16 maggio 2017 ore: 12:49
Welfare

Welfare aziendale: buoni pasto, assicurazioni e flessibilità tra le misure più diffuse

Rapporto "Il lavoro a Milano". Non sono molte le aziende che hanno adottato misure di welfare: 3 su 10. Tra gli strumenti più diffusi ci sono i buoni pasto, le assicurazioni sanitarie e la flessibilità degli orari di lavoro. Poche invece le aziende in cui ci sono forme di sostegno per lo studio dei figli o per la maternità

MILANO - Sono i buoni pasto la forma di welfare aziendale più diffusa tra le imprese di Milano, Monza e Lodi. Seguono le assicurazioni sanitarie, i buoni carburante e la flessibilità degli orari di lavoro. È quanto emerge dal rapporto "Il lavoro a Milano", curato da Assolombarda, Cgil, Cisl e Uil. Non sono molte le aziende che hanno adottato misure di welfare: 3 su 10. Nel 40% dei casi si tratta di imprese con più di 100 dipendenti, mentre tra le piccole (meno di 25 addetti) sono l'8%. Tra quelle che non hanno forme di welfare, il 32% afferma che "ci sta pensando", forse attratte dalle agevolazioni previste dalla leggi di stabilità del 2016 e del 2017, affidate però alla contrattazione. "Il welfare aziendale sta diventando col tempo uno strumento per creare un clima migliore all'interno delle imprese, per valorizzare i dipendenti e venire incontro al loro benessere complessivo -ha spiegato Luca Pesenti, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore, alla presentazione del rapporto questa mattina- Se è invece legato solo alle agevolazioni, rivela una visione a corto raggio che a lungo andare non paga".  

Il welfare aziendale è legato, almeno per ora, a strumenti tradizionali, come appunto i buoni pasti o la mensa (nel 90% delle aziende) o a forme di assicurazioni sanitarie o previdenziali (72%). Il 56% delle imprese offre anche buoni carburante. Sono molte di meno invece quelle che hanno adottato misure più innovative, come la flessibilità degli orari di lavoro, circa il 41%, o lo smartworking (ossia la possibilità di lavorare da casa) con solo il 4%. Il 23% ha previsto la copertura parziale o totale delle spese sostenute dai dipendenti per l'istruzione dei figli. Molto bassa, 16%, anche la percentuale di imprese in cui ci sono forme di integrazione al trattamento di maternità obbligatoria o facoltativa. (dp)

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