19 settembre 2016 ore: 11:42
Disabilità

Rio 2016, sono Paralimpiadi cinesi: più di cento i titoli conquistati

La Cina trionfa nel medagliere, Gran Bretagna e Ucraina tengono in alto l’Europa con il secondo e terzo posto. Gli Stati Uniti chiudono quarti. All’Australia la volata per il quinto posto, il Brasile padrone di casa chiude ottavo proprio davanti all’Italia
Rio 2016 Paralimpiadi Atletica Carrozzina

- ROMA – Cina ancora davanti a tutti, Gran Bretagna ottima seconda, splendido terzo posto per l’Ucraina che tiene dietro per un soffio gli Stati Uniti, con l’Australia che va a prendersi l’ambito quinto posto finale dietro le quattro nazioni nettamente più forti del mondo paralimpico. E’ un medagliere pieno di conferme ma con qualche interessante novità quello che viene cristallizzato con la fine delle gare delle Paralimpiadi di Rio 2016. I rapporti di forza si sono sostanzialmente confermati rispetto a quattro anni e la differenza più grande è quella che si conosceva già in partenza: l’assenza della Russia, esclusa alla vigilia per doping (Russia che a Londra 2012 si era piazzata al secondo posto, con 103 medaglie, di cui 36 d'oro). Fanno bene Germania e Olanda, risultato soddisfacente anche per il Brasile, seppur inferiore alle speranze della vigilia, e orgoglio Italia al nono posto davanti alla Polonia.

Di tutte le medaglie di Rio 2016, il 44% è stato vinto da paesi europei, il 26% da paesi asiatici e il 17% da paesi delle Americhe. L’Oceania è riuscita a portarsi a casa il 6% delle medaglie in palio, tante quante sono finite nell’intero continente africano.

Ancora una volta, dunque, è stato dominio Cina. Per la quarta Paralimpiade di fila, è il paese asiatico a chiudere in testa il medagliere a gare concluse: sempre primi dall’edizione di Atene 2004, i cinesi sul filo di lana riescono anche a superare il totale di medaglie che avevano stabilito a Londra 2012, quando erano saliti sul podio 231 volte. A Rio 2016 le medaglie complessive sono 239, e per la prima volta nella sua storia la Cina riesce anche a superare quota 100 ori. A Londra i titoli paralimpici erano stati 95, qui a Rio ne sono arrivati 107. Il medagliere finale parla di 107 ori, 81 argenti e 51 bronzi.

Al secondo posto quattro anni fa c’era la Russia, che aveva preceduto d’un soffio i padroni di casa della Gran Bretagna. Britannici che si confermano ai vertici, arrivando secondi nel medagliere con un balzo assolutamente formidabile. Se a Londra le medaglie erano state 120 con 34 ori, qui a Rio ne sono arrivate 147, e con un numero di medaglie d’oro strabiliante, ben 64, cui si aggiungono 39 argenti e 44 bronzi. E’ l’onda lunga della programmazione paralimpica per l’edizione di casa, che continua a dare effetti anche sul medio periodo. Oggi la Gran Bretagna è la seconda potenza paralimpica mondiale, capace di distanziare nettamente le altre nazioni che alla vigilia si giocavano le migliori posizioni del medagliere.

Al terzo posto, riesce a conservare la posizione dopo averla occupata praticamente per tutti i primi dieci giorni di gare l’Ucraina, che conquista un totale di 117 medaglie, di cui 41 d’oro, 37 d’argento e 30 di bronzo. Rispetto a quattro anni fa il bottino è sensibilmente migliorato (oltre 30 medaglie, di cui nove d’oro, in più) e l’assenza della Russia consente di issarsi al terzo e non più al quarto posto finale.

A proposito di quarto posto, ecco gli Stati Uniti d’America, che arrivano ad una sola medaglia d’oro di distanza dall’Ucraina: per loro ci sono 40 ori, 44 argenti e 31 bronzi, per un totale di 115 medaglie. Un risultato lusinghiero, con una ventina di medaglie in più di Londra 2012 e due posti scalati nel medagliere: certo, il movimento paralimpico statunitense si conferma comunque incapace di riprendersi quel ruolo di primissimo piano che manca dall’edizione di Atlanta ’96. Da allora veleggia fra terzi, quarti, quinti e sesti posti, faticando decisamente di più rispetto alle competizioni olimpiche. I due posti guadagnati sono il frutto dell’assenza della Russia e di un sorpasso all’Australia (che a Londra aveva preceduto gli States) che pare però più demerito degli australiani che merito degli statunitensi.

La lotta per il quinto posto finale si risolve appunto con la vittoria dell’Australia, che si porta a casa 22 ori, 30 argenti e 29 bronzi, per un totale di 81 medaglie complessive. Sono cinque in meno rispetto a quattro anni fa, e soprattutto per strada si sono perse ben dieci medaglie d’oro, che pesano assai sul risultato finale. Migliora la posizione anche la Germania, che a Londra era arrivata ottava e qui a Rio si posiziona al sesto posto assoluto: in termini numerici però la spedizione tedesca non fa meglio di quella dell’edizione precedente, giacché i 18 ori, 25 argenti e 14 bronzi di Rio (per un totale di 57 medaglie) sono un bottino lievemente inferiore a quello conquistato a Londra, quando le medaglie complessive erano state 66 (con sempre 18 titoli paralimpici).

Dal decimo posto di Londra sale fino al settimo l’Olanda, e qui il miglioramento c’è tutto perché le 39 medaglie londinesi (con 10 ori) diventano 62, con 17 ori, 19 argenti e 26 bronzi. E’ da Atene 2004 che gli olandesi si migliorano, ma la progressione registrata nelle ultime due edizioni (2012 e 2016) è davvero degna di nota.

Per il Brasile padrone di casa alla fine della fiera c’è un ottavo posto assoluto, che lascia un po’ l’amaro in bocca sia perché l’obiettivo fissato per la Paralimpiade di casa era quella di riuscire ad entrare fra le prime cinque nazioni, sia perché la quinta posizione è stata effettivamente occupata dal Brasile per tutta la prima settimana di gare: i verde-oro ci avevano fatto la bocca. I numeri però alla fine parlano di 14 ori, 29 argenti e 29 bronzi, per un totale di 72 medaglie complessive: il miglioramento è netto dal punto di vista dei podi complessivi (a Londra erano stati solo 43) ma con il particolare che si sono persi per strada ben sette titoli paralimpici, visto che nella Paralimpiade britannica erano state 21 le medaglie d’oro raccolte. Il Brasile, che a Londra aveva concluso settimo, è così la prima nazione finora incontrata ad aver peggiorato la propria posizione finale nel medagliere rispetto a quattro anni fa.

Ed eccoci all’Italia. Gli azzurri entrano nel ristretto numero di nazioni capaci di portarsi a casa almeno dieci medaglie d’oro: a Londra erano state 11, qui a Rio 9. Con 10 ori, 14 argenti e 15 bronzi e 39 totali l’Italia migliora la 13esima posizione di Londra, quando aveva vinto 9 ori, 8 argenti e 11 bronzi (28 totali). In termini di medaglie è il miglior risultato da Sydney 2000 in poi (bisogna risalire ad Atlanta per trovare una prestazione migliore, con 45 medaglie) mentre riguardo alla posizione nel medagliere l’ultima volta che gli azzurri erano arrivati nella top ten era stata la bellezza di 44 anni fa, Heidelberg1972. L’Italia ha ragione di essere felice del risultato.

Al decimo posto finale arriva la Polonia, che grazie ai 18 argenti con 12 bronzi riesce a guidare il piccolo gruppetto di quattro nazioni che sono riuscite a portarsi a casa 9 medaglie d’oro. I podi complessivi per i polacchi sono gli stessi dell’Italia, 39. La Spagna, che arriva undicesima, abbina ai nove ori 14 argenti e 8 bronzi (31 totali), e riesce a precedere la Francia, che chiude dodicesima con 9 ori, 5 argenti e 14 bronzi per un totale di 28 medaglie. Quella di Rio è la seconda Paralimpiade consecutiva in cui gli azzurri riescono a precedere spagnoli e francesi, che a Londra erano stati rispettivamente diciassettesimi e sedicesimi. Entrambe le squadre hanno vinto a Rio un oro in più rispetto a Londra (nove invece che otto) ma hanno perso parecchie medaglie nel computo totale: 11 la Spagna e ben 17 la Francia.

Al tredicesimo posto troviamo la Nuova Zelanda con 9 ori, 5 argenti e 7 bronzi (era stata 21esima a Londra) e al quattordicesimo c’è il Canada, che chiude con 8 ori, 10 argenti e 11 bronzi, in risalita rispetto alla 20esima posizione di Londra. Scivola dall’undicesimo al 15esimo posto l’Iran, che conserva però intatto il tesoro di 24 medaglie totali, qui a Rio 8 ori, 9 argenti e 7 bronzi.

Se volete un esempio di come dal quasi niente si possa programmare e ottenere risultati in ambito paralimpico pensate all’Uzbekistan, che quattro anni fa da Londra si era portato a casa appena un argento (67esimo posto nel medagliere) e a Rio de Janeiro invece ha avuto la forza di mettersi al collo 8 medaglie d’oro, 6 d’argento e 17 di bronzo, per un totale di 31: è un balzo di 51 posizioni, certamente da ammirare, anche perché non è merito di un solo atleta, come spesso accade quando spuntano nazioni dal niente. Qui gli otto ori (che arrivano da judo, atletica e nuoto) sono stati vinti da otto atleti diversi: segno di una presenza ai vertici frutto di una programmazione che ha funzionato.

A proposito di nazioni che ottengono il meglio, la Nigeria porta a casa 12 medaglie, ma di queste otto sono d’oro (con 2 argenti e 2 bronzi) e valgono il 17esimo posto assoluto nel medagliere davanti a Cuba, 18esima con 8 ori, 1 argento e 6 bronzi. Per la Nigeria si tratta di un miglioramento dal 22esimo posto di Londra, per Cuba di un peggioramento dal 15esimo di Londra. Al 19esimo posto del medagliere c’è un esempio di nazione che affida le proprie sorti quasi solo ad un atleta: è la Bielorussia, che chiude con 8 ori e 2 bronzi. La quasi totalità arriva dalla piscina, con Ihar Boki capace di vincere sei ori e un bronzo e di laurearsi come l’atleta in assoluto più medagliato di Rio 2016. In 20esima posizione c’è la Corea del Sud, con 7 ori, 11 argenti e 17 bronzi, per 35 medaglie complessive: sono sei in più rispetto a quattro anni fa, ma a Londra aveva chiuso al 12esimo posto. A seguire, fino alla trentesima posizione, ci sono Tunisia, Sudafrica, Thailandia, Grecia, Belgio, Slovacchia, Algeria, Irlanda, Messico e Egitto.

Sono in tutto 63 le nazioni che hanno conquistato almeno un titolo paralimpico, e dunque una medaglia d’oro, mentre sono 83 quelle che sono andate almeno una volta a podio, portandosi a casa almeno una medaglia. A Londra questi due valori erano rispettivamente di 57 e di 75, il che significa che è aumentato il numero di nazioni capace di ottenere anche un solo risultato agonistico degno del podio alla Paralimpiade.

Come detto è Ihar Boki l’atleta più decorato con sei ori e un bronzo, in una classifica monopolizzata dai nuotatori: ci sono l’ucraino Maksym Krypak con cinque ori e tre argenti, il cinese Wenpan Huang con cinque ori e un argento, l’altro ucraino Ievgenii Bogodaiko con 4 ori, 3 argenti e 2 bronzi, e il brasiliano Daniel Dias con quattro ori, tre argenti e 2 bronzi. Bisogna arrivare al sesto posto per cambiare registro: con quattro ori e due argenti nell’atletica c’è una donna, la statunitense Tatyana McFadden.

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