1 marzo 2017 ore: 15:40
Immigrazione

"Alta frequenza", la web radio dei ragazzi migranti di Bologna

Nata da un’idea di Caterina Pisto e Mosaico di solidarietà onlus, trasmette per abbattere le barriere e i pregiudizi. Una ventina i ragazzi coinvolti nella programmazione: italiani, seconde generazioni e profughi. Come Brahim dal Marocco, René dal Mali e Taye dal Senegal
Radio alta frequenza 1

Alta Frequenza al festival It.a.cà

Alta Frequenza al festival It.a.cà
Radio alta frequenza 1

BOLOGNA - Una web radio partecipata fatta da ragazzi migranti, seconde generazioni e giovani italiani. Uno spazio per raccontare chi sono e da dove vengono, - alla scoperta dei talenti, delle culture e delle aspettative di ognuno, contro le barriere e i pregiudizi. Si chiama “Alta frequenza – la radio che accorcia le distanza”, ed è un’idea di Caterina Pisto, coordinatrice del progetto, e di Mosaico di solidarietà onlus, che da vent’anni lavora nel bolognese per favorire l’inclusione sociale, in collaborazione con Arc-en-ciel onlus. “Inizialmente abbiamo coinvolto i ragazzi di origine straniera ospiti delle strutture d’accoglienza gestite dalla cooperativa Arca di Noè e i minori stranieri non accompagnati accolti al Villaggio del fanciullo – spiega Pisto –. Poi abbiamo esteso il progetto alle seconde generazioni e ai coetanei italiani”.

“Alta frequenza” ha mosso i primi passi lo scorso maggio. Il nome prende spunto dalla nozione di lunghezza d’onda, di frequenza e di come esse siano correlate. Maggiore è la frequenza, minore è la lunghezza d’onda: più onde si creano, più corta diventa la distanza tra loro. “La nostra idea è di diventare uno strumento per l’avvicinamento e la riduzione delle distanze. Saremo onde virtuose contro l’esclusione sociale di profughi e richiedenti asilo”. Una ventina i ragazzi coinvolti, una decina quelli fissi, tutti tra i 17 e i 25 anni. Nella maggior parte dei casi, i giovani migranti vengono dall’Africa centrale: Mali, Gambia, Senegal, Sierra Leone soprattutto, ma ci sono anche pakistani e marocchini. Come Brahim, 22 anni, arrivato a Bologna a 7 anni con la mamma e la sorella per ricongiungersi al padre: “Sono uno dei giovani di ‘nuova’ generazione, non mi piace l’espressione ‘seconda’ generazione. Mi piace sfruttare tutte le occasioni che mi si presentano, per questo sono anche parte di Next Generation Italy (associazione senza fini di lucro che promuove l’inclusione delle nuove generazioni, ndr) Grazie a questo progetto ho incontrato persone dolcissime che mi hanno insegnato tanto. Ho fatto qualche intervista, ma mi occupo soprattutto della parte tecnica. Facevo il rapper, avevo imparato a creare beat musicali: sono rimasto in quell’ambito”.

A sinistra Brahim
Radio alta frequenza 3

“Siamo partiti con un momento di formazione, curato da SoundLab e Sfera Cubica, per gli aspetti tecnici, redazionali e di comunicazione – continua Pisto –. Poi abbiamo cominciato la programmazione: interviste, approfondimenti, spesso dedicati a eventi della città”, come in occasione del festival per Wislawa Szyborska, del Festival It.a.cà, del festival Naufragi Porte Aperte. Ventitre puntate in tutto. “In media ci vediamo 2 volte a settimana: i ragazzi propongono spunti di riflessione e decidiamo di cosa parlare nella puntata successiva”. Le puntate realizzate sono diffuse in streaming su Spreaker, una piattaforma di ascolto libera e gratuita. “Sono entusiasta di questo progetto: mi aiuta a raccontare quello che ho dentro – racconta René, 22 anni, originario del Mali, arrivato in Italia il 5 maggio del 2015 –. Sono felice di essere qui, ho trovato una vita migliore”. È d’accordo Taye, ventisettenne partito dal Senegal nel 2014 e arrivato in Italia a bordo di un barcone. Dopo due mesi all’Hub di via Mattei e un periodo a Villa Aldini, oggi vive al Pilastro e lavora nel mondo dell’elettronica: “Questa web radio è una grande opportunità per tutti. Mi ha fatto conoscere tante persone. Mi piace il mondo della tecnologia, sto anche seguendo un corso di informatica. Spero possa essere questo il mio futuro”.

Al centro René
Radio alta frequenza 2

“Credo che il punto forte di questo progetto sia l’idea di lavorare ‘con’ i ragazzi migranti, non ‘per’ i ragazzi migranti – riassume Pierluigi Stefani, presidente di Arc-en-ciel onlus –. Vogliamo sottolineare l’aspetto di reciprocità e meticciato, dove tutti hanno qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare”. (Ambra Notari)

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