9 ottobre 2015 ore: 15:25
Salute

"Con la depressione persi 10 anni di vita": pittura e part time per ricominciare

Studi in filosofia, un'associazione culturale, amici e fidanzato. Ma i progetti di Eleonora sfumano con la malattia. Poi l'amore per l'arte, la psicoterapia e il trasferimento da Palermo a Roma per un nuovo inizio, sostenuto da Club Itaca
Salute mentale. Club Itaca, Eleonora e i suoi dipinti 3

- ROMA - Parliamo al telefono Eleonora prima di visitare il Club Itaca, struttura dedicata al reinserimento socio lavorativo delle persone con disagio psichico attraverso un percorso graduale di presa di coscienza, sviluppo e utilizzo delle proprie capacità e risorse personali. Ciò che colpisce è la capacità di esprimersi con tranquillità e leggerezza, anche raccontando episodi difficili della propria storia personale.

Ha un po' più di 40 anni e da circa 4 si è trasferita a Roma, da Palermo, per frequentare il Club Itaca: "E' stato mio fratello, che già viveva a Roma, a insistere perché sperimentassi questa opportunità di cui avevamo saputo attraverso internet". "Mi sono ammalata quando avevo 29 anni e avevo finito gli esami in filosofia, la tesi però l'ho fatta nove anni dopo - racconta - con il mio ragazzo avevo fondato un'associazione culturale che organizzava rassegne cinematografiche e corsi per la produzione di video con il sostegno del Comune e del Regione". Poi la malattia: "Ho avuto una forte depressione curata inizialmente solo con la psicanalisi, poi con una cura farmacologica. "Mi ha fatto perdere quasi 10 anni, anche se durante questi ho fatto un paio di lavori a progetto - dice - ma dal punto di vista sociale e spirituale avevo perso tutto".

Eleonora e i suoi dipinti
Salute mentale. Club Itaca, Eleonora e i suoi dipinti 3

"Sono stata trasportata a Roma dall'istinto di sopravvivenza naturale, dall'esasperazione", racconta dicendo che si era completamente isolata, mentre l'unica cosa che che sembrava tenerla in vita era la pittura. E sui primi tempi al Club Itaca che frequenta dal 2011: "Per ambientarmi all'inizio imitavo gli altri, poi mi sono ricostruita". "E' l'ambiente migliore che ho trovato fino ad oggi, perché è importante il rapporto umano". "Ci guardiano negli occhi e vediamo che tutti abbiamo storia brutta - per dire la mia diagnosi è di "schizofrenica paranoide cronica" - ma andiamo avanti". "I farmaci aiutano, anche se all'inizio avevo difficoltà a causa di una cura farmacologica pesante". Ma "svolgere attività mi ha aiutato a uscire dal meccanismo che impediva socialità", "da quando sono qui ho ridotto i farmaci e ora  ho una cura farmacologica leggera che mi permette di essere vigile".

"All'inizio al Club Itaca eravamo solo sette, abbiamo tirato su insieme tutta l'attività di cura e manutenzione, dalle aiuole del giardino, alla cucina". L'ambiente accogliente e la socializzazione e' stato fondamentale: "Le attività manuali mi hanno aiutato a prendermi cura delle cose - dice - poi ho imparato a usare il computer, superando l'avversione a quel mezzo che avevo quando stavo male". Dopo due anni di frequenza al Club Itaca sono iniziate le nuove e esperienze lavorative: "Ho fatto un  corso per ludotecaria e poi tirocinio per accenture, svolgendo lavori con il sistema del telelavoro assistito, restando all'interno del Club Itaca". Ora ha iniziato a convivere con il fidanzato, un altro ragazzo che frequenta Club Itaca, mentre lavora part time all'interno dell'associazione e sta partecipando a un programma della provincia Roma per l'incontro tra le aziende e le persone con disabilità. Progetti per il futuro? "Ho smesso da un po' di fare progetti per quello che mi è accaduto in passato, mi piacerebbe tanto un lavoro nell'asilo nido, ma non so se è un sogno che voglio realizzare: lavorando qui ho più tempo libero, tempo per me". (Ludovica Jona)

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