"Giù le mani dal Baobab", petizioni e appelli per fermare lo sgombero
Roma, l'interno del centro Baobab di via Cupa
ROMA – “Il Baobab non si tocca”. Nel giorno dell’annunciato sgombero del centro di via Cupa a Roma, si rincorrono le petizioni online e gli appelli delle associazioni per scongiurare lo smantellamento della struttura, che sembra sempre più imminente. I volontari che da mesi gestiscono il centro, aspettavano l’arrivo dei vigili già alle prime luci di questa mattina ma ad arrivare sono stati solo i giornalisti e alcuni cittadini che hanno voluto portare la loro solidarietà. Nella tarda mattinata al centro sono passati anche alcuni operatori del Dipatimento politiche sociali del Comune di Roma per discutere la sistemazione degli ultimi migranti (circa 30) presenti nella struttura.
- I volontari hanno chiesto un incontro al commissario Tronca e al sub commissario Vaccaro, denunciando che “l'amministrazione comunale sta proponendo una soluzione improvvisata per ricollocare i migranti rimasti al Baobab in strutture non idonee, con chiusure diurne, che non garantiscono pasti né le cure necessarie per i migranti malati”.
“Ieri sera un'altra famiglia è venuta a bussare a via Cupa –scrivono in una nota -: padre con figlio con una grave disabilità, eritrei in transito. Cosa sarebbe successo se fossero arrivati davanti ad una struttura sigillata?Siamo riusciti ad accendere un riflettore sui migranti definiti ‘invisibili’ fino a pochi mesi fa: una soluzione tampone per pochi di loro non basterà a spegnere questa luce. Chiediamo un immediato incontro con il commissario Tronca o con il subcommissario Vaccaro per capire quali sono i reali piani dell'amministrazione sul tema della migrazione a Roma e il perché di questa insensata fretta nel chiudere il Baobab in assenza di alternative valide”.
In attesa di capire cosa accadrà nelle prossime ore, sono in molti a farsi sentire. Sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una campagna dal giornalista Alessandro Gilioli contro lo sgombero del centro. In ventiquattr'ore, la petizione indirizzata al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Interno Angelino Alfano, ha raccolto più di 4mila firme. Tra i primi sostenitori ci sono Mauro Biani, Cecilia Strada, Luigi Manconi, Fiorella Mannoia, Maso Notarianni, Pippo Civati, Loredana Lipperini. Tanti anche gli appelli delle organizzazioni che si occupano della tutela dei migranti e dei richiedenti asilo. Il Cir e A Buon diritto già da ieri hanno rimarcato la preoccupazione della mancanza di un altro luogo dove accogliere i migranti. Sulla stessa scia anche Medici senza frontiere: “sgomberare il Centro Baobab senza fornire un’alternativa alle persone che vi sono ospitate avrà come unica conseguenza di aumentare la loro vulnerabilità -ha dettoLoris De Filippi, presidente di Msf Italia. “In questi mesi, grazie all’impegno di decine di volontari, il centro ha ospitato migliaia di persone che raggiungevano Roma nella loro fuga da guerre, persecuzioni e povertà. Con la stagione invernale le loro condizioni saranno ancora più difficili. Le autorità competenti devono identificare con urgenza soluzioni strutturate per garantire a queste persone un’ospitalità dignitosa e rispondere al loro bisogno di assistenza e protezione.” L'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) auspica che venga trovata una soluzione adeguata per le persone attualmente ospiti del centro Baobab: "in merito all’annunciato sgombero del centro Baobab a Roma,- si legge in una nota - dove da maggio hanno trovato accoglienza migliaia di persone in fuga da guerre e persecuzioni, intendiamo sottolineare l’alto valore dell’operato dei volontari che in questi mesi hanno assistito le persone in transito rappresentando il migliore esempio di coinvolgimento della società civile nell’assistenza a rifugiati e richiedenti asilo".
Medu (Medici per i diritti umani) aggiunge inoltre che "mettere i lucchetti al Baobab sia sbagliato perché significherebbe chiudere una straordinaria esperienza di solidarietà e volontariato che ha visto coinvolti centinaia di cittadini e decine di associazioni, senza che le istituzioni – Comune di Roma e Ministero dell’Interno in primis abbiano dimostrato la capacità o la volontà di proporre alcuna opzione concreta per valorizzarla e ricollocarla. E' sbagliato perché si pensa - con la vista assai corta - che questo straordinario luogo di energia umana, forse non è poi più così necessario. E' sbagliato perché è suicida, dopo quanto è successo con Mafia Capitale, non dare una prospettiva alla parte più sana di una città che ha un enorme bisogno di riscatto etico" sottolinea l'associazione che con il suo camper per i diritti da giugno ad ottobre 2015 ha prestato assistenza sanitaria presso la struttura a circa 300 persone".
Di “sconcertante ipocrisia delle istituzioni, che ne stanno facendo una questione amministrativa” parla Roberto Giordano della Cgil di Roma e del Lazio. “I volontari del centro hanno dimostrato che si può dare conforto ai transitanti, garantendo loro anche la certezza del percorso verso il nord Europa, con poche risorse. Il Comune di Roma, la Regione Lazio, lo Stato intervengano affinché sia garantito un luogo alternativo. Si guardi agli stabili inutilizzati di proprietà pubblica, a partire dalla caserma Ruffo, a pochi passi dal centro. E ci si occupi direttamente della gestione di una partita fondamentale per i processi d'immigrazione, iniziando a garantire quei corridoi umanitari di cui si parla tanto. Non è una questione di misericordia, anche se siamo alla vigilia dell'omonimo Giubileo, ma una questione di diritto all'accoglienza e al transito per coloro che fuggono dalle guerre, dalla persecuzione e dalla povertà. Non lasciamoli soli". Così, in una nota, il segretario Roberto Giordano.