"Ivo4all", il servizio civile europeo che tende la mano ai giovani neet
ROMA - Si è svolto oggi a Roma presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’evento finale del progetto europeo “IVO4All”, realizzato in Italia dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale attraverso una sperimentazione condotta simultaneamente con Francia e Regno Unito.
Il progetto, finanziato dal programma Erasmus+, mirava a sviluppare politiche, pratiche e partnership in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea volte a rendere il volontariato internazionale più inclusivo e accessibile ai giovani NEET (ossia quei giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in attività formative), a coloro che provengono da famiglie e regioni a basso reddito, e che non abbiano raggiunto elevati traguardi accademici.
Nello specifico la parte italiana del progetto ha coinvolto 50 giovani e si è sviluppata tra il 2015 e il 2016 tramite la collaborazione del Dipartimento con 6 enti di servizio civile (ACLI, AMESCI, OPES, CESC Project, FOCSIV e la Provincia di Foggia), che hanno contribuito in particolare alla sperimentazione di modalità pilota per favorire la divulgazione delle opportunità offerte dal servizio civile, la selezione e la partecipazione attiva di giovani a rischio di emarginazione sociale.
L’iniziativa, a cui hanno partecipato anche i Sottosegretari di Stato Sandro Gozi (Politiche Europee) e Luigi Bobba (Gioventù e Servizio civile), è servita anche per presentare i primi risultati della Valutazione finale contenente le raccomandazioni strategiche ed operative, e la specifica ricerca italiana che, come ha ricordato il Capo dipartimento Calogero Mauceri ha avuto un approfondimento legato alla riforma del servizio civile universale.
Per l’on. Gozi, che ha aperto l’incontro, questa sperimentazione va nella direzione proposta dal Governo italiano di investire su una maggiore mobilità ed inclusione a livello europeo. “Occorre lavorare per sviluppare progetti pilota di questo tipo e moltiplicare le risorse per i giovani, non guardando solo all’aumento dei numeri dei partecipanti, ma soprattutto alla loro effettiva inclusione”, a detto il Sottosegretario alle Politiche europee.
La ricerca italiana, presentata dal cons. Raffaele De Cicco, ha confermato i risultati di un progetto pensato per superare gli ostacoli di accesso ad esperienze di questo tipo per i giovani con minori opportunità e capire meglio gli elementi che invece favoriscono questo ingresso. “Gli ostacoli identificati – ha ricordato De Cicco – sono stati soprattutto di carattere educativo, economico e geografico (ossia in termini di Regioni di provenienza dei giovani, tutte del Sud). I ragazzi sono stati intervistati due volte, in avvio e al termine. I nodi da sciogliere sono stati i criteri di selezione, che hanno considerato il reddito, la condizione di NEET, la residenza nelle Regioni obiettivo e la non conoscenza fluente di una lingua”.
La riduzione di elementi di selezione legati ai titoli di studio, l’investimento sulla formazione linguistica prepartenza, la presenza di un tutor bilingue sul posto sono stati tutti elementi della sperimentazione valutati molto positivamente dai giovani per la loro partecipazione, per la quale ha pesato anche una durata del servizio ridotta a 6 mesi, dei quli 4 effettivamente all’estero. Significative per il cons. De Cicco anche le ricadute sui giovani di questa esperienza, in termini di “crescita personale, perfezionamento di una lingua, conoscenza di un altro paese europeo e di altri giovani. “Di fatto tutti i giovani coinvolti ci confermano che si è ridotta la paura di viaggiare all’estero e quindi di attivarsi anche lavorativamente in ambito europeo”, ha concluso De Cicco.
L’incontro ha poi visto i contributi di Giulia Mocci (Ernst & Young) e Lindsey Draper (Voluntary service Overseas- Regno Unito), oltre che degli enti e dei volontari che hanno partecipato al progetto. Le conclusioni affidate al Sottosegretario Bobba, che ha sottolineato in particolare come il progetto IVO4All “abbia aperto nuovi orizzonti e nuove prospettive in termini di inclusione, apertura europea, acquisizione di competenze”, che in modo particolare per l’Italia saranno sviluppate attraverso il modello dello Youth Pass. (FSp)