Pippo, campione paralimpico, e i suoi piccoli arcieri: "Fiero di allenare"
Pippo Carruba. Foto di Roberto Corallo
Pippo Carrubba. Foto di Roberto Corallo |
- Sono ancora molto giovani ma promettono bene e hanno già vinto dei titoli partecipando a gare regionali e nazionali. Alla guida dei piccoli Arcieri mediterranei, con grande tenacia e passione, c’è Pippo Carrubba, atleta paraplegico di 55 anni, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Sydney nel 2000. La sua storia è raccontata nel numero di dicembre 2017-gennaio 2018 del magazine Superabile Inail.
Nata nel 1992, la scuola di tiro con l’arco dell’Associazione sportiva dilettantistica arcieri mediterranei (Asdam) si trova a Vittoria, in provincia di Ragusa, ed è riconosciuta dalla federazione sportiva nazionale. In Sicilia ci sono16 associazioni di tiro con l’arco. Pippo Carrubba è istruttore federale regionale della scuola. I ragazzi, oltre ad allenarsi in una palestra, usufruiscono anche di un’ampia area esterna, concessa in comodato d’uso dal Comune. L’associazione si avvale di alcuni fondi regionali, ma prevalentemente si autofinanzia con il contributo delle famiglie degli atleti. In questo momento alla scuola partecipano 15 bambini e adolescenti fra gli otto e i 16 anni, a cui si aggiungono cinque adulti dai 23 ai 50 anni.
“Mi piace lavorare con i giovanissimi e sono fiero di allenare questa bella squadra. È impegnativo aver a che fare con i bambini e gli adolescenti ma, a poco a poco, prima sotto forma di gioco e poi di allenamenti graduali, riesco a motivarli: nello sport gli obiettivi si raggiungono solo attraverso forza di volontà e concentrazione – dice con soddisfazione Carrubba –. Per il momento l’unico disabile sono io, perché sono tutti normodotati, ma qualora voglia partecipare qualche ragazzo con disabilità la porta sarà sempre aperta”.
Pippo è una persona molto serena: quando parla della sua storia, sorridendo, il suo volto si illumina. Infatti grazie all’attività sportiva l’atleta siciliano, rimasto paraplegico dopo un grave incidente stradale, è riuscito a riabbracciare nuovamente la vita. “Con lo sport mi si è aperto un mondo – racconta –. Grazie soprattutto a chi mi ha voluto bene, sono riuscito a superare la prima fase di abbattimento forte. Oggi mi sento di dire ai giovani che rimangono con gravi disabilità di non cadere nella disperazione, perché è proprio recuperando la forza di reagire che si troveranno altre porte aperte con nuove opportunità e belle soddisfazioni”. Dal 1989, a causa di un grave incidente in moto mentre tornava dal lavoro, a soli 27 anni la sua esistenza è completamente cambiata. Per le fortissime lesioni a carico della colonna vertebrale ha rischiato di morire, ma un’operazione delicatissima lo ha salvato. “Per me, che ero sportivo da sempre, la sopravvenuta disabilità ha fatto inizialmente crollare il mondo addosso. Quando è successa la tragedia – ricorda – ero già sposato con un bimbo di sei mesi. Specialmente mio figlio, allora neonato, mi ha fatto pensare che dovevo andare avanti soprattutto per lui, nonostante questa grave disabilità. Avevo la responsabilità di essere padre e di non farlo soffrire a causa del mio stato”. Così, dopo una lunga riabilitazione, nel 1990 Carrubba inizia a provare diverse attività sportive a Vittoria. “Non conoscevo assolutamente la possibilità per i disabili di fare sport. Ho iniziato a praticare il tiro con l’arco, che mi ha appassionato sempre di più”. Alla fine del ’91 è stata costituita l’Asdam, di cui è presidente. L’Inail lo ha aiutato, fornendogli il secondo arco per gareggiare. “L’assistenza dell’Istituto l’ho scoperta in un secondo momento, attraverso la professionalità di medici e assistenti sociali che si sono dedicati pienamente a me, e continuano a farlo”.
Da autodidatta, “con allenamenti intensi, dopo due anni circa da quando iniziai a cimentarmi con il tiro con l’arco, arrivarono i risultati importanti gareggiando sia con i normodotati sia con i disabili”, riferisce l’atleta ora anche allenatore. “Nel 1997 fui convocato dalla Nazionale della Fisd (Federazione italiana sport disabili, adesso trasformata in Comitato italiano paralimpico) per partecipare ai campionati europei a Spello, vincendo i primi due titoli, assoluto e di squadra”. Il percorso agonistico lo porta nel 2000 a conquistare la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Sidney. “Questa vittoria la ricordo come un sogno – dice ancora commosso –, perché è stata un’esperienza unica e indimenticabile. In quell’occasione rimasi molto impressionato da quante persone con gravi disabilità gareggiassero per i diversi sport. Impressione che, però, si trasformò in energia e coraggio nel dare il meglio di me stesso, fino a vincere”. Per il momento l’atleta ha dovuto sospendere gli allenamenti personali, per una terapia specifica a causa di una contrattura cervicale, ma spera di riprenderli al più presto. “Lo sport è nuova vita anche se prima di tutto è divertimento, perché ti libera da tanti pesi e preoccupazioni. Poi chi lo fa a livello agonistico sviluppa delle competenze che lo aiuteranno anche in tanti altri campi – conclude –. Anche nel lavoro e negli affetti mi ritengo una persona molto fortunata. Per il momento, infatti, gestisco un panificio con la mia compagna e anche da questo punto di vista, dopo essermi rimesso in gioco, mi sento molto soddisfatto”.