"In ogni classe 6 alunni con bisogni speciali": patto tra scuola e famiglie
ROMA – La scuola, in Italia, è tutt'altro che allo sbando: “siamo il miglior esempio di inclusione nel mondo, senza classi di sostegno e con migliaia di studenti disabili e con esigenze speciali che siedono accanto ai loro compagni. E' in atto un cambiamento culturale e siamo nella fase acuta”. Ad affermarlo è Lauro Mengheri, che oltre a essere presidente dell'Ordine degli psicologi della Toscana, coordina per il Consiglio Nazionale il gruppo di lavoro sui Bisogni educativi speciali. Bisogni tutelati dalla direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, firmata dal ministro Profumo. “Una buona direttiva - la definisce Mengheri -che ha il poter di cambiare la cultura sull'argomento. E questo cambiamento - spiega - è tuttora in atto”.
Ma cosa sono i Bes? Si tratta di “particolari esigenze educative spesso transitorie, come quelle dei ragazzi stranieri che non conoscono la lingua italiana. Questi bisogni appartengono a tre categorie – chiarisce Mengheri – la prima è la disabilità certificata e tutelata dalla legge 104/92; la seconda comprende i disturbi evolutivi specifici, tra cui quelli di apprendimenti, gli Adhs, i borderline cognitivi, l'autismo lieve, il disturbo di coordinazione motoria, disturbi specifici del linguaggio; la terza categoria riguarda infine lo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale”.
Si tratta di una popolazione piuttosto numerosa, circa 1 milione secondo le stime. “Circa il 3,5% degli 8 milioni di studenti italiani ha un disturbo specifico dell'apprendimento - riferisce Mengheri -; il 5% ha disturbi specifici del linguaggio; il 7-8% si definisce 'borderline cognitivo', con un QI tra 60 e 85, da cui derivano scarse capacità di astrazione e problemi di adattamento sociale. A questi vanno aggiunti tutti gli studenti con svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale”.
Cosa è previsto per i Bes? Non un insegnante di sostegno o un assistente dedicato, come accade nel caso degli studenti a cui sia certificata una disabilità in base alla legge 104, ma un “piano didattico individualizzato. Nel delineare questo piano – afferma Mengheri – è fondamentale la sinergia tra scuola, famiglia e sanità, intesa sopratutto come psicologia. Si tratta infatti di individuare, in sede di consiglio dei docenti o di classe,una didattica adeguata alle esigenze del singolo ragazzo, fatta di una serie di accorgimenti che saranno poi gli insegnanti curricolari a mettere in atto”.
Una grande responsabilità e un compito spesso difficile, reso possibile solo “dal lavoro di gruppo e da una formazione specifica fatta da professionisti, come prevede la riforma scolastica in atto e a cui il governo ha destinato ampie risorse”. Ricordiamo infatti che i ragazzi con bisogni educativi speciali non sono pochi, “penso che si possa parlare di 6-7 alunni Bes in ogni classe”. Un'impresa impossibile, sembrerebbe, per gli insegnanti curricolari, già gravati da tante incombenze e sfide didattiche. “Niente affatto – ribatte Mengheri – Con una formazione efficace e una sinergia professionale, sancita dal 'patto' che viene firmato tra scuola e famiglia, è possibile una presa in carico adeguata, capace di ridurre il lavoro”.
Perché questo sia possibile, però, “è fondamentale il ruolo degli psicologi, che devono rispondere alle domande più disparate degli insegnanti”. Non solo: l'esigenza di “uno psicologo in ogni scuola” era emersa con forza due anni fa, quando il governo aveva lanciato la consultazione on-line per la messa a punto della “Buona scuola”: allora, proprio la proposta dello “psicologo a scuola” era stata una delle più quotate. “Su questo credo si debba aprire una riflessione seria e concreta – osserva Mengheri – come pure sulla necessità di tutelare, in quanto Bes, anche categoria attualmente escluse, come per esempio i ragazzi con problemi dell'umore, o quelli con un quoziente intellettivo superiore alla norma. C'è tanto da fare – conclude – ma credo che quella italiana sia la migliore scuola dell'inclusione. E che il cambiamento in atto porterà presto i suoi frutti”. (cl)