"Chi è Bologna?", rassegna fotografica per raccontare i migranti accolti in città
Rita Agboile, 27 anni. Nigeria
| Ouattara Moussa, 20 anni. Costa d'Avorio |
BOLOGNA - Dieci volti di persone, uomini e donne, in fuga dal loro Paese alla ricerca di un futuro migliore. Vengono dall’Africa, dal Bangladesh, dal Pakistan: sono ospiti dei centri di prima e seconda accoglienza per richiedenti asilo di Bologna. Sono immortalati nelle immagini di Davide Montenovi e Margherita Dametti, alias il Maestro e Margherita. Due scatti per ognuno – una versione enigmatica e una versione aperta – raccolti nella campagna fotografica ‘Chi è Bologna?’ visitabile fino al 26 novembre nel cortile d’onore di Palazzo D’Accursio. Ideata e realizzata dalla cooperativa sociale Arca di Noè e patrocinata dal Comune di Bologna, la mostra vuole dare voce a chi, invece, spesso preferisce restare in silenzio in una sorta di limbo.
“L’abbiamo concepita per sfidare il pregiudizio in favore della conoscenza – spiega Valentina Iadarola dell’Arca di Noè, ideatrice e curatrice della mostra –, per portare allo scoperto la vera natura di queste persone”. L’idea è nata quasi per caso: gli operatori della cooperativa e i fotografi erano in giro tra le diverse strutture d’accoglienza per raccogliere materiale fotografico per la promozione delle attività: “A un certo punto ci siamo chiesti: che messaggio vogliamo trasmettere? Come vogliamo far conoscere gli ospiti alla cittadinanza? Perché spesso, quegli uomini e quelle donne sono pensati con un’ombra negativa, spesso criptica. Abbiamo deciso di svelare il loro vero io, con tutte le speranze e le prospettive di persone assolutamente normali”.
| Rita Agboile, 27 anni. Nigeria |
Così, il primo scatto è un po’ più nascosto, interrogativo, per portare i visitatori a chiedersi chi sia quella persona. Il secondo, invece, è esplicito, e ritrae i protagonisti inseriti nel contesto cittadino, nei luoghi simbolo della città delle Due Torri. Per ogni coppia di immagini, qualche breve frase con nome, età e Paese d’origine, più un paio di informazioni per raccontare aspirazioni e sogni, attitudini e competenze. “Perché la professione è il primo passo per riacquisire una dignità che si sente perduta e per integrarsi in una società che nel lavoro vede uno dei suoi principi fondanti”, continua Iadarola. E la risposta dei migranti coinvolti è stata ottima: “L’hanno vissuta come una forma di riscatto, per smettere di sentirsi fantasmi e ospiti in città, non cittadini fino in fondo”.
Dopo essere stata esposta presso Piazzetta Pasolini in occasione del Festival Porte Aperte (8-11 ottobre 2015), la campagna sarà visitabile presso il cortile d'onore di Palazzo d'Accursio fino al 26 novembre, prima di essere installata nel mese di gennaio alla Rocca dei Bentivoglio a Bazzano. (Ambra Notari)
| Le foto in mostra a Piazzetta Pasolini |