“Dine Home”, scambi culturali tra studenti internazionali e famiglie italiane. A tavola
BOLOGNA – Alessandro ha scelto di diventare host family per praticare il suo interesse verso le culture straniere e la sua passione per la cucina. Mercedes lo ha fatto per migliorare il suo inglese e conoscere una persona di un altro Paese, “in famiglia amiamo molto conoscere la cultura di altri popoli e la prospettiva di avere uno studente straniero a cena una volta alla settimana ci piaceva molto”. Donatella si è iscritta per permettere ai figli, grandi e piccoli, di incontrare persone straniere e “sapere che quel linguaggio nuovo che studiano a scuola è effettivamente un modo di comunicare con chi proviene da altri Paesi”. Alessandro, Donatella e Mercedes sono alcuni dei cittadini bolognesi che si sono messi in gioco in “Dine Home”, un progetto di scambio culturale attraverso la cucina rivolto a studenti internazionali, che si trovano a Bologna in Erasmus, e famiglie italiane. Ideato da Rossella e Agostino Govoni, “Dine Home” dà la possibilità alle famiglie che si iscrivono di avere un madrelingua con cui praticare la lingua e conoscere una persona di origine straniera e agli studenti di migliorare la conoscenza dell’italiano e della cultura del Paese che li sta ospitando. “L’idea è proprio quella di uno scambio culturale – racconta Rossella Govoni, studentessa dell’Università di Bologna – tra Erasmus e famiglie. Il feedback è positivo e ci piacerebbe esportare l’idea anche in altre città”. Partito a settembre, “Dine Home” ha già permesso di fare 70 abbinamenti tra altrettanti studenti e famiglie.
“Ho deciso di partecipare al progetto Dine Home perché volevo conoscere la cultura italiana e le persone che mi circondavano durante il mio semestre in Italia – racconta sul blog del progetto Julianna, 22 anni, studentessa statunitense che ha trascorso un periodo di scambio a Bologna – e volevo instaurare amicizie durature con persone che fossero importanti per me. Ero curiosa di conoscere una casa italiana, vedere com’era la vita in una famiglia”. Per Julianna “Dine Home” è stato anche un modo per “avere una famiglia mentre stavo lontano dalla mia e un buon modo per ambientarmi alla vita all’estero”. Andrew, 24enne studente americano, si è iscritto a “Dine Home” perché convinto che “per afferrare adeguatamente una cultura, avrei dovuto conoscere persone native di quel luogo. Cenare con una famiglia italiana è stato un modo eccellente per farlo”. Anche Jay ha trascorso un periodo a Bologna: “La cosa migliore che uno studente può ricevere dal programma Dine Home è l’opportunità di conoscere e costruire una relazione con qualcuno che non conoscerebbe altrimenti – racconta – C’è qualcosa di speciale nel condividere un pasto con qualcuno, non importa da dove vieni o che lingua parli, questo è qualcosa che gli italiani capiscono bene”.
Per iscriversi al programma è sufficiente andare sul sito, compilare il modulo con i propri dati e indicare il motivo per cui si è scelto di partecipare. “Per verificare che chi si iscrive sia una persona reale, è necessario inserire la foto della carta di identità o della patente”, spiega Rossella Govoni. Gli abbinamenti vengono fatti manualmente a seconda della lingua richiesta, della serata messa a disposizione e della preferenza per studenti o studentesse. Le richieste da parte degli studenti Erasmus sono tantissime, “è bastato postare il link del sito sulla pagina Facebook dedicata agli studenti Erasmus”. Con le famiglie è un po’ più difficile ma le richieste arrivano, “il 90% riguarda studenti di lingua inglese, madrelingua o meno, ma ci sono anche persone che hanno interesse per lingue come spagnolo, tedesco o giapponese”. (lp)