20 luglio 2016 ore: 11:56
Società

"Dreams&Selfie": i sogni nel cassetto dei giovani artisti africani

In mostra gli scatti del fotoreporter Gabriele Fiolo e i volti di 100 artisti tra quelli coinvolti nel programma della ong Cefa in Tanzania per aiutare questi giovani a trasformare la loro arte in un lavoro. Da oggi al 23 luglio a BOAfrique
Art against poverty 1
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BOLOGNA – Nella lingua swahili il termine “futuro” non esiste, viene riassunto dall’espressione “muda ya badaye”, il tempo che verrà dopo. Come è possibile avere dei sogni senza pensare il futuro? Il progetto fotografico di Gabriele Fiolo muove da questa assenza, riempita dai volti di oltre 100 giovani artisti coinvolti nel programma “Art against poverty” promosso dalla ong Cefa in Tanzania e Kenya. “L’idea è nata in coda al lavoro di “Art against poverty”, che ha visto la partecipazione di 300 artisti provenienti da settori svantaggiati, inseriti in un percorso di formazione professionale”, racconta il fotoreporter  Gabriele Fiolo. “Avevamo già realizzato dei composit con i ragazzi, all’interno dei quali si trovava una loro immagine e una breve biografia. Il giorno prima di tornare in Italia, l’8 dicembre, ho dato appuntamento a tutti loro per scattare un’ultima foto, un regalo”. Il ritrovo era un container a Dar es Salaam e la partecipazione non era assolutamente scontata, considerando che molti hanno dovuto pagare il trasporto di tasca loro e affrontare un lungo viaggio per arrivare. “Non si può spiegare l’emozione che ho provato nel vedere oltre 100 ragazzi puntuali alle 9.30 del mattino”, ricorda Fiolo. Il risultato di questa giornata è la mostra “Dreams&Selfie”, realizzata in collaborazione con S. Kermalli, J. Mhina e L. Kihaga, che sarà visitabile dal 20 al 23 di luglio all’interno della rassegna BOAfrique nei Giardini di Via Filippo Re di Bologna. 

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Il progetto prevedeva che ogni artista compilasse un questionario, nel quale avrebbe dovuto spiegare il significato personale del termine “futuro” e quali fossero i propri sogni nel cassetto. Oltre a questo, avrebbero dovuto posare per scatto e tre selfie, nei quali dar forma a tre diversi stati d’animo: felicità, rabbia, paura. Fiolo ricorda ancora la sorpresa nel notare come molti di loro non distinguessero affatto l’immagine della rabbia da quella della paura.

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“Questi ragazzi hanno subìto vessazioni di ogni genere. Uno di loro, un ballerino, si è perso a 5 anni in uno dei quartieri di Dar es Salaam e i suoi genitori non l’hanno mai più cercato: era una bocca in meno da sfamare. Da quel momento in poi la violenza ha fatto parte della sua quotidianità”. Ma questa è solo una delle tantissime storie raccontate in questi scatti. 

“Queste foto hanno avuto il loro effetto fin dall’inizio. Già dopo i primi composit, un pittore è stato contattato per realizzare diversi lavori e un workshop in Austria. Quando gli abbiamo chiesto come facesse a comunicare, parlando solo lo swahili, la risposta che ci ha dato è stata bellissima: noi siamo artisti, ci guardavamo le mani e questo ci bastava per capirci”. È sempre grazie agli scatti di “Art against poverty” che un gruppo musicale di soli disabili è stato selezionato per il Sauti za Busara, secondo festival musicale più importante dell’Africa orientale, e che un gruppo di ballerini si è esibito per una settimana a Expo, dando vita allo spettacolo più seguito dell’esposizione insieme a quello del Cirque du Soleil. 

- “Dreams&Selfie” è stata esposta per la prima volta proprio in Tanzania, con un afflusso di oltre 500 persone nella giornata di inaugurazione del 30 aprile e una media di 3.000 visitatori durante l’intero mese. Si compone di 70 metri di pannelli in Pvc, per un totale di 22 pannelli, che raccolgono i volti dei protagonisti, le loro emozioni e i sogni espressi. Ha fatto poi tappa all’European development days di Bruxelles di quest’anno e il 20 luglio approda finalmente a Bologna, per la prima assoluta in Italia. Un viaggio lungo e ancora in corso, che ha cambiato la vita di molti di loro, dimostrando che i sogni esistono eccome. Quali sono? “Diventare ballerino, coreografo, ma soprattutto aiutare il prossimo nel diventare quello che vorrebbe”. (Roberta Cristofori) 

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