“E’ questo il tempo delle Transizioni Giuste”
E’ nata a Bologna l’Alleanza per le Transizioni Giuste. L’11 e il 12 novembre si è tenuto il primo forum nazionale, promosso da Comune di Bologna, Fondazione Innovazione Urbana, Arci e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, per ragionare su come fare in modo che le grandi transizioni nelle quali siamo immersi possano essere davvero generative di impatti positivi su economia, ambiente e società.
Più di duecento persone, tra attivisti di terzo settore, amministratori di piccole e grandi città, studiosi, imprenditori, si sono incontrate per condividere visioni e mettere a disposizione di tutti possibili soluzioni per rispondere positivamente ai tanti interrogativi che ci pongono le trasformazioni in atto.
Una sfida che si può cogliere solo se si mettono insieme le energie di ogni settore della società, dalle imprese che investono in nuovi settori e che hanno a cuore gli effetti sociali del loro operare, agli attivisti e alle organizzazioni di terzo settore impegnate nel far emergere le contraddizioni del nostro tempo, cercando di arginare gli effetti più nefasti di un sistema economico e sociale orientato solo al massimo profitto. Ruolo centrale per connettere questi mondi è quello delle amministrazioni locali, chiamate a rispondere a bisogni sociali crescenti da parte delle persone, alle crisi occupazionali delle imprese del loro territorio e alle trasformazioni del loro territorio dovute all’impatto del cambiamento climatico.
Per iniziare a mettere in fila le questioni più urgenti si è partiti dalle principali transizioni: la “Transizione urbana” per individuare nuove visioni a misura di persone per una riqualificazione sociale e ambientale, la “Transizione digitale” con la sua carica di innovazione e il suo impatto su occupazione e vita di tutti i giorni, la “Transizione ecologica” spinta dal cambiamento climatico e le possibili disuguaglianze sociali da questa generate, le “Transizioni generazionali” con le loro principali dimensioni come il diritto all’abitare, all’accesso alla conoscenza, ai processi partecipativi, la “Transizione di prossimità” come risposta alle sfide nel mondo della cultura, della salute e della partecipazione, con maggiore cura verso i territori marginali.
Con i primi tre panel del sabato si sono affrontate tre questioni più generali che attraversano tutte le “transizioni”: come attivarsi per cambiare le cose, come comunicare efficacemente le transizioni e i loro effetti, l’impatto occupazionale delle transizioni ecologica e digitale in risposta alle crisi economica e sociale.
Il confronto sui nuovi attivismi è partito dalla riflessione su cosa ci serve per poter cambiare davvero le cose, assumendo la possibilità di essere imperfetti nelle azioni ma avendo ben presente che è necessario esserci, con i propri corpi e sul web. Dal circolo Arci Epyc di Palermo, che ospita la casa dei rider, alle “mamme di merda” che si battono per una scuola più aperta ed inclusiva, è emersa la forza di una cittadinanza attiva che va oltre lo stereotipo del “volontario” come figura neutra che si pone solo al servizio.
Come rendiamo popolari questi temi, come possiamo comunicare al maggior numero di persone l’urgenza di un confronto e di un’attivazione per supportare le transizioni giuste? Il confronto tra giornalisti che operano con strumenti anche molto diversi tra loro, ha messo in evidenza la necessità anche di lanciare campagne divisive, che facciano parlare di questi temi anche persone che normalmente non si attivano. Un ruolo fondamentale, com’è ovvio, è giocato dai nuovi media e dai loro linguaggi peculiari.
L’impatto sul lavoro delle transizioni ha affrontato soprattutto le trasformazioni dovute all’avvento del digitale e alla rapidità delle innovazioni in ogni campo, a partire dall’industria. Tra i tanti piani di riflessione emersi sono sicuramente da sottolineare l’impatto della transizione digitale sulla capacità dei lavoratori di incidere politicamente sulle condizioni di vita dentro e fuori i luoghi di lavoro.
L’asimmetria nella conoscenza dei dati, dei processi digitali che orientano le produzioni e le loro modalità, degli impatti sempre meno trasparenti, spingono verso un ridimensionamento della possibilità delle persone che lavorano di opporsi alle transizioni digitali ingiuste. La possibilità di accedere ai dati è una delle sfide di questo millennio. È necessaria una battaglia per sviluppare banche dati di proprietà pubblica e per dare gli strumenti a tutti, per essere analizzati per migliorare la vita delle persone.
Dopo l’apertura dei lavori da parte di Matteo Lepore, Sindaco del Comune di Bologna, Massimiliano Tarantino, Direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Walter Massa, Presidente di ARCI, tutta la seconda giornata è stata dedicata al confronto tra le centinaia di partecipanti che hanno partecipato a tavoli di lavoro sui temi delle transizioni, partendo da alcuni interventi più puntuali. Il lavoro di elaborazione dei risultati della discussione è tuttora in corso e verranno pubblicati sul sito dell’Alleanza
L’Alleanza è un processo aperto, lanciato dai promotori con l’ambizione di diventare una piattaforma di incontro, condivisione e proposte per il futuro, per tutti quegli attori del nostro presente che hanno a cuore il benessere e la felicità delle persone. Dopo l’appuntamento di Bologna, verranno organizzati altri momenti di incontro e di riflessione tematici per arricchire l’agenda delle possibili soluzioni. Nell’attesa di rivederci, dal vivo e online, è possibile sottoscrivere il Manifesto per le transizioni giuste ed entrare a far parte dell’Alleanza compilando il form che trovate sul sito www.transizionigiuste.it dove, a breve, sarà anche possibile riascoltare i principali interventi del Forum.