"Fermiamo la strage subito!". Il 20 giugno associazioni in piazza, dalla parte dei rifugiati
ROMA - “L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo. Solo se si rispettano i diritti umani di ogni uomo e di ogni donna è possibile garantire pace, sicurezza e benessere sociale ed economico”. Inizia così l’appello delle centinaia di organizzazioni sociali e sindacali, artisti, intellettuali e singoli cittadini che hanno indetto per sabato 20 giugno una manifestazione nazionale a Roma, in piazza del Colosseo (alle ore 15). Il 20 giugno è infatti la Giornata internazionale del rifugiato e tante saranno le iniziative promosse non solo in Italia ma anche in tante altre piazze del mondo, con cui è previsto un collegamento durante la manifestazione di Roma.
Numerose, come detto, le associazioni che aderiscono alla manifestazione nella capitale. Tra queste, le più grandi a livello nazionale: Acli, Act - Agire, Action, Amm- archivio delle memorie migranti, Anolf, Anpi, Ansi, Antigone, Arci, Asgi, Associazione afroitaliani/e, Attac italia, Auser, Casa dei diritti sociali, Centro astalli, Cgil, Ciac, Cild, Cipsi, Cir, Cisda onlus, Cisl, Cittadinanzattiva, Cnca, Comitato antirazzista, coordinamento eritrea democratica, coordinamento nord sud del mondo, coordinamneto universitario, Cospe, Durban-Italia, Emergency, European alternatives, Fiom-Cgil, Focsiv, Green Italia, Greenpeace Italia, Gruppo Abele, Laici missionari comboniani, Lasciatecientrare, Legambiente, Libera, Lunaria, Medici contro la tortura, Medu, Msf, Naga, Nigrizia, Prime Italia, Sbilanciamoci, Sos razzismo, Uil.
“La regione del Mediterraneo è attraversata da conflitti e tensioni e quel mare è diventato un enorme cimitero liquido – affermano -. Solo dall’inizio del 2015 vi hanno perso la vita più di 1800 persone. L’Unione europea, i suoi singoli paesi membri, hanno finora agito con l’egoismo dell’irresponsabilità, preoccupandosi di salvaguardare i confini anziché le vite umane, nascondendo dietro la presunta ‘lotta agli scafisti’ la volontà di rafforzare il controllo militare delle frontiere, fino alla decisione di questi giorni di sospendere Shengen, o comunque di non rispettarlo, con l’effetto di lasciare ammassati per giorni nei luoghi di transito uomini, donne e bambini, un esercito di disperati privi di tutto: un letto per dormire, il cibo per sfamarsi, l’acqua per dissetarsi e lavarsi, privati cioè e innanzitutto della loro dignità di esseri umani”.
L’appello dei promotori: “Fermiamo la strage, subito!”. “Aumentare le risorse per avere più controlli e più mezzi per pattugliare le frontiere, anziché salvare vite umane, è sbagliato e non fermerà le persone che vogliono partire per l’Europa – scrivono i promotori della manifestazione romana -. I conflitti irrisolti e le guerre hanno prodotto ad oggi, oltre 4 milioni di profughi palestinesi, circa 200 mila saharawi accampati nel deserto algerino, 9 milioni di siriani tra sfollati e profughi, 2 milioni di iracheni sfollati. Il flusso di uomini e donne dall’Afghanistan e dall’inferno della Libia, le persone in fuga dalla Somalia, dall'Eritrea, dal Sudan e da altri paesi africani, da anni è continuo. Dietro le storie di queste persone oltre a povertà, malattie, dittature e guerre, ci sono interessi politici ed economici internazionali”.
Nell’appello, al grido “L'Europa siamo noi. Noi dobbiamo fare l'Europa sociale solidale”, vengono indicate 10 priorità per superare l’emergenza. Eccole.
1. La UE attivi subito un programma di ricerca e salvataggio in tutta l’area del Mediterraneo.
2. Si ritiri immediatamente ogni ipotesi di intervento armato contro i barconi che, oltre a non avere alcuna legittimità, rischia di produrre solo altri morti e alimentare ulteriori conflitti.
3. Si aprano subito canali umanitari e vie d’accesso legali al territorio europeo, unico modo realistico per evitare i viaggi della morte e combattere gli scafisti. Si attivi contestualmente la Direttiva 55/2001, garantendo così uno strumento europeo di protezione che consenta la gestione dei flussi straordinari e la circolazione dei profughi nell’UE.
4. Si sospenda il regolamento Dublino e si consenta ai profughi di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente, con un fondo europeo ad hoc, l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi.
5. In attesa di un sistema unico europeo, si metta in campo, in tutti i Paesi membri, un sistema stabile d’accoglienza, unitario e diffuso, per piccoli gruppi, chiudendo definitivamente la stagione dell’emergenza permanente e dei grandi centri, che ha prodotto e produce corruzione e malaffare.
6. Si intervenga nelle tante aree di crisi per trovare soluzioni di pace, senza alimentare ulteriori guerre, o sostenere nuovi e vecchi dittatori, promuovendo concretamente i processi di composizione dei conflitti e le transizioni democratiche, la difesa civile e non armata, le azioni nonviolente, i corpi civili di pace, il dialogo tra le diverse comunità.
7. Si sospendano accordi – come i processi di Rabat e di Khartoum - con governi che non rispettano i diritti umani e le libertà, bloccando subito le forniture di armamenti.
8. Si programmino interventi di Cooperazione per lo sviluppo locale sostenibile nelle zone più povere, dove lo spopolamento e la migrazione sono endemici e non si consenta alle multinazionali di usare per interessi privati i programmi europei di aiuto allo sviluppo.
9. Si sostenga un grande piano di investimenti pubblici per l'economia di pace, per il lavoro dignitoso e per la riconversione ecologica.
10. Si sostenga la rinegoziazione dei debiti pubblici e annullamento dei debiti pubblici non esigibili o prodotti da accordi e gestioni clientelari o di corruzione.
“Al primo posto va messa infatti la salvaguardia della vita delle persone, la loro sopravvivenza in condizioni dignitose”, affermano gli organizzatori.
Dal palco del 20 giugno si alterneranno alle voci degli aderenti, la lettura di storie di rifugiati, performance artistiche e musicali, il tutto affidato alla conduzione di Massimo Cirri e Sara Zambotti, di Caterpillar Radio2.