25 settembre 2013 ore: 16:08
Economia

“Costruiamo il welfare di domani", l’Irs apre la discussione

Sono già 600 i partecipanti al seminario di domani a Milano. Da luglio, mese in cui sono state annunciate le idee dell’Irs, di nuovo c’è la proposta del Sostegno d'inclusione sociale. Ortigosa: "Bene, ma serve più coraggio su dove reperire i fondi"
Terzo settore: no profit due puzzle che si staccano

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MILANO – Non c'è più posto alla stanza del Pime, dove si terrà l'incontro. Sono 600 gli iscritti a "Costruiamo il welfare di domani", l'incontro organizzato da Associazione per la ricerca sociale, Istituto ricerca sociale, Prospettive sociali e sanitarie, Centro di analisi delle politiche sociali (con il patrocinio di  Fondazione Cariplo) per discutere di una riforma possibile degli interventi socio assistenziali in Italia. "Un segno positivo e negativo – commenta Emanuele Ranci Ortigosa, direttore scientifico dell'Irs -. Negativo perché mostra quanto è sentita la crisi, positivo perché vuol dire che c'è chi vuole ascoltare quali sono le proposte per uscire da questa situazione". Il nuovo welfare disegnato dalle proposte di Irs presentate a luglio terrà in maggiore considerazione giovani e famiglie giovani, i grandi esclusi dall'assistenza oggi: "La nostra proposta si concentra su famiglia e povertà e sposta le risorse dagli anziani alle famiglie giovani per una ridistribuzione anche generazionale delle risorse. Potrà ricevere sussidi anche chi finora non riceve sussidi", spiega il direttore scientifico dell'Irs.

Delocalizzare le responsabilità per l'erogazione dei servizi e degli aiuti economici e distribuire in modo più equo il tesoro di 67 miliardi di euro (4 punti percentuali del Pil) con cui si finanziano le politiche sociali in Italia. Ecco le due idee centrali per la riforma del welfare di Irs. Dalla portata di una rivoluzione copernicana tenendo conto che oggi il sociale tende a pretendere più finanziamenti e che l'80 per cento delle risorse finisce nelle casse dello Stato centrale più che di Comune e regioni. "Ci sono moltissimi settori da finanziare se si riuscisse a recuperare denaro: prima che arrivi al sociale passerebbe comunque troppo tempo", nota  Ranci Ortigosa. Come recuperare denaro, quindi? Primo, tagliando i contributi a famiglie che hanno redditi Isee elevati ma che per un sistema distributivo sbagliato continuano ad avere aiuti. Secondo i calcoli dell'Istituto di ricerca sociale il risparmio sta in una forbice che va dai 4,8 ai 3,7 miliardi di euro. Anche la migrazione dal centro alle periferie potrebbe aiutare ad essere più efficaci. Peccato che oggi i trasferimenti da Roma alle Regioni, al contrario, dimagriscano di anno in anno e che con il mancare delle risorse cali anche la qualità dei servizi. Un discorso da cui però sono escluse le Province, la cui abolizione non inciderebbe così tanto per le politiche sociali: "Piuttosto dobbiamo creare solide associazioni intercomunali che possano occuparsi di settori specifici".

La novità rispetto a luglio, periodo in cui è stata lanciata la proposta "Costruiamo il welfare di domani", è che il governo Letta ha battuto un colpo per rispondere alla povertà. Al ministero del Lavoro Enrico Giovannini e la viceministro Maria Cecilia Guerra hanno istituito un gruppo di esperti che ha prodotto il "Sostegno d'inclusione attiva" (Sia), una sorta di reddito minimo di cittadinanza in salsa italiana. Alcune proposte dell'Irs sono state accolte nel documento ministeriale, seppure con diverse cautele: "Per esempio – aggiunge  Emanuele Ranci Ortigosa – il tema del finanziamento. La nostra è solo una delle ipotesi prese in considerazione". Per altro, aggiunge, il documento è prodotto da un gruppo di lavoro ma non dal ministero stesso per evitare che il cappello fosse troppo istituzionale: "Stanno a vedere come giocare la proposta in termini di negoziazione".

I numeri delle statistiche, per altro in ritardo rispetto alla realtà del Paese, sono implacabili rispetto al dilagare della povertà. Che il tema non si possa rinviare è un dato di fatto: ma le priorità della politica sono imprevedibili. Basti pensare che le sperimentazioni degli inizi 2000 del reddito minimo, come rivelato da Redattore sociale, sono state secretate dall'allora ministro del Welfare Roberto Maroni. E in sette anni l'attuale governatore della Lombardia non ha sciolto le sue perplessità: "Ci sono ancora delle parti politiche che hanno una certa ostilità nei confronti del reddito minimo", evidenzia Emanuele Ranci Ortigosa. (lb)

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