14 dicembre 2017 ore: 13:04
Salute

“La vita non sa di nomi”: la malattia mentale raccontata da chi la vive

Anteprima il 16 dicembre al Teatro Valli di Reggio Emilia per il film nato da un progetto teatrale con persone che hanno disturbi psichici. La regista Anderina Garella: “È un film surreale e poetico. Gli attori sono semplicemente loro stessi”
Sandro Nardi La vita non sa di nomi 1 (foto di Sandro Nardi)

Foto di Sandro Nardi

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La vita non sa di nomi 1 (foto di Sandro Nardi)

REGGIO EMILIA – Un documentario che racconta le vite sopra e sotto il palco di circa 20 attori ‘non-attori’ che soffrono di disturbi psichici. La finzione del teatro si mescola all’oggettività della macchina da presa, per testimoniare i progetti di Festina Lente Teatro e il Dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Reggio Emilia, che dal 2002 hanno messo in scena 14 spettacoli e coinvolto 107 pazienti psichiatrici. Ma il film già si annuncia fuori dall’ordinario, proprio come il gruppo di attori che vi ha preso parte. “Non è il classico documentario che racconta i nostri progetti teatrali dall’inizio alla fine”, assicura Andreina Garella, regista e coautrice del film. “È surreale e poetico, proprio come i nostri attori. È un gruppo meraviglioso. Ho cercato di tirare fuori la bellezza che c’è in ognuno di loro portando in scena semplicemente loro stessi”. 

Il film, il cui titolo è ‘La vita non sa di nomi’, per richiamare una frase di Luigi Pirandello, sarà proiettato in anteprima il 16 dicembre alle 17, nella Sala degli specchi del Teatro Valli di Reggio Emilia. “È il nostro modo di presentarlo alla città e agli attori. Ci teniamo molto”, spiega Garella. L’intero lavoro, tra preproduzione, riprese e postproduzione è durato un anno. Il progetto è iniziato nell’ottobre del 2016, con una riuscita campagna di crowdfunding che ha superato la somma di budget prevista e con il finanziamento dell’Ausl di Reggio Emilia. Le riprese, partite in inverno, sono durate per tutta la primavera e dopo il montaggio in estate, il film ora è pronto per ricevere le reazioni del pubblico. Quelle degli attori, invece, sono già state più che buone. “Hanno vissuto positivamente le riprese, perché il progetto è nato in modo molto naturale”, racconta Garella. “Giovanna Poldi Allai, filmmaker e coautrice del documentario, ci segue già da 4 anni nei nostri progetti teatrali. Oramai fa parte del gruppo. Gli attori sono abituati alla presenza del suo occhio nella cinepresa”, conclude. 

Foto di Sandro Nardi
La vita non sa di nomi 2 (foto di Sandro Nardi)

Nel corso del film, sarà molto lo spazio dedicato a ogni attore, per raccontarsi e spiegare cosa significhi “stare sul palcoscenico della vita”. Dopo l’anteprima, l’idea è di presentare il film in vari festival cinematografici, ma soprattutto di portarlo in giro nelle scuole nel corso del 2018, per il 40esimo anniversario della Legge Basaglia. Le autrici Andreina Garella e Giovanna Poldi Allai vogliono che “La vita non sa di nomi” sia un’occasione per parlare ai ragazzi di diversità e lotta ai pregiudizi che tuttora si nutrono per la malattia mentale. (Alberto De Pasquale)

Foto di Sandro Nardi
La vita non sa di nomi 3 (foto di Sandro Nardi)
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