"Il Memorandum Italia-Libia ha calpestato la Costituzione": ricorso di Leu e Asgi
ROMA – Il memorandum tra Italia e Libia è stato autorizzato senza passare per il Parlamento, violando la Costituzione. Lo sostengono i deputati Brignone, Civati, Maestri e Marcon, che assistiti dagli avvocati Antonello Ciervo, Francesco Verrastro, Giulia Crescini e Cristina Laura Cecchini dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.s.g.i.) hanno presentato dinanzi alla Corte costituzionale ricorso per sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Precisamente è stato chiesto alla Consulta di dichiarare “la menomazione delle proprie prerogative parlamentari in conseguenza della mancata presentazione al Parlamento da parte del Governo del progetto di legge di autorizzazione alla ratifica del “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica italiana”, firmato a Roma il 2 febbraio 2017 dal presidente del Consiglio dei ministri italiana Paolo Gentiloni, e dal presidente del Consiglio presidenziale del Governo di riconciliazione nazionale dello Stato di Libia, Fayez Mustafa Serraj.
La Costituzione richiede, infatti, all’articolo 80, che le camere autorizzino con legge “la ratifica dei trattati internazionale che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi”. Tuttavia, nonostante il testo del Memorandum sia stato pubblicato sul sito istituzionale del Ministero degli Affari Esteri, sezione Atrio (Archivio dei Trattati Internazionali Online), nessuna richiesta di autorizzazione alla ratifica è stata presentata dal Governo italiano al Parlamento né è stata osservata altra forma di comunicazione/pubblicità. Per questo, dunque, i parlamentari hanno deciso di sollevare il conflitto di attribuzione, che è proposto alla Corte costituzione laddove insorga una controversia tra organi dello Stato appartenenti a poteri diversi (in questo caso potere legislativo ed esecutivo) e riguardano comportamenti (azioni e/o omissioni) o atti lesivi della sfera di attribuzioni previste dalla Costituzione.
Secondo i ricorrenti il governo, non presentando il progetto di ratifica al Parlamento italiano ha impedito il legittimo esercizio del potere costituzionalmente garantito dalla Costituzione al Parlamento stesso. Per questo il Memorandum d’intesa, stipulato tra Libia e Italia, “è entrato in vigore in violazione delle norme costituzionali, in quanto non è stato sottoposto al vaglio del Parlamento per la sua autorizzazione: il Memorandum, infatti, rientra tra quegli accordi internazionali che devono essere sottoposti ad autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento, in quanto avente natura politica – spiegano -. Il Memorandum, lungi dall’essere meramente attuativo di programmi e obiettivi già indicati nell’accordo del 2008, è in realtà un Trattato internazionale giuridicamente nuovo rispetto al “Trattato di Bengasi” del 2008, se non altro perché stipulato con soggetti politici del tutto diversi dagli attori del 2008, in chiara posizione di discontinuità politica e istituzionale con il deposto governo di Gheddafi. Infine, oltre ad essere un accordo internazionale, il Memorandum con la Libia ha ad oggetto materie di rilevanza costituzionale e che esprimono scelte e valutazioni prettamente politiche, quali il controllo delle frontiere, l’ingresso nel territorio nazionale, il diritto di asilo, la politica estera della Repubblica: le regolazioni ivi contenute incidono, pertanto, su questioni che pongono in gioco interessi fondamentali dello Stato, comportano impegni duraturi per la sua politica estera ed espongono lo stesso a responsabilità internazionali, in relazione al necessario rispetto dei Diritti fondamentali della persona, così come riconosciuti e garantiti dalla Costituzione e dall’ordinamento sovranazionale e internazionale”.
Il ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato vuole quindi rimettere al vaglio della Corte costituzionale la condotta omissiva del Governo. L’iter di questo tipo di ricorsi prevede una prima pronuncia da parte della Corte costituzionale sull’ammissibilità del conflitto e, solo in caso di esito positivo, una successiva pronuncia sul merito del conflitto, la cui tempistica non èsicura, ma probabilmente bisognerà aspettare giugno 2018. La successiva eventuale fase di merito si definisca entro un anno dalla pronuncia sull’ammissibilità.
"L’accordo tra Italia e Libia sui migranti, oltre a essere sbagliato nel merito, ha anche la grave responsabilità di aver calpestato i principi della Costituzione. Il governo non ha infatti rispettato le prerogative del Parlamento. Il memorandum non è stato sottoposto al vaglio delle Camere per la sua autorizzazione, pur rientrando tra quegli accordi internazionali che devono essere sottoposti alla ratifica da parte del Parlamento, perché ha una natura politica. Per questo, inevitabilmente, abbiamo sollevato il conflitto di attribuzioni alla Corte costituzionale" - dichiarano i deputati di Possibile, Beatrice Brignone, Pippo Civati, e Andrea Maestri, candidati di Liberi e uguali alle prossime elezioni, illustrando il ricorso presentato insieme al capogruppo alla Camera di Sinistra italiana-Possibile, Giulio Marcon. "Siamo convinti delle nostre ragioni - spiegano gli esponenti di Possibile-LeU - anche perché l'accordo con la Libia ha come oggetto materie di rilevanza costituzionale, che richiedono scelte e precise valutazioni politiche. Ci riferiamo al controllo delle frontiere, all’ingresso nel territorio nazionale, al diritto di asilo, alla politica estera della Repubblica. Insomma, non proprio questioni di secondo piano. Eppure il governo ha pensato bene di ledere le prerogative costituzionali dei parlamentari. Ma siamo fiduciosi che la Consulta possa accogliere il ricorso". (ec)