7 marzo 2014 ore: 15:41
Immigrazione

8 marzo, da Migrantes e Cipsi vicinanza alle donne ucraine e africane

Dalla Fondazione Migrantes solidarietà alle donne e madri ucraine per la drammatica situazione che vive il loro Paese. Il Cipsi ricorda invece la lotta quotidiana delle donne africane per la democrazia e i diritti: “Non lasciamole sole, c’è bisogno del sostegno di tutti”
Donna Ucraina con bandiera dell'Unione europea

ROMA – In occasione della festa della donna, la Fondazione Migrantes esprime la sua vicinanza a tutte le donne migranti, italiane e straniere, ricordando in particolar modo le donne e madri ucraine, in ansia per le proprie famiglie e i propri figli, per la drammatica situazione del Paese. L’Ucraina detiene anche una delle più alte percentuali di componente femminile tra gli immigrati (80%), seguita dal Brasile (73%), dalla Repubblica moldava (67%), dal Perù (60,5%), dall’Ecuador (59%).

Seguendo l’appello di Papa Francesco in diverse città italiane, come Genova, Roma, Milano, Firenze, Prato, Novara, Treviso, i vescovi e le comunità cattoliche ucraine stanno seguendo gli eventi con momenti di incontro e di preghiera, che nella giornata di domenica 9 marzo si estenderanno anche a tutte le parrocchie italiane. “La speranza è che i rapporti diplomatici in corso tra le grandi potenze coinvolte e l’impegno dell’Europa, possano portare a una situazione pacifica delle tensioni in corso – dichiara la fondazione - . Diversamente, potremmo assistere a un esodo familiare dall’Ucraina che, in tal caso, dovrà essere sostenuto da un adeguata politica e da strumenti efficaci, sia in Italia che in Europa”.

Migrantes ricorda anche le donne italiane migranti, che arrivano quasi a quota 35 mila su un totale di 80 mila espatri. Di queste, la metà hanno un diploma superiore o la laurea, e vanno ad aggiungersi alle oltre 2 milioni di cittadine italiane che vivono all’estero. Sono invece circa 2 milioni e mezzo le donne che migrano nel nostro Paese: si tratta di giovani, madri, lavoratrici, imprenditrici, molte delle quali finiscono vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo.

Ad esprimere vicinanza alle donne africane è invece il Cipsi, il coordinamento di associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale, che ricorda la loro lotta quotidiana a sostegno della democrazia e dei diritti. “Nonostante l’assegnazione del Nobel della Pace a 3 donne, due africane e una yemenita, i problemi non sono risolti e continuano a pesare sulle loro teste. La lotta quotidiana delle donne è per la democrazia e per i diritti. Non lasciamole sole, c’è bisogno del sostegno di tutti”, dichiara il presidente Cipsi Barbera. Sabato 8 marzo sarà dunque un’occasione per ribadire i loro diritti. Così a Pikine, in Senegal, dove è nata la candidatura delle donne africane al Premio Nobel della Pace, per la prima volta le donne saranno insieme a manifestare per la Festa della donna, per chiedere il giusto riconoscimento e celebrazione del ruolo delle donne e dei loro diritti in tutto il mondo.

“Le donne sono, ancora oggi, ovunque, quelle che maggiormente hanno su di sé il carico della responsabilità familiare, dei bambini e delle persone non autosufficienti, e più generalmente dell’economia di cura, in particolare in Africa – continua Barbera - . I dati lo dicono con chiarezza. Le donne sembrano essere invisibili, così come i loro diritti e la loro povertà. Dati Istat dicono che il nostro è un Paese in cui negli ultimi anni circa 800.000 donne hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere nel corso della loro vita professionale, in seguito alla nascita di un figlio”.

“Anche gli interventi di cooperazione internazionale non devono essere assistenza ma affiancamento e sostegno alla crescita per la tutela dei diritti – conclude Barbera - . Abbiamo continuato a sostenere in Senegal  il lavoro del guichet: è lo sportello di servizi per le donne del Comune di Pikine Est, alla periferia di Dakar, finalizzato a costruire condizioni più favorevoli per le donne in termini di pari opportunità, diritto e accesso al lavoro, supporto e integrazione sociale, per dare risposte anche per altri problemi, come: istruzione, salute, difesa della legalità. È stato aperto anche uno sportello giuridico con il Pides. E in Camerun proseguono  i risultati della campagna Noppaw. È nata una Scuola di Formazione professionale per  donne e ragazze, con un concetto innovativo, specializzato nella formazione per donne e ragazze nei settori dei diritti umani, cultura della pace, imprenditorialità femminile. Ma la cosa più bella è vedere le donne africane in piazza oggi a festeggiare i loro diritti e far conoscere il loro ruolo. L’Africa è un continente che danza, che canta, che vive e persegue la difficile costruzione della pace, attraverso il cammino instancabile delle sue donne”. 

 

 

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