4 gennaio 2018 ore: 14:45
Giustizia

"Anche i detenuti hanno un cuore": pranzo per chi è in difficoltà e lettera al Papa

L'iniziativa dei detenuti dell’Isola Solidale, struttura che accoglie persone agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine pena ma senza riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica
Pranzo epifania, isola solidale

ROMA – Una lettera a Papa Francesco e l'invito il prossimo 6 gennaio 2018 ad alcune famiglie in stato di disagio per festeggiare insieme l’Epifania. L'hanno scritta gli ospiti dell’Isola Solidale, struttura che da oltre 50 anni accoglie detenuti (grazie alle leggi 266/91, 460/97 e 328/2000) che hanno commesso reati per i quali sono state condannate, che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine penasi ritrovano privi di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica.

A firmare la lettera è stato Mario Gattuso, uno degli "ospiti" dell'Isola Solidale, il quale, dopo aver raccontato questa sua idea agli altri della struttura, ha deciso di scrivere al Pontefice così da farsi indicare alcune famiglie bisognose alle quali verrà offerto il pranzo, preparato con i prodotti che gli ex detenuti coltivano proprio presso l'Isola Solidale.

"Mi permetto di scriverLe - si legge nella lettera che Mario Gattuso ha rivolto a Papa Francesco - perché ho sentito da sempre la sua paterna vicinanza nonostante che molti non ci considerino più nemmeno esseri umani. Ci tengo ad essere chiaro, ho sbagliato ed è giusto che io paghi, ma credo che tutti dovrebbero avere una seconda opportunità. La mia è una storia lunga, fatta di scelte e di amicizia sbagliate, ma anche, mi creda Santità, di tanta sofferenza e solitudine. La nostra idea è quelle di ospitare queste famiglie qui a pranzo da noi con un menù semplice non ricercato, ma cucinato da noi con il nostro cuore. Ebbene sì anche i carcerati hanno un cuore e Lei Santità lo ha capito sin dal primo momento che ha deciso di andare a trovare i detenuti qui a Roma e in tanti dei Suo viaggi".

"Qui da noi – prosegue la lettera – coltiviamo la maggiore parte di quello che viene servito a tavola e credo che questa condivisione sia un segno di riconoscenza nei Suoi confronti che non ci ha mai abbandonato soprattutto con le Sue preghiere. A questo vorrei aggiungere anche che con questo pranzo vogliamo offrire un segno di speranza a quanti come noi sono detenuti con la convinzione che si possa cambiare guardando al futuro con fiducia".

 

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