"Bimbe dagli occhi belli": 30 dispositivi oculari per comunicare
ROMA - Interagire con il mondo esterno e comunicare attraverso il semplice movimento degli occhi. È quello che potranno finalmente fare 30 bambine colpite dalla sindrome di Rett, che non sono in grado né di parlare né di muoversi, grazie agli speciali puntatori oculari Tobii I-Series. Dopo tre giorni di formazione dedicata a genitori e insegnanti, i dispositivi sono stati consegnati a Rimini da Airett (l’associazione italiana che dal 1990 riunisce i genitori che condividono e affrontano i problemi quotidiani legati alla sindrome di Rett) e Fondazione Vodafone Italia nell’ambito del progetto lanciato a luglio “Bimbe dagli occhi belli”. I puntatori oculari, in comodato d’uso, permetteranno alle bambine di interagire con il mondo esterno e far meglio comprendere i propri bisogni ai genitori.
Attualmente disponibili in due versioni (la 12'' e la 15''), i Tobii I-Series (questo il nome del dispositivo oculare) sono dispositivi portatili, simili a dei laptop, dotati di raggi infrarossi, posizionati alla base dello schermo e che consentono di leggere il movimento oculare e, quindi, di decifrare le scelte delle bimbe in risposta agli stimoli cui di volta in volta vengono sottoposte. Possono essere utilizzati sia in situazioni di gioco, che di comunicazione o di apprendimento. La loro innovazione consiste nel fatto che non comporta la necessità di indossare fasce o caschi. Inoltre, il dispositivo può essere portato a mano, appoggiato su un piano o installato su un supporto o un mezzo di trasporto, come ad esempio una sedia a ruote.
La sindrome di Rett è una malattia rara che si manifesta durante i primi anni di vita e colpisce prevalentemente le bambine, con un’incidenza stimata di circa 1 su 10.000 nati di sesso femminile. La sua scoperta è drammatica per le famiglie, che osservano le conseguenze della sindrome solitamente intorno al primo anno di vita: ritardo cognitivo, perdita della capacità motoria e incapacità di parlare sono i principali sintomi causati da questa malattia che colpisce in maniera progressiva il sistema nervoso centrale. Di qui l’espressione, “bimbe dagli occhi belli”, in base alla quale sarebbero gli occhi l’ultimo strumento utile a queste ragazze per comunicare. (ep)