e 1 nel modenese). Nel 2015 la Regione ha ripartito 1,2 milioni di euro provenienti dal Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità tra i Comuni sedi di case e centri antiviolenza per finanziare o ampliare servizi già attivi (854 mila euro) sia per aprire nuovi centri o case rifugio (346 mila euro). Il Piano regionale contro la violenza di genere previsto dalla Legge regionale 6/2014 andrà in discussione nelle Commissioni assembleari ed entrerà in vigore nel 2016 e ha come obiettivo la prevenzione e il contrasto della violenza di genere attraverso il rafforzamento del sistema di protezione.
Dai dati emerge anche che le donne accolte nel 2014 dai Centri del Coordinamento regionale sono in gran parte sposate o conviventi, quasi l’80% è madre. I figli sono 3.173, di cui la metà è stata a sua volta vittima di violenza diretta o assistita. Per quanto riguarda le violenze subite, il 91,2% delle donne ha subito violenze di tipo psicologico, il 67,8% di tipo fisico, il 41,2% economiche e il 14,3% sessuali. Nella maggior parte dei casi gli autori delle violenze sono partner o ex. Le donne che si rivolgono a un centro antiviolenza chiedono soprattutto informazioni (il 51%) e un aiuto a uscire dalla violenza (41-45%). Due su 10 chiedono consulenza o assistenza legale. Sono 187 le donne ospitate nelle case rifugio, i figli 205. In media sono stati accolti per 104,4 notti. Dal 2011 sono stati avviati anche progetti per il trattamento degli uomini maltrattanti. Sono 4 i centri attivi, 2 quelli pubblici (Modena e Parma all’interno delle attività dei consultori familiari) sostenuti dalla Regione. Nel 2014 il Centro Liberiamoci dalla violenza di Modena ha avuto 381 contatti: 129 uomini hanno chiesto informazioni o un appuntamento, 54 persone si sono rivolte al centro per possibili invii di coniugi o compagni, 198 fra professionisti, giornalisti, avvocati, studenti hanno chiesto informazioni, 24 sono stati i trattamenti conclusi. A Parma dal primo gennaio 2015 sono 15 le persone che si sono rivolte al centro: 8 uomini hanno effettuato un primo colloquio e 5 sono i trattamenti in corso.
Un grande striscione con scritto “Ma l’amore non c’entra, 25 novembre giornata internazionale contro la violenza alle donne” sarà esposto all’ingresso dell’edificio dell’Assemblea legislativa e al primo piano verrà predisposto un percorso grafico per ricordare i principali dati sia sulla violenze alle donne che sull’attività dei centri. È la campagna organizzata dall’Agenzia di informazione e comunicazione della Giunta regionale in collaborazione con l’assessorato alle Pari opportunità. Tra gli obiettivi prioritari della Regione contro la violenza c’è l’attenzione alla formazione e alla sensibilizzazione delle nuove generazioni. Per questo è stato finanziato un progetto dell’associazione “Il progetto Alice” rivolto agli studenti di 10 scuole superiori, che ha preso il via in questi giorni e presto sarà esteso ad altre scuole. Il progetto sarà al centro del convegno “Primo passo educare” promosso in Regione il prossimo 25 novembre. “Prevenzione, cultura, alleanze forti e solide sono la base per la costruzione di politiche di contrasto alla violenza e per creare un fronte compatto tale da sradicare questo fenomeno odioso – ha sottolineato Roberta Mori, presidente della Commissione regionale per la parità e i diritti delle persone – In qualità di coordinatrice degli organismi di parità delle Regioni, sto lavorando a un accordo con il Dipartimento Pari opportunità del governo che potenzi l’intervento in materia di lavoro, contrasto alla violenza e piena attuazione della Convenzione di Istanbul mediante una legge quadro nazionale. In occasione del 25 novembre faremo insieme un altro passo conrontandoci e discutendo in particolare del ruolo e dell’importanza dell’educazione alla parità, partendo dai giovanissimi e dagli adolescenti”. (lp)