"Fuocoammare", medico di Lampedusa: "Orgoglioso per la candidatura all'Oscar"
Roma - "Dopo l'Orso d'oro per 'Fuocoammare' arriva anche la candidatura all'Oscar e questo per me e' veramente un motivo di grande orgoglio. Sono davvero tanto entusiasta per diversi motivi, il primo perche' il documentario tratta un tema che ci tocca personalmente come il tema delle migrazioni a Lampedusa". Non nasconde la sua soddisfazione, parlando con l'agenzia Dire, il dottor Pietro Bartolo, uno dei protagonisti di 'Fuocoammare', il documentario del 2016 diretto da Gianfranco Rosi sull'isola di Lampedusa candidato all'Oscar come Miglior documentario. Bartolo, il medico di Lampedusa, negli ultimi anni si e' trovato ad affrontare in prima persona tutti i problemi sanitari che riguardano i migranti che arrivano sull'isola, dalle gravidanze alle numerose morti.
"Grazie alla nomination- prosegue il medico- mi sembra che il messaggio del documentario sia arrivato anche dall'altra parte del Mediterraneo, dove abbiamo visto di recente quali sono le tendenze da parte del governo, per cui per e' veramente una grande notizia. Spero che il film possa davvero scuotere gli animi e ci tengo a ringraziare il regista Gianfranco Rosi perche' mi ha fatto un grandissimo regalo, avendomi dato la possibilita' di mandare quel messaggio che da anni volevo mandare. E lui c'e' riuscito". Ma qual e' questo messaggio? "Quello di far capire che si tratta di gente che soffre- risponde Bartolo- di gente che arriva in Europa per chiedere aiuto, di gente che noi abbiamo il dovere di accettare e aiutare. Tutto qua".
Secondo Bartolo i migranti che arrivano a Lampedusa sono quindi "persone normali, come noi- aggiunge- non sono degli alieni, non portano malattie, non rubano il lavoro a nessuno, ne' tantomeno sono terroristi. Sono dei poveri disgraziati che scappano da guerre, persecuzioni e da tutte quelle sofferenze per cui sono costretti a lasciare le loro terre".
Intanto prosegue a Lampedusa il lavoro dei medici sui migranti: "Purtroppo il lavoro continua- racconta il dottor Pietro Bartolo all'agenzia Dire- gli arrivi e gli sbarchi ci sono sempre e non e' cambiato molto da quando 'Fuocoammare' ha vinto l'Orso d'oro a Berlino; spero che con la nomination all'Oscar possa cambiare qualcosa, ma l'importante e' che se ne parli, e lo si sta facendo anche tanto. Quindi chissa' che a furia di parlarne qualcosa possa cambiare...". Che cosa dovrebbe cambiare secondo lei? "Possiamo parlare di quello che vogliamo- risponde il medico di Lampedusa- di integrazione, minore, Schengen o Dublino, ma la cosa piu' importante e' cercare di evitare che queste persone muoiano in questo piccolo tratto di mare rimasto dai nostri mari alle coste libiche. Basta poco per evitare tutte queste morti".
Sempre a Lampedusa prosegue il progetto 'Sanita' di frontiera', l'iniziativa umanitaria dell'Osservatorio Internazionale della Salute (OIS), nata con il sostegno di Consulcesi Onlus, che punta a rafforzare e omologare verso un livello d'eccellenza la formazione degli operatori sanitari sul tema della salute dei migranti. "Si tratta di un progetto valido- commenta Bartolo- grazie al quale si sta cercando di formare i sanitari che si approcciano al fenomeno delle migrazioni nella maniera piu' corretta- conclude- con competenza e puntualita'". (DIRE)