"Je so’ pazzo": l’ex Opg di Sant'Eframo apre le porte e rivive in un documentario
NAPOLI - “Je so’ pazzo”, come la famosa canzone di Pino Daniele. Così è stato ribattezzato l’ex Opg di Napoli, struttura dismessa e restituita alla comunità dal 2015 grazie all’iniziativa spontanea di associazioni e cittadini, che oggi diventa un soggetto cinematografico. Succede grazie all’omonimo documentario, firmato da Andrea Canova e prodotto da Inbilico Teatro e Film, che sarà proiettato stasera alle 20.30, lì dove è stato girato, nell’edificio di via Matteo Renato Imbriani 218, poco distante dal centro storico. Un’anteprima nazionale che apre simbolicamente la seconda edizione di “Je so' Pazzo Festival 2017. Potere al Popolo!”, la quattro giorni di dibattiti, workshop, cene sociali, mostre, spettacoli e concerti, che fino al 10 settembre apre le porte dell’ex Opg di Sant'Eframo per farne conoscere al mondo l’esperienza, le buone pratiche, gli interventi di partecipazione dal basso e di autorganizzazione che hanno ridato vita alla struttura abbandonata rendendola un “bene comune” e migliorando anche la vita del quartiere Materdei. A riempire di umanità e di verità il corpo svuotato di un luogo che sembrava dimenticato, è la testimonianza di un ex recluso di Sant’Eframo, Michele Fragna, che, attraverso i ricordi conservati nei suoi diari, ricostruirà la cronistoria dei suoi cinque anni di detenzione.
Chiuso nel 2008 perché ritenuto inagibile, l'ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Sant'Eframo, immenso carcere ricavato dentro le mura di un monastero del Seicento, è stato “occupato” e riaperto a marzo 2015, dopo sette anni di abbandono istituzionale. Il film ne indaga la storia e le tracce di memoria rimaste, attraversandone i lunghi corridoi, le stanze abbandonate, le celle con ancora fissate a terra le giunture dei letti di contenzione. Ricordi amari, spesso atroci, ma anche poetici ed esistenziali, che formano un resoconto umano inedito e controverso di ciò che succedeva dentro quelle mura inaccessibili, nel buio umido e fetido delle celle, in mezzo alla polvere e alla sporcizia di una struttura carceraria repressiva e sovraffollata, considerata obsoleta già ai tempi della rivoluzione culturale generata dall’iniziativa di Franco Basaglia.
I ricordi e le suggestioni del dietro i chiostri barocchi e i cancelli che ora sono stati riaperti, lasciando spazio alle immagini di un presente fatto di colori e di bambini che giocano a pallone, di giovani che recuperano spazi angusti e degradati ripulendoli da cima a fondo, per farne un uso civico e condiviso, partendo dai bisogni comuni. Ci sono una palestra, un teatro, un ambulatorio, un campo da calcetto e molte altre stanze sono state adibite a doposcuola, a laboratori didattici e creativi, a sportelli di mutuo soccorso.
“A trentanove anni dall’approvazione della legge Basaglia, che sancì la chiusura dei manicomi civili, e a pochi mesi dalla definitiva applicazione della legge n.81 del 2014, che decretava la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e la loro sostituzione con le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza Detentive (REMS) – spiega Andrea Canova, regista e documentarista - ci è sembrato particolarmente significativo mettere insieme la nostra testimonianza del caso dell’ Ex O.P.G. Je so’ Pazzo Sant’Eframo, certamente un’avanguardia nel novero delle nuove esperienze di cittadinanza e recupero degli spazi urbani che anima Napoli da qualche anno”.
Partecipato è anche il modo con cui è stato realizzato il doc. “Abbiamo lanciato un crowdfunding, da maggio a luglio 2017, per sostenere le spese di post-produzione audio e video, ottenendo subito un grande successo – prosegue Canova -. Abbiamo percepito, da parte dei nostri sostenitori, la reale partecipazione al racconto degli eventi, l’occupazione, la riqualificazione dal basso, che hanno donato nuova vita all’ex Opg e ne hanno fatto uno spazio condiviso e coloratissimo. Quello che prima era un luogo di sofferenza e di reclusione oggi è divenuto un luogo vivo e partecipato senza chiavi ne cancelli”. A due anni dall’inizio dell’occupazione, l’ex Opg non è mai stato così aperto e vivo: ospita e organizza eventi, come presentazioni di libri e dibattiti, svolge una serie di attività sociali e culturali per migliorare la vita dei cittadini, è frequentato soprattutto dai giovani del quartiere. (mn)