“B. 180”: punta al mercato la birra fatta da persone con disturbi psichici
- CASERTA – Ha un aroma di agrumi essicati al sole e miele. È la birra B. 180, prodotta ad Alvignano in provincia di Caserta da 5 persone con disturbi psichiatrici, nell’ambito dei percorsi di inserimento lavorativo del Consorzio Co.Ri. pensati per dare loro la possibilità di sperimentare le proprie capacità e di conquistare l’autonomia, uscendo dall’assistenzialismo.
“Il nome è stato scelto per ricordare la legge Basaglia, la 180 del 1978, che ha portato alla chiusura dei manicomi”, racconta Costanzo Feo, rappresentante del Consorzio Co.Ri. Il progetto B. 180 è interregionale e coinvolge in totale una quindicina di pazienti psichiatrici tra la Campania, dove sono impiegati nella produzione di birra, e la Toscana, dove producono miele e manufatti in legno. Le persone impegnate nella produzione della birra hanno tra i 30 e i 50 anni e sono “ex manicomiali”, uscite dalle Strutture intermedie di residenza (Sir) che vivono in un gruppo appartamento ad Alife, sempre nel casertano. Il progetto è stato presentato a Expo, nel Padiglione Kip International School, nell’ambito della settimana organizzata da Res Int, la rete internazionale per l’economia sociale internazionale, e dedicata al rapporto fra cibo, inclusione ed economia sociale (dal 6 al 12 luglio).
Dalla macina dell’orzo e del luppolo all’etichettatura, le persone con disturbi psichiatrici partecipano a tutte le fasi della produzione con l’eccezione della bollitura, la più pericolosa, per via delle alte temperature. Insieme a loro nel birrificio ci sono gli operatori delle cooperative sociali e un mastro birraio che segue le varie fasi della produzione. “Il progetto non è solo commerciale, ma soprattutto sociale – spiega Feo – perché queste persone hanno potuto migliorare la loro vita sociale e quotidiana, impegnandosi in qualcosa che fa bene alla mente e allo spirito”. Chi volesse assaggiare la birra B. 180, al momento, può trovarla in alcuni ristoranti e pizzerie di Caserta e Napoli, ma l’intenzione è di ampliare la rete di diffusione per arrivare all’autofinanziamento.
Il Consorzio Co.Ri segue una decina di gruppi appartamento in provincia di Caserta, in ognuno vivono al massimo 6 persone uscite dalle Sir. Gli appartamenti sono gestiti dal terzo settore per la parte sociale e dall’Asl per la parte sanitaria e le persone sono seguite da operatori e dal loro psichiatra di riferimento. “Questi progetti sono importanti perché mirano a ridare a queste persone dignità, favoriscono la loro socialità e l’inserimento lavorativo e, non da ultimo, permettono un risparmio rispetto ai costi delle strutture residenziali di assistenza”, conclude Feo. (lp)