2 ottobre 2018 ore: 11:24
Immigrazione

"Favoreggiamento immigrazione clandestina", arrestato il sindaco di Riace

I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell'alba, un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano. E' accusato di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti"
Domenico Lucano - sindaco Riace

ROMA - Mimmo Lucano, sindaco di Riace (Rc), è stato posto agli arresti domiciliari. Il provvedimento è scattato al termine delle indagini, coordinate e dirette dalla procura della Repubblica di Locri, sulla gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell'Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico. Lucano è accusato di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti". Nell'ambito dell'operazione, denominata Xenia ed eseguita dai finanzieri del gruppo di Locri, è coinvolta anche la compagna del primo cittadino, Tesfahun Lemlem, per la quale è stato disposto il divieto di dimora.

Le indagini. I finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare alle prime luci dell'alba. La misura cautelare rappresenta l'epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell'Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico.

Nel corso dell'attività di indagine sarebbe emerso il ruolo del Sindaco Lucano che, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, si sarebbe distinto nell'organizzare veri e propri "matrimoni di convenienza" tra cittadini riacesi e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano.

Gli elementi di prova raccolti dimostrerebbero, infatti, come il Sindaco Lucano, insieme alla sua compagna Tesfahun Lemlem, avessero architettato degli espedienti volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l'ingresso in Italia.

Riscontrata una lunga serie di irregolarità amministrative e di illeciti considerati penalmente rilevanti che costellavano la realizzazione del progetto, ma viene evidenziata dall'accusa anche e soprattutto l'estrema naturalezza con la quale Lucano e la sua compagna si trovavano a trasgredire norme civili, amministrative e penali.

Nel corso delle indagini la Guardia di Finanza ha poi raccolto elementi ritenuti inconfutabili circa il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti della cittadina riacese, così impedendo l'effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici e favorendo invece, secondo l'accusa, due cooperative sociali, la "Ecoriace" e L'Aquilone". Cooperative sociali che difetterebbero, sempre secondo quanto riscontrato, dei requisiti di legge richiesti per l'ottenimento del servizio pubblico, poiché non iscritte nell'apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore.

Le indagini hanno dimostrato come il sindaco di Riace, a seguito dei suoi vani e diretti tentativi di far ottenere quella iscrizione, abbia deciso di istituire un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente, secondo il sistema agevolato previsto dalle norme, lo svolgimento di servizi pubblici. E così facendo, secodno l'ccusa, approntava le condizioni per incaricare, in maniera solo apparentemente conforme al dettato legislativo, la "Ecoriace" e "L'Aquilone" della raccolta e del trasporto di rifiuti nel territorio comunale riacese: l'attività veniva peraltro espletata dall'ottobre 2012 fino all'aprile 2016. Con questa decisione, in sostanza, si procedeva fraudolentemente al riconoscimento (del tutto sganciato dalla normativa vigente e dunque sprovvisto di validi effetti) in capo alle due cooperative dei presupposti necessari per la disapplicazione delle regole in materia di selezione, da parte delle amministrazioni pubbliche, dei soggetti cui aggiudicare servizi, lavori od opere.

"La vasta attività investigativa condotta dalla Guardia di Finanza e diretta da questo Ufficio di Procura - si legge nella nota della Procura -, ha poi riguardato numerosi e diversificati profili relativi alla gestione dei rilevanti flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell'accoglienza dei migranti nel Comune di Riace".

La gestione dell'accoglienza. Nell'ambito dell'operazione Xenia che ha portato stamane agli arresti domiciliari del sindaco del Comune di Riace (RC), Domenico Lucano, accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti, la Guardia di Finanza diretta dalla Procura di Loci, ha verificato, inoltre, diversi profili relativi alla gestione dei rilevanti flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell'accoglienza dei migranti nel Comune. All'esito dei controlli sono emerse alcune irregolarità anche nel merito di: diverse procedure di affidamento diretto alle associazioni operanti nel settore dell'accoglienza; irregolari rendicontazione dei criteri riguardanti la lungo permanenza dei rifugiati; utilizzo di fatture false tramite le quali venivano attestati fraudolentemente costi gonfiati e/o fittizi; prelevamento dai conti accesi ed esclusivamente dedicati alla gestione dell'accoglienza dei migranti, di ingentissime somme di denaro cui è stata impressa una difforme destinazione, atteso che di tali somme non vi è riscontro in termini di corrispondenti finalità.

Sulla ricostruzione di tali circostanze, il Gip presso il Tribunale di Locri ha tuttavia affermato che "ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt'altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l'esecuzione dei progetti S.P.R.A.R. e C.A.S., ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell'attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate".

Su tali profili la Procura di Locri procederà nei prossimi giorni ad approfondire ogni opportuno aspetto per presentare l'eventuale ricorso presso il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, fermo restando che dalle indagini è comunque emersa una pluralità di situazioni che, nell'immediatezza, impone la trasmissione degli atti alla Procura regionale della Corte dei Conti ai fini dell'accertamento del connesso danno erariale. (DIRE)

 

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