“Gli occhi dentro”. Un libro e un dvd per raccontare il mondo dei ciechi
ROMA – Raccontare la propria storia per abbattere un pregiudizio. Ovvero mettersi a nudo dinanzi a un intervistatore, prima, e a un pubblico indeterminato, poi, per far conoscere l’aspetto più inedito della propria esistenza: essere sì diversi, ma anche in tutto e per tutto simili agli altri. È questa la ragione che spinge, sempre di più, tante persone con disabilità ad affidare la propria esperienza di vita a un libro o a un video-documentario. Ed è questa sicuramente la molla principale che ha indotto otto persone cieche o ipovedenti a rivelare la propria gioia di vivere e le proprie difficoltà al giornalista Domenico Guarino. Che da questi colloqui ha tratto un volume “Gli occhi dentro”, sottotitolo “Concerto a più voci sull’apparenza. E su chi non la può vedere”, pubblicato dalle edizioni fiorentine Le Piagge e accompagnato da un dvd del regista Jens Mirannalti.
BOX “L’impatto con la cecità è per un vedente un’esperienza sempre traumatica, che mette in circolo le paure più ancestrali: quella del buio, della mancanza di punti di riferimento, dell’essere in balia degli altri”, scrive Guarino. Un trauma che in una società basata sull’apparenza, come quella attuale, non può che diventare “qualcosa di inconcepibile”, se non vero “dramma inappellabile”. Ma se tra i principali obiettivi del volume c’è quello di dimostrare come “la vita nasce dalla diversità e muore nell’appiattimento”, manca invece, per dichiarazione esplicita dello stesso autore, “l’apologia della disabilità, che è l’altro capo del pregiudizio”. E così le interviste non sorvolano sul dolore dell’esperienza: sulla tragedia di una malattia devastante come sulle difficoltà quotidiane, acuite dal sostanziale disinteresse di politici e amministratori locali. Come Danilo, 25enne di Reggio Calabria, cieco dalla nascita, che si è trasferito a Firenze alla ricerca di maggiore indipendenza e autonomia. E che dei vedenti si è fatto l’idea “che spesso e volentieri danno tutto per scontato”. Una critica alla contemporaneità arriva anche da Pino Polito, fisioterapista in pensione e ipovedente, che asserisce: “La nostra società ci insegna a non aver bisogno di nessuno, se non del denaro. La disabilità educa invece a condividere, a essere umili, a cercare e offrire aiuto. E questo genera un progresso nella società tutta”.
L’articolo è stato pubblicato sul numero di luglio di SuperAbile Magazine, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità. L’abbonamento alla rivista è gratuito e può essere attivato attraverso il portale www.superabile.it (Antonella Patete)