"Cinevasioni", pronta la seconda edizione del festival del cinema in carcere
Nella foto (da sinistra) Angelita Fiore, Giusella Finocchiaro, Filippo Vendemmiati, Claudia Clementi
BOLOGNA - “Questa iniziativa è uno degli strumenti con cui realizziamo il nostro mandato e consentiamo ai detenuti di utilizzare in maniera proficua il tempo che trascorrono in carcere. Stiamo solo facendo il nostro lavoro”. Claudia Clementi, direttrice della Casa circondariale della Dozza di Bologna, presenta così il percorso di formazione e riabilitazione che, per il secondo anno consecutivo, porta il cinema in carcere attraverso il laboratorio “Ciak in carcere”, coordinato da Angelita Fiore, e il festival “Cinevasioni”, il primo si avvia verso la conclusione (l’ultimo incontro è in programma il 4 aprile) mentre il secondo si terrà dal 9 al 14 ottobre. “Il corso è un’esperienza molto significativa sia per chi vi partecipa sia per gli altri perché per loro rappresenta uno stimolo – aggiunge Clementi – I benefici ci sono per tutti non solo per i partecipanti, tanto che quando si parla della squadra di rugby è quella del carcere e lo stesso vale per il corso di cinema”. Sono una quindicina i detenuti, tra vecchi e nuovi, che seguono gli incontri della seconda edizione e che, a ottobre, diventeranno giurati per il festival. Nelle prossime settimane sarà annunciato il presidente di giuria (nella prima edizione era stato l’attore Ivano Marescotti).
“Se potessi parlare alla libertà, in questo momento le farei tante domande. Non saprei da dove cominciare ma potrei cominciare a dirle se sa di essere la cosa più desiderata al mondo”. Inizia così il testo di Pasquale Acconciaioco utilizzato dai corsisti della seconda edizione di “Ciak in carcere” per realizzare una videopoesia. Il corso è stato diviso in 2 parti: una destinata a fornire le conoscenze di base dell’analisi del film, privilegiando un punto di vista tecnico, un’altra più laboratoriale che prevede prove pratiche. I docenti sono stati il documentarista Lorenzo Hendel, i giornalisti Franz Giordano e Ivan Grozny, il regista e direttore della fotografia Andrea Dalpian, il regista Giorgio Diritti, lo sceneggiatore Fabio Bonifacci e il compositore Carlo Amato. Il 4 aprile termineranno gli incontri del laboratorio ma per i partecipanti il lavoro non è ancora finito. “Nelle prossime settimane vogliamo girare un corto all’interno del carcere – racconta Filippo Vendemmiati, direttore artistico del festival – basato sulla sceneggiatura scritta da Fabio Bonifacci, che è stato docente al corso, con suggerimenti, aneddoti, esperienze dei detenuti”. Nella prima edizione del corso, i partecipanti avevano realizzato la sigla del festival.
Nella foto (da sinistra) Angelita Fiore, Giusella Finocchiaro, Filippo Vendemmiati, Claudia Clementi |
Il festival prevede 5 giorni di proiezioni più il sabato con la proclamazione del film vincitore. Una decina le pellicole in concorso, con registi e attori chiamati a presentare le loro opere e a sottoporsi alle domande della giuria formata da detenuti e presieduta da un profesionista. Alle proiezioni (due, una al mattino e una al pomeriggio) potranno partecipare sia i detenuti sia il pubblico esterno, “caratteristica fondamentale del festival, ma richiede un livello organizzativo molto forte”, aggiunge Vendemmiati. È già on line il bando per la selezione dei film (sia di fiction sia documentari). C’è tempo fino al 25 giugno per partecipare, l’iscrizione è gratuita. All’opera vincitrice sarà assegnata la “Farfalla d’acciaio”, fabbricata nell’officina metalmeccanica “Fare impresa in Dozza” interna al carcere.
In cantiere anche il progetto per trasformare la sala in cui avverranno le proiezioni del festival (che tiene circa 150 persone) in una vera sala cinematografica. “Al momento stiamo facendo dei preventivi per le attrezzature tecnologiche e piccoli lavori di ristrutturazione, in particolare per migliorare l’insonorizzazione – spiega Vendemmiati – La sala si potrebbe chiamare ‘Atmosfera’ e potrebbe essere gestita dai detenuti che decideranno la programmazione, si potrebbe anche pensare a una formazione sul mestiere del proiezionista. Questa però è una scommessa verso la terza edizione”. Al momento la sala ha usi diversi, spiega la direttrice del carcere, “quindi servirebbe una soluzione tecnica che consenta un utilizzo diversificato dello spazio”.
“Cinevasioni” è realizzato da Der (Associazione documentaristi Emilia-Romagna) in collaborazione con la Casa circondariale Dozza e il ministero della Giustizia – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria con il sostegno di Rai Cinema e i contributi di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Gruppo Hera, Mibact – ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Coop Alleanza 3.0 e Legacoop, Genoma Films e con la partnership di Adcom e Cotabo. “Questo è un progetto di cui sono molto orgogliosa – ha detto Giusella Finocchiaro, presidente della Fondazione del Monte – perché è proprio quello che dovrebbero fare le fondazioni: incidere sulla realtà facendo decollare progetti con un portato sociale e culturale straordinario”. (lp)