"Blindly dancing" con le stelle. Il sogno e il metodo di Elena, che danza "al buio"
Elena Travaini
Elena Travaini |
ROMA – Hanno ballato “al buio” a Parigi, quando il buio, quello vero, non era ancora sceso sulla città. Ora balleranno “con le stelle”, per provare a coronare un altro sogno: Anthony ed Elena sono due ballerini che sanno ballare anche senza vedere e insegnano a farlo a chi, come loro, crede che la danza possa andare oltre ogni limite e ogni barriera. Lo sa bene lei, Elena Travaini, che non vede quasi nulla, a causa di un tumore alla retina: ma questo non le impedisce di ballare e di portare avanti un progetto di scuola di “danza al buio” anche per chi vede. Elena ha 28 anni e vive a Luino, in provincia di Varese. Nei prossimi giorni parteciperà alle selezioni di Ballando con le stelle, insieme al suo compagno, Anthony, che “vede benissimo, ma per fortuna ha occhi solo per me!”, ride mentre ci racconta la sua esperienza, la sua passione, i suoi progetti. Di lei si era occupata la trasmissione Rai "I 10 comandamenti" e ha parlato anche lastampa.it.
Studia danza da quando è piccola, Elena, tanto che ora è in grado di insegnare. E ha inventato una danza “speciale”, rivolta a chi voglia ballare come lei, concentrandosi sul corpo, sentendo ciò che è intorno, pur non potendolo vedere. E' nata da questa idea l'associazione Blindly dancing, di cui è presidente: qui Elena e Anthony insegnano danza a chi non vede, ma anche a chi vede e voglia provare l'emozione della “danza al buio”: una benda sugli occhi, “le istruzione date senza poter mostrare nulla, concentrandosi sul corpo e spendendo tutte le parole che servono, senza fretta e prendendosi il tempo necessario”. E' questo il “metodo” della “blindly dancing”, che nel luglio scorso Elena ed Anthony hanno portato anche a Parigi, insieme a venti ballerini ciechi e bendati:per girare il video di presentazione dell'associazione: video che oggi suscita emozioni ancora più forti, alla luce di quanto accaduto dieci giorni fa nella capitale francese, come osserva Noria Nalli nel suo blog su la Stampa.
“Blindly Dancing è un modo di vivere e un modo di pensare – spiega Elena - Un metodo d’insegnamento della danza accessibile a tutti in cui persone disabili e non condividono momenti di svago e apprendimento in un clima di uguaglianza. I ballerini con disabilità visiva infatti imparano a ballare e chi non ha disabilità, danzando bendato, impara a ballare calandosi nel buio. In questo modo vengono scoperte emozioni ,che attraverso il senso della vista spesso si tende a trascurare o a dimenticare. L’esperienza di danzare al buio – riferisce Elena - è passata attraverso migliaia di persone che ne sono rimaste estremamente entusiaste, emozionate, sorprese e profondamente toccate”. Elena e il suo compagno sono riusciti a “seminare” le proprie idee e il proprio metodo: hanno corsi di danza attivi di danza, svolgono stage in Europa e ora sognano di proporre tour di danza al buio nelle più belle piazze e location delle principali città europee e mondiali. “In ogni tappa – spiega Elena - si incontreranno gruppi di ballerini professionisti e amatoriali, che per alcuni minuti danzeranno “al buio” su diversi ritmi musicali, in questo modo si potrà sensibilizzare chi guarda ma senza invadere il suo spazio o rubare il suo tempo. La danza al buio viene utilizzata infatti come un mezzo per insegnare alle persone il valore del rispetto per se stessi e per gli altri, ricreare il rapporto di fiducia e di dialogo tra le persone, sensibilizzare il prossimo nei confronti di ciò che non conosce”.
Peccato che questo progetto incontri, proprio in Italia, grandi difficoltà. “Al momento Blindly dancing è un po' ferma, perché in Italia non si riesce a lavorare perché le scuole non sono disposte ad accoglier e agazzi con disabilità e questo tipo di insegnamento che richieste molto più tempo. Procediamo con le nostre cose, ci facciamo da soli le nostre coreografie e ora tenteremo il casting di Ballando con le stelle, ma abbiamo una possibilità su un milione. Intanto stiamo preparando anche percorsi didattici sui cinque sensi, che presenteremo nelle scuole”. Sogno nel cassetto? “Ballare al Teatro Centrale di Roma, che so essere diventato un ristorante. Mi piacerebbe portare uno spettacolo nella capitale, ma in un evento di gala, più che in un locale caraibico: ci piace pensare di poter portare ciò che facciamo in contesti di un gradino più elevato, per la portata del messaggio, che speriamo arrivi a tutti, vedenti e no. Ballerini e no”. (cl)